Grande partecipazione questa mattina alla marcia organizzata a Potenza in occasione dei 30 anni dalla scomparsa di Elisa Claps. La marcia, guidata da Gildo Claps e Ulderico Pesce è partita dall’abitazione dei familiari di Elisa Claps e si è conclusa con la lettura di un messaggio rivolto a Papa Francesco e al Presidente Mattarella nei pressi della chiesa della Santissima Trinità per contestare la sua riapertura e chiedere la sua immediata chiusura.
Gentile Papa Francesco, gentile Presidente della Repubblica Mattarella,
oggi 12 settembre 2023, alle ore 12, siamo davanti alla chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Caro Papa, 30 anni fa, a questa stessa ora, Elisa Claps era qui. Era una ragazzina di 16 anni che portava ai piedi i sandali ad occhio di bue. Quelli che portano i bambini. E un maglioncino bianco di cotone traforato che le aveva realizzato la mamma Filomena ai ferri. Con quei sandali da bambina, quella domenica 12 settembre, varcava questa soglia, come faceva ogni domenica, per andare ad accendere una candela alla Madonna delle Grazie e poi andare a cantare la Messa nel coro della Cattedrale. Dentro questa chiesa non l’aspettava un ragazzo gentile e premuroso, ma un ragazzo di Potenza che aveva già dato preoccupanti segni di “deviazione psichica” per i quali nessuno in famiglia, evidentemente, aveva ritenuto necessarie le dovute cure. Elisa in questa chiesa fu uccisa, molte le pugnalate alle spalle e sul petto. Gentile Papa, questa chiesa non è stata solo il macello in cui violare la vita di un angelo, ma anche la tomba dove nascondere il corpo dell’angelo. Mentre la mamma Filomena, il padre Antonio e i fratelli Gildo e Luciano cercavano, con l’Italia onesta, Elisa viva, nel sotto tetto di questa chiesa è stato nascosto per 17 anni il corpo dell’angelo con i suoi sandali a occhio di bue. Gentile Papa e gentile Presidente Mattarella, sono passati 30 anni e noi siamo qui perché la memoria non va in prescrizione. Sappiamo il nome di chi ha ucciso. L’abbiamo saputo con molto ritardo e parte dei meriti vanno alla magistratura inglese, ma sappiamo il nome. Ma non sappiamo i nomi di chi ha tutelato e nascosto per molti anni l’assassino, e non sappiamo i nomi di coloro i quali, in questa chiesa, hanno nascosto per 17 lunghissimi anni il corpo di Elisa. Quando Elisa è uscita da questa chiesa non era più la Elisa sorridente e buona che tutti ancora ricordano. Erano povere ossa. Il fratello Luciano, unico di famiglia che si è chinato davanti a quelle ossa, ha sfiorato il femore ed ha detto: “Ciao sorellina mia”.
Il dolore di Luciano, il figlio taciturno come il padre Antonio, della mamma Filomena e del fratello Gildo, è un dolore che è passato nelle ossa della società civile di Potenza, della Basilicata tutta e dell’Italia. Quel dolore oggi diventa richiesta di verità. Dopo 30 anni, gentile Presidente della Repubblica, abbiamo il diritto di sapere perché a settembre del 1993 la magistratura di Potenza non ordinò di perquisire a tappeto tutta la chiesa della Trinità che avrebbe permesso di ritrovare il corpo di Elisa in pochi minuti. Perché la stessa magistratura non sequestrò i vestiti macchiati di sangue di Danilo Restivo. Perché la magistratura non denunciò i rappresentanti della chiesa per “occultamento di cadavere”? Perché? Dietro questi perché da svelare c’è la chiave per aprire il futuro della nostra terra. Perché i giudici, ancora in carica, non agirono come qualsiasi altro giudice avrebbe agito? Presidente della Repubblica lei, come presidente del CSM, deve operare affinché si sappia la verità sulla condotta descritta da parte della magistratura di Potenza. Attendiamo una sua risposta alle domande appena poste.
