“Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi.” Il verbo divino, a volte, può sembrare di difficile interpretazione. Eppure ogni buon cristiano non dovrebbe sottrarsi a questo insegnamento. Il difficile è essere un buon cristiano. Affidarsi al perdono, al cospetto di situazioni e soprattutto personaggi ben inclini a danneggiare il prossimo è quasi impossibile. Tuttavia bisogna provarci con tutte le proprie forze. Rinunciando all’amor proprio, ma nell’assoluta consapevolezza di essersi comportati sempre secondo regole di correttezza morale e professionale. Dopo otto anni e più di patèmi d’animo, rincorrendo la giustizia terrena per diversi tribunali, affrontando udienze le più disparate, organi giudicanti di sconsolante fattura, accuse di vario genere ora inesistenti o di natura fantasiosa, così come sono state definite nelle varie sentenze, il buon cristiano quindi non dovrebbe sottrarsi dal perdonare. L’elenco dei personaggi da perdonare, però, è davvero lungo. Ma questo, sempre secondo il verbo evangelico, è semplicemente un vantaggio per la salvezza della propria anima. Maggiore è l’entità del perdono e maggiore sarà la considerazione che si acquisirà da parte del Padre celeste. Seppure indegnamente, da mediocre cristiano, credente ma poco praticante, la comprensione del detto evangelico potrebbe rivolgersi a chi nella speranza di danneggiare, in maniera pervicace, la libera e corretta informazione, ha inteso formulare accuse inesistenti e fantasiose. E’ quanto sancito da una trentina di sentenze (favorevoli) emesse da diversi tribunali in cui si è stati costretti a dover andare a rispondere, sopportando enormi sacrifici economici, stress psicologico, situazioni sconcertanti e palesi verità stranamente non considerate. Frutto di accuse aggravate dal fatto che a rivolgerle siano stati personaggi competenti in materia. Indizio evidente di una volontà malvagia e persecutoria, a evidente danno della libertà d’informazione e di chi la libera (e corretta) informazione intende esercitare. Querelanti e organi giudicanti sono comunque una parte, seppure determinate e considerevole, della lunga catena del perdono. Difendere la libertà d’informazione, di questi tempi, costa veramente tanto. E sono pochissimi coloro che intendono affrontare e sopportare questo costo. A cominciare da una miriade di colleghi e direttori di quotidiani locali, senza trascurare il deplorevole mancato interesse dell’Ordine dei Giornalisti nazionale e regionale, che in questi otto anni e più non hanno inteso “sprecare” parole né di conforto e né di sostegno alla evidente causa della libertà d’informazione che si intendeva difendere nelle innumerevoli cause affrontate. Piuttosto qualche quotidiano locale ha preferito esaltare le accuse, ripeto inesistenti e fantasiose, formulate ai nostri danni, Probabilmente per ingraziarsi i cosiddetti potenti di turno o probabilmente perché timorosi di mettersi in cattiva luce al cospetto dei cosiddetti potenti di turno: Ma questo con la libertà d’informazione non ha nulla da dividere. Il coraggio delle idee o si ha o non lo si ha!
Nino Grilli
quali erano le parole che Manzoni faceva dire a Don Abbondio?
Guarda e passa e non ti curar di loro. . . . . Ma ha ragione grilli però pio
lo so, purtroppo!