I paradossi sono spesso nemici del buon senso. Oggettivamente, cioè, senza pregiudizi, i lavori in piazza San Francesco hanno provocato più di qualche malumore tra i cittadini. Chi deve attraversare quotidianamente questo spazio,lungo via San Francesco, non ha più trovato la comoda rampa che consentiva di muoversi agevolmente. Lo fanno notare le massaie con il carrello della spesa, le mamme con la carrozzina e, soprattutto, i disabili con le stampelle o con la sedia a rotelle.
Il paradosso è rinvenibile nel “bonus barriere architettoniche”, provvedimento statale a favore dei privati, ovvero, un sostegno per tutti quei lavori che vengono svolti nelle parti comuni degli edifici, con l’obiettivo di eliminare la maggior parte degli ostacoli per migliorare la mobilità delle persone soggette a particolari condizioni di disabilità.
Il pubblico sensibilizza il privato. A maggior ragione, il pubblico deve farsi interprete e garante di buone pratiche. Tanto più che per la sistemazione urbana di questo brano del centro storico sono stati investiti fiumi di risorse pubbliche. Inizialmente, non aveva le caratteristiche di una piazza. Effettivamente, l’unico spazio urbano progettato per questo scopo, in centro, era e rimane Piazza del Sedile. Il destino dell’area intorno a San Francesco d’Assisi, in realtà, iniziò a mutare intorno al 1975. Solo dopo s’iniziò a parlare di piazza.
Sollevo questo tema per due ragioni. La prima. Confesso la mia ignoranza, ma la nuova sistemazione e lo sfoggio, si fa per dire, di tanti materiali diversi tra loro non riesco a capirlo. Così come non riesco a leggere nessun disegno che possa provocare anche una minima emozione. Siamo al terzo tentativo – cercare di raggiungere l’Auditorium – ma non mi sembra migliore degli altri.
La seconda ragione. La storia di questo luogo è lunghissima. In parte fu riscoperta negli anni Cinquanta dalla straordinaria direttrice del Museo Archeologico, Eleonora Bracco. Le sue ricerche incontrarono una necropoli di cui nulla si conosceva e fu subito occultata. Cosa rimane di questo passato materano? La domanda è volutamente retorica. Se non è stato possibile valorizzare il passato, sarà il caso di concentrarsi sul presente, sulla qualità della vita. Impresa non impossibile per l’Amministrazione comunale che, per una spesa modica, saprà sicuramente cogliere positivamente l’appello a dei cittadini che, con garbo, hanno segnalato un problema di facile soluzione.