Morte Giulia Cecchettin, riflessioni di Basilio Gavazzeni: “Pensieri altri intorno a Giulia”. Di seguito la nota integrale.
Una bella testa quella del materano Franco Vespe. Se non fosse assorbito da una rara e preziosa competenza, potrebbe ambire a pubblicare da solo un giornale, come Karl Krauss. Ora mi manda una sollecitante riflessione su Giulia Cecchettin e su quanto ha smosso di “pietas” e discussioni nelle piazze più grandi della penisola. Dopo aver pianto e pregato per la ventiduenne macellata (ahimè, nonostante gli studi, come sprovveduta, indifesa, sola!), sì, è bene non venir meno ad altre riflessioni. C’è da stupirsi davanti al cervellotico ripescaggio del patriarcato da oceaniche profondità culturali. A me ha offerto l’occasione di raccontare ad alcune uditrici incuriosite le vicende dei grandi patriarchi biblici, Abramo Isacco e Giacobbe, e delle loro magnifiche e manovriere spose, Sara Rebecca Lia e Rachele, comprese le schiave proposte dalle stesse ai mariti, non essendo in grado di generare in proprio. Convincente la pur sintetica scheda del paradigma patriarcale che Franco Vespe fornisce. Parte dalla definizione del lemma reperibile in ogni enciclopedia, si riferisce alla sua pratica feroce nell’antica Grecia e all’opinione di Aristotele, retrocede alle leonine e primitive aggregazioni di agricoltori e cacciatori, infine raggiunge d’un gran balzo l’umanità del primo capitalismo secondo le analisi di Karl Marx ed Engels. Ma oggi che ne è? Da non pochi decenni sociologi e psicologi denunciano la deriva inarrestabile delle figure del maschio e, in specie, del padre. Bisogna rallegrarsi che il genere femminile continui a guadagnare traguardi. Tuttavia, se una sua minoranza trionfa in diversi settori della nostra società, purtroppo la maggioranza non vede retribuito in maniera giusta il proprio lavoro. Inaccettabile il sangue che ne vien fatto scorrere da maschi violenti. È la violenza che permea la realtà effettuale dei nostri giorni la causa da affrontare con vigore, mi osserva proprio una donna. Il patriarcato è un cavallo di Troia con cui si mira a espugnare i bastioni del matrimonio e della famiglia. Evidente la strumentalizzazione che ne fa chi ha perduto la leadership del Paese e, come nei bisticci fra bambini, raccoglie tutto quel che gli capita fra le mani, per lanciarlo contro l’avversario che prevale. Quanto alle strategie educative basterebbe che a scuola si facesse rigorosamente scuola senza integrazioni fuorvianti e costose. Si dovrebbe smettere di spalmare sui ragazzi la melassa della terminologia proveniente dalla vulgata psicologica. Vivaddio, un ragazzo è una persona, dotata di ragione e volontà, non un fascio di energie, pulsioni e passioni allo sbando! L’assassino di Giulia non è divenuto tale sotto il determinismo di un modello culturale prevaricatore e, neppure, non crediamogli, sotto un travolgente sfaglio psichico. Smettiamo di accarezzare questo subdolo e morbido giustificazionismo che, lo prendessimo sul serio, annullerebbe il diritto della società a punire secondo legge il colpevole. Riconosciamo che l’omicida a lungo ha covato il risentimento e l’odio – gli erano uscite in tempi non sospetti parole grosse e in seguito aveva preparato il coltello, no? Si è scagliato contro una ragazza inerme, pretesa fidanzata, come, nel libro della Genesi, Caino contro Abele, quel Caino che Dio aveva messo in guardia contro il male acquattato alla sua porta e aveva esortato a respingerlo. Avere la franchezza di dire ai ragazzi che il male esiste, che bisogna contrastarlo dentro e fuori di noi, ogni giorno, con metodo, e insegnare che la regola d’oro dell’etica è fare agli altri quel che vorremmo gli altri facessero a noi: questo è il sommo compito degli educatori. Ho registrato una chicca fra le opinioni raccolte in una trasmissione televisiva di qualche mattina fa. Una ragazza, dello schieramento antipatriarcale, nel confronto con il vispo direttore di un giornale, alla fine l’ha bollato come appartenente alla “cultura nord-occidentale”. Il giornalista l’ha guardata strabiliato e, insieme, divertito. La mia memoriaccia è andata in cortocircuito: cultura nord-occidentale? subito hanno grandeggiato sinistramente davanti ai miei occhi le ombre sanguinarie di lady Macbeth e della madre di Amleto… Patriarcato? C’è da chiedere perdono a Giulia per le chiacchiere incongrue con cui cavalchiamo il suo martirio. Dio rimedi come Lui solo può alla nostra indecenza parolaia e impotente. Sollevi il padre e la sorella della ragazza e i genitori del ragazzo, soprattutto i secondi, destrutturati nella paternità e nella maternità. E l’assassino? Non facciamone un mostro. Dio, nei confronti di Caino, condanna il fratricida, ma non l’abbandona al suo destino, lo pone sotto la sua suprema giurisdizione, si erge a vindice della sua incolumità. Padre, Figlio e Spirito: è alchimia a Lui solo possibile riscostruire e redimere. Noi, istituzioni e cittadini, si faccia quel che possibile, umilmente. Sarà sempre troppo poco.
Matera 6 dicembre 2023 Basilio Gavazzeni