Legambiente: “Chiediamo alla Regione Basilicata uno scatto di reni nell’avvio delle filiere per il recupero e il riciclo dei materiali e degli scarti e un’inversione di tendenza su fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Programmando subito una reale transizione ecologica sostenibile e giusta nelle aree di estrazione di gas e petrolio”. Di seguito la nota integrale.
Ricco di contenuti e molto partecipato, il convegno organizzato da Legambiente Basilicata “Transizione energetica ed economia circolare: opportunità e prospettive per la Regione Basilicata” il 13 giugno a Potenza ha rappresentato un importate momento di confronto a più voci sul futuro della nostra terra. Un utile confronto tra istituzioni, imprese, mondo dell’economia e della ricerca su efficienza energetica, fonti rinnovabili ed economia circolare e un dibattito finale concluso dall’Assessore all’Ambiente della regione Basilicata Latronico e dal Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani.
Come indicato nella Missione 2 del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR), due elementi si pongono come fondamentali per l’attuazione in concreto della transizione ecologica in Italia, ovvero l’adozione di un modello di economia circolare e l’implementazione della transizione energetica. Mettere in campo concreti modelli di economia circolare è indispensabile per una transizione energetica giusta in grado di tenere assieme giustizia ambientale e giustizia sociale. Oggi, per esempio, esistono già tutte le tecnologie, come mostrato nell’ambito del convegno, per recuperare e riciclare i materiali contenuto in un pannello fotovoltaico e in una pala eolica.
Inoltre, l’economia circolare dei rifiuti e degli scarti produttivi soprattutto dal settore agricolo, può anche avere un ruolo centrale per la produzione di combustibili funzionali alla transizione energetica perchè fonti di energia economica e rinnovabile quali biogas e biometano. Fonti energetiche nei confronti delle quali in Italia si pongono freni ed ostacoli spesso insuperabili. Gli stessi che impediscono ormai da diversi anni un’accelerazione verso la produzione di energia pulita da sole e vento che sono quelle fonti energetiche che insieme all’efficienza energetica ci possono permettere di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030 e mitigare la crisi climatica incombente.
In questo panorama complessivo è opportuno ed interessante approfondire il caso Basilicata che per tanti aspetti rappresenta purtroppo un riferimento perlopiù negativo, sui temi dell’economia circolare e sulle questioni energetiche.
La Basilicata è lontana da modelli di economia circolare perchè è carente l’impiantistica per il riciclo dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata dei rifiuti o dagli scarti produttivi. In Regione, clamorosamente, non è attivo ad oggi nessun impianto per il trattamento della frazione organica dei RSU. La mancanza di impianti sul territorio, oltre ad avere un impatto ambientale notevole perchè incentiva il ricorso alle discariche e il “nomadismo” dei rifiuti, incide anche sui costi pagati dalle utenze, ostacola la crescita della raccolta differenziata. Inoltre ostacola una riorganizzazione del servizio basata sull’adozione di tariffe puntuali e quindi il passaggio dalla tassa alla tariffa.
La Regione è, inoltre, impantanata sulla questione energetica. In base ai dati dell’Osservatorio Regions 2030 negli ultimi 3 anni la Basilicata è tra le Regioni più attrattive per nuovi progetti di eolico e fotovoltaico (dopo Puglia, Sicilia e Sardegna) ma è la penultima per quanto riguarda gli indicatori di avanzamento dei procedimenti autorizzativi. Questi dati danno evidenza di ciò che è avvenuto nel recente passato con i reiterati tentativi, spesso andati purtroppo a buon fine, di imporre requisiti e vincoli inderogabili più restrittivi rispetto alla normativa vigente con lo scopo evidente di condizionare gli iter autorizzativi degli impianti da fonte rinnovabile o precludere l’esito positivo della valutazione del progetto. Ciò impedisce o perlomeno limita fortemente gli spazi per la valutazione nel merito dei progetti.
Contro le distorsioni e le speculazioni che pure ci sono state in anni passati, soprattutto nel settore dell’eolico, non ha nessun senso ostacolare e bloccare la diffusione delle fonti energetiche pulite con norme contrarie ai parametri costituzionali e una burocrazia immobile ed inefficiente. Non servono i blocchi imposti aprioristicamente dalla Soprintendenza, come verifichiamo continuamente.
Non prendere risolutamente la strada delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica significa ritrovarsi impantanati nell’era del fossile, quella che determina conflitti, insicurezza energetica, costi insostenibili e disastri ambientali. Ciò è particolarmente vero in Basilicata, con le compagnie che operano nel settore, che peraltro pagano royalties d’estrazione tra le più basse al mondo, ingolosite dagli extraprofitti derivanti dalla vendita di gas e petrolio. Questa situazione rischia di legare ancor di più la Basilicata alla lobby petrolifera ritardando e in qualche modo “giustificando” l’assenza di strategie di uscita dal fossile che di fatto sono inesistenti nella programmazione regionale al 2030 come attestano sia il recente Piano Strategico Regionale che le intese siglate con le compagnie petrolifere dove manca del tutto un orizzonte concreto oltre il fossile.
La Basilicata deve invece scegliere un futuro energetico incentrato su fonti rinnovabili ed efficienza e dare impulso alla la rivoluzione energetica, definendo subito una strategia regionale d’uscita dalle fonti fossili basata su investimenti in comporti produttivi puliti e sostenibili.