Presentazione libro “La doppia morte di Camille Claudel” di Virginia Zullo a Matera, intervento Basilio Gavazzani. Di seguito la nota integrale.
Per la prima volta a Matera si parlerà di Camille Claudel (1864-1943), genio della scultura, sorella maggiore di Paul Claudel (1868-1955), genio della poesia francese. Lettore assiduo dell’opera di Paul Claudel, come qualcuno sa e, per forza, conoscitore e ammiratore dell’opera sopravvissuta di Camille Claudel già dagli anni Settanta, mi auguro di poter udire parole profonde e oggettive per quel che è possibile sulla sventurata Camille.
Dalla presentazione del saggio La doppia morte di Camille Claudel di Virginia Zullo mi attendo tutto questo e di più. Il titolo e il testo dell’invito a partecipare all’evento di sabato 20 luglio 2024, alle ore 19.00 presso Casa Cava, tuttavia, mi hanno incuneato nella mente qualche perplessità che spero sarà diradata con competenza.
Perché doppia morte? Chi non sarebbe dalla parte di Camille Claudel? Vivente nel tempo, orgogliosa com’era, non ce l’avrebbe permesso; nell’eternità, senza dubbio non si oppone, forse sorride. Non furono solo gli amori venuti meno del fratello e di Monsieur Rodin che già a 40 anni ne avevano demolito la stupenda figura. Non può essere definita perfida la donna arida e per nulla materna dell’ Ottocento che partorì quei due geni e fece quel che potette davanti alla drammatica crisi di una figlia che, dall’adolescenza, condizionò violentemente il destino dell’intera famiglia. Paul ha non poco da rimproverarsi, ma perché Camille insistette a chiamarlo mon petit Paul fino all’estremo rimbambimento?
L’opera di Paul Claudel risente di continuo dell’ispirazione che le venne da Camille – nome maschile, non sfugga – a partire dall’Annonce faite à Marie all’opus maius, il dramma Soulier de satin, che ho tradotto almeno una dozzina di volte e tengo sepolto in un cassetto.
Gloria ai Claudel, e gloria al massimo Fattor che volle nei due fratelli del creator suo spirito/più vasta orma stampar. Ancora manzonianamente sono convinto che quando a Camille cadde lo spirto anelo/e disperò anche a lei valida/venne una man dal cielo/e in più spirabil aere/pietosa la trasportò. I versi 85-104 del Cinque Maggio si addicono a interpretare sub specie aeternitatis il mistero di Camille. Dal punto di vista di noi poveri sublunari, anche per lei vale l’epitaffio che il generale de Gaulle, stilò nella lettera di condoglianza inviata alla moglie del poeta: En rétirant de le monde le génie de Paul Claudel, Dieu y a laissé son oeuvre et je crois que c’est pour toujours.