Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata dall’associazione Fontamara ai Consiglieri regionali di Basilicata
Continua lo Spreco, si è persa la Dignità, avanza la Povertà.
Lettera aperta ai Consiglieri Regionali di Basilicata
(per conoscenza a Deputati, Senatori)
Egregi Consiglieri,
da un po’ di anni a questa parte, la politica regionale sul governo idraulico dei nostri Sventurati fiumi è fondata su incuria ed abbandono; è contraria ad ogni forma di prevenzione; si muove nella logica dell’emergenza.
E’ un’ottusa e sciagurata politica – spesso supportata da Consulenze e Studi dell’Università di Basilicata (Unibas) – che sfrutta i disastri alluvionali per attivare l’allegra gestione del denaro pubblico. A tal fine, ad ogni disastro: invoca fondi straordinari e gestione commissariale; spende una infinità di risorse; ma senza mettere in sicurezza il territorio. Per cui, di disastro in disastro, assistiamo al crollo di ponti e di difese spondali; alla distruzione del territorio; alla morte dell’Agricoltura.
Questo sta accadendo da oltre 15 anni. Ed io continuo a parlarvene ma con un forte dubbio. Mi chiedo e vorrei chiedervi: ma siete al Palazzo per rappresentare la Comunità, oppure per fare da Guardiani a coloro che lo occupano?. E per coprirne le malefatte?.
Il dubbio nasce dal vostro reiterato silenzio, ed è rafforzato da quello del Presidente Vincenzo Folino. Con la mia lettera dell’11.06.2010, gli descrivevo la malagestione regionale e chiedevo un suo intervento. Ma niente: un presidente di pietra a capo di un consiglio di gomma. Tutti da me informati: novizi (Braia) e veterani (Viti); di destra (Pagliuca – Digilio) e di sinistra (Simonetti – Romaniello). Ma tutti fedeli all’Ordine del Silenzio:utti ro o gnato a lottar 15 annio fatti i nostri fiumi. rio.nze.itorno annuale. compreso il novello nemico-del-consociativismo-lucano (Navazio).
E’ sconcertante notare come le mie denunce, per gravi infrazioni commesse in Regione, diano persino spunto ad Interrogazioni Parlamentari, ma vengono del tutto ignorate da Vossignorie. Nel dubbio che non abbiate ancora colto la gravità della questione, torno a parlarvene iniziando dalla normativa, che disciplina la materia e che viene di continuo ignorata e violata:
– il D.P.R. 14. 04. 1993 impone: l’eliminazione delle alberature; la rimozione dei materiali litoidi in alveo; il ripristino della sezione di deflusso, adeguata alle piene di ritorno trentennale;
– l’art. 17, legge 183/1989 contempla: l’estrazione dei materiali litoidi dai fiumi, in funzione del buon regime delle acque.
– l’art. 2, legge n. 365/2000 impegna l’ Autorità di bacino a: rilevare e segnalare le situazioni d’impedimento al deflusso delle acque, con particolare riferimento all’accumulo di inerti ecc.
Chi conosce la natura dei fiumi lucani – le cui piene sono caratterizzate da abbondante trasporto solido – deduce facilmente, dalla lettura della suddetta normativa, che gran parte della manutenzione è realizzabile, a costo Zero, mediante l’attività estrattiva. Infatti, sin dalla sua nascita la Regione Basilicata si è dotata di una buona legge (12/79 – Verrastro) che disciplina l’estrazione in funzione del governo idraulico dei fiumi, e tratta questa attività come intervento conservativo, manutentivo e continuativo. Perciò prevede – per gli impianti industrialmente organizzati – il rilascio di concessioni pluriennali.
Grazie all’abbondanza di materiale presente negli alvei, si era sviluppato un notevole settore estrattivo: 30 aziende; investimenti per centinaia di milioni di euro; 400 posti di lavoro. Una parte importante dell’economia regionale, che peraltro garantiva la manutenzione – a costo zero – e notevoli ‘d una a estrattivo: trentaentrate erariali.
