Il caso della giovane mamma nigeriana, madre di una neonata e nuovamente incinta, colpita da un provvedimento della Prefettura di Matera che sostanzialmente le revoca l’accoglienza dal centro dove è ospitata, rappresenta l’ennesimo esempio delle conseguenze nefaste del decreto sicurezza e delle circolari del ministero dell’Interno. Persino le Prefetture della Basilicata che in questi anni si sono sempre distinte per la capacità di governare il fenomeno migratorio con spirito umanitario e nel rispetto della legge, in una linea di grande collaborazione con i Comuni, si trovano in una situazione imbarazzante.
E’ del tutto chiaro, dalle notizie in nostro possesso, che la giovane mamma nigeriana ha chiesto asilo politico nel 2016. Ben prima cioè non solo del decreto sicurezza Salvini del 2018 ma addirittura delle riforme del Ministro Minniti (agosto 2017). Pertanto, per questo caso, si deve applicare la vecchia normativa che prevede per la giovane mamma nigeriana e per i figli l’inserimento in via prioritaria in uno SPRAR (oggi SIPROIMI) che consenta alla donna di intraprendere quel virtuoso percorso sociale e lavorativo nel territorio italiano.
Il suo è infatti uno stato di estrema “vulnerabilità soggettiva” essendo diventata madre di una bimba nata in Italia. Pochi giorni dopo questo riconoscimento è invece scattato il provvedimento di revoca dell’accoglienza con l’obbligo di lasciare la struttura che la ospitava entro dieci giorni.
Si ha l’impressione che il susseguirsi di circolari e direttive ministeriali in una materia già tanto complessa provochi una corsa all’applicazione di norme che finiscono per contraddirsi. In questo caso è stata del tutto ignorata l’irretroattività delle norme introdotte dal decreto sicurezza, principio che pure il TAR Basilicata ha riconosciuto in recenti sentenze. Ho chiesto – conclude il presidente dell’Anci Basilicata Salvatore Adduce – al prefetto di Matera un incontro urgente per valutare questa situazione e più in generale i gravi problemi generati dal decreto sicurezza.
Giu 04