Michele Lamacchia, presidente dell’Ente Parco della Murgia Materana, in una nota fa chiarezza sull’attività svolta per la tutela del Parco della Murgia Materana. Di seguito la nota integrale.
Il Parco Naturale Regionale della Murgia Materana è un’area naturale protetta e in particolare ricade in parte in riserva integrale oltre che in Zona Speciale di Conservazione (ZSC). Questo significa che è obbligatorio applicare un livello di protezione più elevato e stringente al fine di proteggere gli habitat, la flora, la fauna e l’avifauna. Ciò sta ad indicare chiaramente che vanno messe in atto tutte le procedure di salvaguardia che limitano il turismo di massa evitando tutte quelle attività che vanno in contrapposizione con una fruibilità disinvolta auspicata da alcuni operatori. Questa pressione antropica determina problemi di sicurezza oltre a ingenerare tutta una serie di problematiche che l’Ente deve affrontare considerando l’assenza della mobilità assicurata dall’Amministrazione Comunale fino allo scorso anno con la linea urbana Sassi – Belvedere. Gli operatori dimenticano che il piano della mobilità nel tratto di competenza dell’Ente Parco è stato condiviso con loro proprio per venire incontro a espresse necessità che poco hanno a che fare con la tutela dell’ambiente, con la salvaguardia degli habitat. Concetti elementari per coloro che vogliono proteggere l’ambiente ma molto meno interessanti per coloro che guardano principalmente il ritorno economico utilizzando l’ambiente.
L’Altopiano Murgiano prospiciente gli antichi rioni sta diventando oggetto di attacco nei confronti di un Ente che ha il preciso compito, di promuovere, valorizzare e salvaguardare l’intero Parco che si estende su oltre settemila ettari. La salvaguardia del territorio e da qualche anno anche dei visitatori, rappresenta il punto focale che spesso e volutamente passa in secondo ordine perché male si concilia con interessi economici.
Operatori turistici che denunciano lo stato di abbandono di Murgia Timone, delle chiese rupestri, dei siti archeologici, dei sentieri, la presenza di recinzioni con filo elettrico degli appezzamenti di proprietà private, la chiusura del sentiero 406, l’assenza del servizio di mobilità urbana, ecc. hanno palesemente la finalità diingenerare artatamente l’accusa di inefficienza dell’Ente.
Affermare che le chiese non sono fruibili non corrisponde al vero visto che le chiavi delle stesse sono a disposizione delle guide su semplice richiesta. Chiedere l’apertura delle chiese in maniera continuativa è improponibile e una tale proposta è il frutto di malafede. Il sentiero 406 è chiuso con ordinanza dell’Ente Parco perché è evidente la frattura di uno sperone roccioso che sovrasta il percorso. Problematica affrontata insieme all’Amministrazione Comunale di Matera e in queste ore in via di risoluzione.
Asserzioni gratuite di degrado, di abbandono, di inefficienza nella gestione di un territorio di oltre settemila ettari sono fuorvianti e superficiali oltre che ingenerose nei confronti di un Ente che ha messo in atto decine di iniziative contando esclusivamente sulle proprie forze. Qualche esempio forse è utile farlo considerando la scarsa attenzione di qualche esponente sceso in campo a cui va ricordato che l’Ente ha la gestione non solo di Murgia Timone. L’istituzione del Centro Studi e conservazione della biodiversità presso Parco dei Monaci con la precisa finalità di effettuare il monitoraggio delle specie in pericolo di estinzione, il recupero di una antica cisterna del ‘700 che in accordo con i vigili del fuoco è diventata punto di presa d’acqua per spegnere incendi vista la vicinanza al Bosco del Comune, la realizzazione di un percorso naturalistico didattico con l’ausilio di lingua LIS per non udenti e una mappa visivo tattile per non vedenti allestito presso Parco dei Monaci, il recupero del casello ferroviario 84 di Parco dei Monaci che diventa caffetteria ristoro freddo e foresteria, il ripristino del sentiero 410 che collega Parco dei Monaci con il centro rurale di Pianelle, sede del CEA, l’attuazione del progetto “Conoscere il Parco” finalizzato a far conoscere il Parco ai cittadini materani e Montesi mediante la realizzazione di visite guidate nel territorio, la realizzazione del Progetto “Il mio Parco”, un format di tre cicli di dieci lezioni che vedono il riconoscimento degli Ambasciatori del Parco, dei Tutori del Parco e dei Paladini del Parco, la collaborazione con AIGAE per la formazione di venticinque nuove guide escursionistiche, la realizzazione di un documentario sulla biodiversità del Parco, il Progetto “Case Ospitanti”, il progetto Regionale ”NaturArte”, il progetto “Raccontarti”finanziato dal GAL Start 2020 , la realizzazione di un bosco finanziato dalla fondazione treedom, la collaborazione con il CEA di Matera per i laboratori di educazione ambientale per i ragazzini delle scuole materane, sono solo alcune delle attività poste in essere in questi ultimi anni oltre alla richiesta di finanziamento per un importo progettuale di 700.000 euro finalizzatoalla messa in sicurezza del sentiero 406 che porta al ponte sospeso che attraversa la gravina.
L’Associazione dei proprietari su richiesta dell’Ente ha incontrato in più occasioni rappresentanti delle guide senza raggiungere risultati sperati. Pretendere di entrare nelle proprietà private per visitare le chiese rupestri senza volere fare accordi con i proprietari e addossare le colpe all’Ente è quanto meno ingeneroso. Tanto è stato fatto e tanto altro si potrebbe fare. Purtroppo, spesso prevale una distruttiva attività demolitoria che danneggia e svilisce le attività in essere.
Le critiche costruttive sono sempre le benvenute. Le affermazioni ingenerose le respingiamo perché strumentali e dettate da altre finalità che rispediamo al mittente.