Nell’ambito di questo settore ha operato, sin dal 1965, anche la mia azienda INERCO srl di Tricarico: nel tratto Calciano-Grassano del fiume Basento; con concessioni pluriennali per 30-40mila mc annui. Il tutto, sotto l’aspetto della sicurezza, a totale beneficio della zona Giardini di Grassano: mille ettari di ottima agricoltura, fatta di frutteti, serre e insediamenti, salvaguardata dalla nostra trentennale attività.
La certezza di poter disporre per lungo tempo della materia prima, hanno permesso per 30 anni l’attività e la crescita di questa azienda: macchinari e impianti per 6 miliardi di lire, un fatturato annuale di 2 miliardi e 14 posti di lavoro. Ma nel 1995 è avvenuto il blocco dell’estrazione, che è scaturito non da cause legate al Basento, ma solo da una prepotente volontà criminogena degli uffici. La legge nazionale è stata ignorata e quella regionale stravolta. Abbiamo subito Atti folli e fuorilegge.
Eravamo (1995) in piena attività e nel corso di esecuzione di un regolare intervento da 200mila mc, quando il Dirigente ing. Giacomo Stragapede, per suo mero capriccio, ce ne ordinò l’immediata sospensione.
Nel 1998, ad una nostra proposta estrattiva di altri 200mila mc di accumuli nel tratto contiguo al precedente, il Dirigente ing. Francesco Saverio Acito rigettò, motivando il diniego con un falso ideologico: citazione distorta del testo di una legge (37/94). La questione finì in giudizio presso il Tribunale delle Acque; e qui il Consulente Tecnico per la Regione (prof Mauro Fiorentino, attuale Magnifico Rettore dell’Unibas) si dichiarò contrario alla nostra proposta, “perché, in un fiume alluvionato come il Basento, gli accumuli tenderanno a formarsi anche dopo la loro eliminazione.”(???)
Il rigetto di Acito fu comunque annullato (ma dopo 6 anni di processo) e definito violazione di legge da una Sentenza del Tribunale. Nel frattempo sul tratto fluviale in questione la Regione ha istituito il vincolo ambientale di Area SIC-ZPS (2005-Bubbico); vincolo che sinora è servito solo per motivare l’ultimo diniego (2008) alla nostra istanza del ‘98. Ma a parte tutto questo, il disegno criminoso contro l’estrazione fluviale si è poi perfezionato con le seguenti castronerie normative:
1) – Studio d’impatto menzognero (1995) a cura di 10 Dirigenti regionali (Vietro; Bruno; Caputo; Cappiello; Grieco; Vignola; Felicetti; Santarsia; Cavuoti; Lazzari) che, ignorando le sezioni di deflusso e tutto ciò che ostruisce gli alvei fluviali, parlano di penuria di materiale; divagano sul grave problema dell‘erosione della costa jonica; si inventano che la causa del fenomeno è il mancato apporto solido dei fiumi; e decidono una drastica riduzione dei quantitativi estraibili; equivocando tra l’altro, in modo pedestre, tra il trasporto fluviale di fondo e quello in sospensione.
Questa idea strampalata (mancato apporto fluviale, uguale erosione costiera) è sposata da Ambientalisti doc (A. Bavusi) ed avallata da Studiosi dell’Unibas (prof Michele Greco). Che a quanto pare ignorano la vera causa dell’erosione e trattano il litorale come un mangiatore di sabbia: che ne ha bisogno della razione annuale da parte dei fiumi. Come la biada per i cavalli.
Bisognerebbe mandare gli assertori di questa stupidaggine in soggiorno obbligato a Formentera, o nelle tante isole del Pacifico, dove vi sono le più belle spiagge, ma non vi sono fiumi. E poi condurli a tappe forzate lungo i nostri sventurati fiumi.
2) – Delibera consigliare irresponsabile (360-1996: Presidente Raffaele Dinardo, Adduce, Blasi, De Filippo, Flovilla, Latronico, Mattia, Simonetti, Nigro, Palombella, Salierno, Viglioglia, Pandolfi) che recita: Visto il predetto Studio, …al fine di eliminare il prelievo di inerti… il Consiglio impegna la Giunta a delocalizzazione gli impianti, in aree diverse dai fiumi. Con questa scriteriata decisione viene decretata la morte delle aziende estrattive… e la distruzione delle pianure fluviali.
