Un altro boccone amaro per la scuola media Torraca di Matera. Il TAR di Basilicata ha rigettato l’istanza di sospensione della delibera del Consiglio Regionale della Basilicata n.98 del 2 febbraio 2011, con la quale è stato approvato il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche nella Regione Basilicata per l’anno scolastico 2011-12, con riferimento all’aggregazione alla scuola media “N. Festa” di Matera di alcune classi della scuola media “Torraca” della succursale di piazza degli Olmi. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Franco Carrozzo, Rosina D’Onofrio ed Enrica Onorati del Comune di Matera su mandato della Provincia di Matera, del comitato dei genitori, degli allievi e dei docenti della Scuola Media “Torraca”.
Secondo il Tribunale Amministrativo lucano l’istanza cautelare presentata “è sfornita di requisiti di gravità ed irreparabilità così come invece richiesto dall’art.55 comma 1 cod. procedura amministrativa per poter accordare la misura cautelare richiesta”.
L’Avvocato Franco Carrozzo ha proposto di inoltrare istanza di appello al Consiglio di Stato in quanto è stato ignorato il 9° comma dell’art.55 del Codice Amministrativo che impone di motivare le ordinanze cautelari valutando sia il pregiudizio ma anche “indicando i profili che ad un sommario esame inducono ad una ragionevole decisione dell’esito del ricorso”. Carrozo ritiene altresì che “il collegio non ha esaminato tutta la documentazione che è stata prodotta in sede di ricorso. La richiesta inoltrata era imperniata su basi solide e fondamentali e invitava a tenere conto dei danni che l’aggregazione della scuola di piazza degli Olmi alla “N. Festa” procura ai docenti che dovrebbero essere trasferiti su cattedre esterne alla “Torraca”. Il ricorso evidenziava anche le difficoltà procurate agli alunni, che perderebbero la continuità didattica. Inoltre gli alunni che frequentano la media ad indirizzo musicale perderebbero la possibilità di proseguire negli studi di questa disciplina”. Da qui è scaturita la possibilità di ricorrere in appello al Consiglio di Stato.
Carlo Abbatino