Si è spento Calisto Tanzi, sostenitore con la Parmalat della Pvf Matera, la mitica formazione materana di volley femminile che ha vinto tutto in Italia e in Europa nella prima metà degli anni Novanta. Di seguito il cordoglio di Vincenzo Viti.
La scomparsa di Calisto Tanzi, notissimo e controverso imprenditore nella produzione e distribuzione nazionale del latte, richiama alla memoria una stagione esaltante dello sport materano assurto ai vertici della pallavolo femminile. Tanzi, che ho conosciuto, prima da Assessore regionale poi da parlamentare, è stato, con la sua Parmalat, il principale sostenitore del sodalizio all’epoca guidato con dedizione e passione da Salvatore Bagnale. Con Emilio Colombo fui tramite del rapporto che portò l’azienda parmigiana ad investire nella grande impresa sportiva che coinvolse Matera e la intera regione e la iscrisse fra le tappe memorabili della pallavolo femminile italiana ed europea.
Successivamente imprenditore e impresa entrarono in una drammatica spirale giudiziaria che ne cancellò storia industriale e familiare. Ciò che oggi non impedisce che la occasione che portò Tanzi a incrociare Matera e la Basilicata possa essere ricordata sia per il valore di un gesto rivolto alla città e ad una regione che egli prediligeva ( frequentando in estate Maratea) quanto per il “palmares” che Matera avrebbe poi conseguito e mantenuto nella pallavolo italiana ed europea. Anche per queste ragioni mi è sembrato giusto associare, al ricordo che ho finora evocato ,la figura di Salvatore Bagnale. Persona mite e generosa verso cui riservare riconoscenza e nutrire nostalgia.
Vincenzo Viti
È morto a 83 anni Calisto Tanzi, imprenditore la cui parabola ebbe inizio con la crescita della Parmalat per concludersi rovinosamente con il colossale crac del 2003. Nato il 17 novembre 1938 a Collecchio, diplomato in ragioneria, interruppe gli studi alla morte del padre per sostituirlo nella direzione di una piccola azienda familiare di salumi e conserve. Aveva appena 22 anni quando fondò nel 1961 la sua impresa del latte prendendo la vecchia azienda del nonno, a conduzione familiare, e trasformandola in una multinazionale con oltre 130 stabilimenti in tutto il mondo. È stato presidente del Parma calcio negli anni d’oro: il club durante la sua gestione conquistò i suoi più grandi successi, tra cui la Coppa delle Coppe nell’indimenticabile notte di Wembley nel 1993.
L’ex patron di Parmalat e Parma calcio era in regime di detenzione domiciliare perché stava scontando la condanna a 17 anni e 5 mesi a seguito dei processi sul crac del gruppo lattiero-alimentare. Da metà dicembre era ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma per una infezione polmonare, non da Covid.
Lascia la moglie Anita Chiesi e i figli, Stefano, Francesca e Laura.
Personaggio popolare anche per essere stato patron del Parma calcio con otto trofei vinti, come imprenditore Tanzi fece affermare il marchio Parmalat fino al crac del 2003, che lo portò in carcere.
Tanzi fu protagonista di una parabola iniziata con la crescita della Parmalat e terminata drammaticamente con il crac del 2003 e i processi che ne seguirono e che costarono anche il carcere al patron.
La sua avventura di imprenditore è legata alla nascita dell’azienda del latte Parmalat che Tanzi tirò su dal nulla e fece diventare in un decennio un marchio internazionale.
L’intuizione più proficua fu quella di destinare grandi investimenti alla promozione del marchio attraverso vettori a grande impatto come lo sport. Il nome dell’azienda, tra gli anni Settanta e Ottanta, fu portato in giro per il mondo dai campioni dello sci, della Formula Uno e poi del calcio. Tanzi acquistò il Parma calcio, appena arrivato in serie A, e lo trasformò in una squadra capace di vincere in Italia e in Europa.
Tanzi era nato a Collecchio il 17 novembre del 1938. Diplomato in ragioneria, interruppe gli studi alla morte del padre per sostituirlo nella direzione di una piccola azienda familiare di salumi e conserve. Cavaliere del lavoro nel 1984 (poi ‘declassato’ da Napolitano), ha sembre investito nella sua città, donando risorse ingenti per sponsorizzazioni e restauri.
Aveva appena 22 anni quando fondò nel 1961 la sua impresa del latte prendendo la vecchia azienda del nonno, a conduzione familiare, alla periferia di Parma e trasformandola in una multinazionale con oltre 130 stabilimenti in tutto il mondo.Tanzi aveva di fatto inventato il latte a lunga conservazione, ma l’ambizione lo portò ad allargarsi dal settore alimentare (non solo latte ma anche conserve, merendine, yogurt) al turismo, alla tv, e perfino al calcio. Negli anni Novanta la Borsa, poi le acquisizioni, il ricorso al mercato dei titoli e infine il crac. Parmalat, secondo la definizione degli inquirenti, divenne così “la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo”. Ha cumulato 14,5 miliardi di debiti, distruggendo il risparmio di decine di migliaia di investitori.
Nel 1973 il giro d’affari era pari a 20 miliardi di lire, saliti a ben 550 nel 1983. Tanzi aveva legami a doppio filo anche con il mondo della politica e della finanza, soprattutto nell’ambiente cattolico. Negli anni Novanta arrivò la quotazione in Borsa che di fatto nascondeva le prime difficoltà industriali e finanziarie.
Ma il patron cercò di tappare i buchi con altre acquisizioni spericolate, con un massiccio ricorso al credito e ai collocamenti obbligazionari che hanno coinvolto, e in molti casi ridotto sul lastrico, migliaia di piccoli risparmiatori. Nella galassia di Calisto Tanzi giravano una serie di società, come Parmatour, Parma Calcio, Odeon Tv, e quando mancano i soldi era la cassa di Parmalat a sborsare liquidi.
Le difficoltà maggiori per Tanzi cominciarono nel 1999 quando acquisì Eurolat dal gruppo Cirio di Sergio Cragnotti per un prezzo esorbitante, oltre 700 miliardi di lire, per consentire a Cragnotti di rientrare dei debiti con la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Uno schema che, secondo gli inquirenti, si ripete anche quando nel 2002 Tanzi decide di comprare le acque minerali da Giuseppe Ciarrapico, anche lui indebitato con Banca di Roma.
Si pagano debiti contraendo altri debiti e nel 2003 Tanzi chiama al capezzale di Parmalat Enrico Bondi con lo scopo di risanare il gruppo ma il super-consulente subito si rende conto che Parmalat non potrà fare fronte al bond di 150 milioni di euro in scadenza di lì a poco.
Il 27 dicembre dello stesso anno Tanzi viene arrestato e comincia così, dopo l’avventura economica, anche la vicenda giudiziaria. A dicembre 2010 arriva la condanna per Tanzi a 18 anni di reclusione per un crac da 14 miliardi di euro.
Oggi Parmalat è controllata dal colosso francese Lactalis che ha mantenuto lo stabilimento di Collecchio su cui proprio di recente sono stati annunciati importanti investimenti.