3) – Piano estrattivo scellerato (361-1996, Dinardo & C., consequenziale alla delibera precedente) che impone concessioni temporanee e quantitativi irrisori (10.000 mc,) ma “virtuali”: ne paghi uno ne puoi prendere dieci; che quindi costringe ad operare fuori dalla legalità; e che produce abusivismo e corruzione.
Non avendo aderito a tale sistema, la nostra azienda è stata costretta a chiudere. Frutto di una vita di lavoro; modello di eccellenza privata: annientato da Pubblica Mistificazione. Non c’è posto per Imprenditori onesti ed Uomini liberi; e neanche Istituzione che li tuteli. Si è persa la Dignità.
4) – Porcata di legge (n. 19/2005 – Filippo Bubbico), fatta in tempo (febbraio) per eludere la citata sentenza (gennaio) contro Acito; e su misura per rendere inutilizzabile la legge Verrastro. Un modo ignobile per ricordare il Padre nobile della Regione.
Intanto nel Basento, con l’accumularsi in alveo (per 15 anni) di 800mila mc. di materiale, è iniziata la distruzione della zona Giardini di Grassano.
Questo è quanto accaduto negli ultimi 16 anni.
Nello stesso periodo, però, mentre s’impedivano (a causa della erosione costiera) interventi lontani 50-100 km. dalla costa ed a costo zero, se ne appaltavano due nel torrente S. Nicola di Nova Siri, a 3 km. dalla stessa costa ed a pagamento. Con una spesa di 700mila euro, furono asportati (sulla carta) 300mila mc. di materiale (Bubbico-2003 e De Filippo-2005).
A quanto pare: il teorema “mancato apporto fluviale uguale erosione costiera” è solo una strumentale buffonata; il costo zero non interessa a nessuno; il vero obbiettivo non è la sistemazione dei fiumi ma la Sistemazione del denaro pubblico. Che può realizzarsi evitando la manutenzione e perseguendo l’emergenza. Con essa scatta lo stato di calamità ed arrivano i fondi straordinari. La Cricca della Somma Urgenza è sempre pronta a intervenire. Il fiume si presta a coprirne le malefatte. Basta una piena per cancellare sia gli interventi sbagliati che quelli non fatti, ma collaudati e pagati.
Sembra tutto assurdo, ma è terribilmente vero. E non c’è da stupirsi perché è solo il prosieguo di quanto già accaduto negli anni 80. Ci fu allora la gestione straordinaria dei Fondi FIO: finanziati dal CIPE e diretti dalla P2. Furono dilapidati lungo i fiumi oltre 400 miliardi di lire, per interventi fasulli: con progetti avallati da Autorevoli Consulenti (v. Basso Basento: 113 miliardi di lire, approvato dal prof Gianfranco Boari, preside e poi rettore dell’Unibas); collaudati da Alì Babà e i 40 Cloni (tutti funzionari regionali); con il giochetto: ne fai uno, lo collaudo due volte, te ne pago due.
Intanto le alluvioni sono sempre più frequenti e dannose: bastano quattro gocce di pioggia e tutto s’allaga: pianure fluviali e l’intero metapontino. Se poi si aggiunge qualche scriteriato rilascio idrico dalle dighe (senza il dovuto preavviso) ci può scappare anche il morto. La causa di tali disastri è la mancata pulizia degli alvei, che esondano perché sono ostruiti e pensili, o ridotti in fitte boscaglie.
Sono in tanti presso l’Autorità di bacino e presso i 14 Uffici subentrati all’ex Genio Civile. Fanno a gara per accaparrarsi un po’ di competenza ma hanno perso ogni contatto con il territorio. Degli accumuli di inerti che ostruiscono le sezioni di deflusso, che l’Autorità di bacino doveva per legge segnalare, non c’è alcuna traccia nelle sue voluminose, quanto inutili, Relazioni annuali. Ma non solo: per il Dirigente Giuseppe Giliberti, “la sezione di deflusso è una stronzata”.
Siamo di fronte ad un Disastro Istituzionale: un’accozzaglia burocratica inaffidabile e frastagliata, che riesce facilmente ad evitare ogni responsabilità. Del resto, nessuno chiede loro conto di ciò che accade, e si continua con la stessa sciagurata politica.