Gentile Papa Francesco, noi siamo davanti alla chiesa della Trinità. Dopo molti anni è stata riaperta alla chetichella, quasi di nascosto. Gentile Papa, questa chiesa, è stata macello e tomba segreta di una ragazzina di 16 anni. Gentile e caro Papa, noi lucani prima di rientrare in questa chiesa abbiamo bisogno di sapere i nomi degli uomini della chiesa che hanno contribuito a nascondere il corpo di Elisa qui dentro per 17 anni. Non si nasconde un corpo umano offeso, per 17 anni, in un luogo senza che il padrone di casa lo sappia. In 17 anni anche involontariamente ti deve capitare di scoprirlo grazie all’olfatto o alla vista. Gentile Papa, con rispetto le rivolgiamo queste domande.
-Perché don Mimì Sabia dopo due ore dalla scomparsa di Elisa, invece di tutelare l’adolescente, come detto in una lapide commemorativa comparsa di recente nella stessa chiesa della Trinità, che ne fa un “integerrimo formatore di adolescenti”, andò alle terme di Fiuggi?
-Perché il prete Sabia vietò l’ingresso in chiesa della polizia guidata da Barbara Strappato?
-Cosa ci faceva un bottone di una tunica da prete sotto i resti di Elisa?
-Perché il prete Sabia disse di non conoscere Restivo mentre una foto lo vede abbracciato al Restivo alla sua festa di compleanno?
-Come fa lo stesso prete a non sapere che nel sotto tetto della chiesa da lui diretta una ditta edile, rimasta sconosciuta, ha realizzato con una sega circolare a motore, un buco di un metro per un metro per permettere ai miasmi provenienti dal corpo di Elisa di disperdersi verso l’alto?
-Chi ha dato a Danilo Restivo le chiavi di una porta all’interno della chiesa che portava al sotto tetto?
-Visto che Restivo era già salito su quel sotto tetto con un’altra ragazzina di nome Uberta con la quale voleva rimanere da solo, non era il caso di togliergli quelle chiavi e di far controllare la sua salute mentale?
-Il prete Sabia come ha potuto mai autorizzare l’ingresso nel sotto tetto della chiesa di un materasso risultato pieno di sperma? E se non ha autorizzato siffatto ingresso, possibile che non abbia mai visto questo materasso?
-Perché uno dei preti della Trinità, succeduti a don Mimì, don Wagno, dopo il ritrovamento dei resti di Elisa, chiama il vescovo Superbo a gennaio 2010 per informarlo di aver trovato un cranio e di aver toccato un paio di occhiali, e poi se ne dimentica per mesi? La stessa dimenticanza è del vescovo. Perché?
-Perché il vescovo Superbo quando viene richiamato il 17 marzo 2010 dallo stesso don Wagno per ribadirgli che un operaio romeno ha trovato lo stesso cranio ritrovato già a gennaio, risponde al telefono di esserevicino a Satriano con don Cesare e che non può tornare a Potenza, mentre le celle telefoniche lo darebbero a “ponte 9 luci” a Potenza?
-Perché don Cesare, che era in macchina al fianco del vescovo, non lo invita a recarsi immediatamente nella sua chiesa per capire a chi appartengano quel cranio, quegli occhiali e quei sandali ad occhio di bue ritrovati?
-Perché don Noel, il vice parroco della Trinità, viene rispedito inaspettatamente in Africa dal vescovo Superbo? Perché aveva una figlia?, perché sapeva troppo?, o per quale altro mistero?
-Don Ambrogio, altro prete della Trinità, quando viene interrogato dai magistrati dopo il ritrovamento dei resti di Elisa, perché non dice con chiarezza dove si trova il giorno e l’ora del ritrovamento dei resti di Elisa? Perché si confonde più volte?
Gentile Papa, noi chiediamo che queste nostre domande diventino le sue domande. E il nostro desiderio di risposte diventi il suo desiderio di verità. Gentile Papa, noi le chiediamo di evitare questo affronto al dolore della famiglia e del popolo di Potenza, noi le chiediamo, in attesa di sicure risposte improntate sulla verità, di chiudere questa chiesa. Questa chiesa in poche settimane è diventato un luogo dove si entra per vedere gli spazi del martirio. E’ nato a Potenza un turismo dell’orrore. Papa siamo sicuri che lei queste cose non può sopportarle. Gentile Papa, durante la chiusura della chiesa, per rispetto di quell’angelo con i sandali ad occhio di bue che entrò qui il 12 settembre del 1993 per pregare, per pregare con fervida e sincera fede, che venga rimossa quella lapide commemorativa che fa di don Mimì Sabia un abile formatore di adolescenti mentre la verità che si profila è, purtroppo, ben altra.
Ulderico Pesce