La Giunta Regionale procede con i paraocchi: se la prende col maltempo, invoca stato di calamità e fondi straordinari. I novelli Pifferai magici pilotano la protesta col miraggio di 200 milioni in arrivo e chiedono la nomina di un Commissario, cui affidare il montepremi da spartire. I Sindaci assistono acquiescenti. Ai Partiti non glie ne frega niente. Giustizia che dorme. Cultura che non c’è. La RAI che fa solo da grancassa al grottesco bailamme in corso. Domina ovunque Cialtroneria. E nessuno che voglia capire o indagare su crollo di ponti, danni economici e distruzione del territorio: causati da mancata manutenzione, o da interventi errati.
Vada il prof. Mauro Fiorentino, Magnifico Rettore dell’Unibas, a constatare lungo il Basento, in zona Giardini di Grassano, il disastro prodotto dalla scriteriata decisione regionale, avallata anche dalla sua stravagante Consulenza Tecnica…
Vada quando piove il fu Magnifico Gianfranco Boari, nel Basento di Bernalda, Pisticci e Metaponto, a constatare il disastro causato dall’intervento da 113 miliardi di lire, a suo tempo avallato dalla sua Incompetenza Idraulica…
E vada pure il meritato plauso – ai Presidenti Raffaele Dinardo, Filippo Bubbico e Vito De Filippo, insieme ai rispettivi codazzi consiliari – per gli enormi danni (pubblici e privati) provocati dalla loro politica di contrasto alla estrazione fluviale…
Con la gestione commissariale in arrivo finirà tutto nel dimenticatoio. E con gli interventi fasulli che ne verranno (tra cui le scogliere a mare, proposte dagli Studiosi dell’Unibas) si produrranno altri disastri. Vuoi vedere che dietro a tutto questo (compreso il rilascio idrico dalle dighe) c’è la regia della P4 ? E che la parte di Commissario toccherà ad Alì Babà, che tanto si prodigò per Nonna P2 ?.
Si preannuncia insomma l’ennesimo Spreco di risorse pubbliche. Risorse sottratte ancora una volta all’utilizzo per case, ospedali, scuole, strade, fogne… I fondi per la somma urgenza nascono già predestinati dalle ricorrenti Manovre. Il loro percorso è organizzato dalle varie “P” ed è anche facilitato dalle leggi: ad esempio la procedura dell’appalto concorso. L’art. 83, legge 163/2006 (Di Pietro ministro) sottrae l’appalto al libero mercato e dona strapotere a chi governa. Che pilota l’appalto a suo piacimento: trasforma da gara pubblica (tra concorrenti) in tavola imbandita tra amici; adegua l’importo dei Lavori non al valore dell’opera ma al numero ed appetito dei commensali.
Questa ed altre leggi (Regime IVA, Bilanci falsi ecc. e per ultimo Decreto Sviluppo) sono il propulsore di Tangentopoli. La quale adegua e detta le regole, dal centro dello Stato e dell’Europa, e destina le risorse. Questo è il vero nocciolo del Bordello “Italia”. L’evasione fiscale (fatture false, fondi neri ecc.) è solo una partita di giro: una esigenza contabile del Sistema. Gran parte di quei fondi non producono ricchezza: beni utili, posti di lavoro e tasse. Non entrano nel circolo virtuoso dello sviluppo, ma finiscono nel buco nero del riciclaggio internazionale.
Da qui scaturisce il paradosso cui assistiamo in Basilicata. Mentre si spendono immense risorse sul territorio, nella società avanza la Povertà. Il Popolo lucano subisce ed è pure contento. Dai tempi di Franceschiello gli hanno migliorato le tre effe della sopravvivenza. Non più: festa, farina e forca, ma festa, formazione e forestazione. Ma di questo passo sarà una grande Corte dei Miracoli: incolta e sparsa tra le vie della Servo-assistenza di Mamma Regione, a vivere di elemosina… e voto di scambio.
Nel frattempo, coloro che inseguono miraggi e musica dei novelli Pifferai, alla prossima alluvione faranno la fine dei topi: come nella favola dei Fratelli Grimm.
Egregi Consigliori! Riflettete su tutto questo!
E datevi una smossa… Prima che sia troppo tardi.
Associazione Fontamara