Pietro Simonetti (Cseres): “Il Centro antiviolenza e casa rifugio di Palazzo San Gervasio di 400 mq è stato finanziato al Comune di Palazzo San Gervasio il 2 settembre del 2018 con il PON Legalità con 1 milione di euro. Doveva essere realizzato entro 23 mesi”. Di seguito la nota integrale.
Uno degli interventi importanti della rete di strutture volute dalla UE per combattere lo sfruttamento lavorativo,di genere ed assicurare protezione alle donne a partire dalle lavoratrici sfruttate anche dai caporali e dai trafficanti di risorse umane.Il progetto presentato dal Comune per il riutilizzo di un bene sequestrato per mafia dopo quattro anni e’ ancora un cantiere e non risulta ancora concluso e operativo.
Quattro anni sono tanti per la realizzazione di una struttura che risulta importante non per l’area del Melfese-Bradano dove la UE e la Regione Basilicata dal 2016 hanno programmato interventi per oltre 12 milioni di euro per Centri di accoglienza stagionali nell’ex sito del “ghetto “di Boreano,a Gaudiano di Lavello e per il riutilizzo dell’ex Tabacchificio di Palazzo non ristrutturato completamente per l’opposizione della amministrazione comunale all’utilizzo di 4 milioni di euro sempre della UE,Centro che attualmente per la campagna del pomodoro ospita oltre 300 persone.
Per evitare che lo stabile ristrutturato del sito confiscato rimanga inutilizzato per altri mesi oppure anni ,sarebbe opportuno che il Prefetto di Potenza,come ha fatto spesso per il Centro stagionali, convochi un incontro con le parti interessate per definire un crono programma credibile per programmare l’uso della struttura e la individuazione delle risorse per la gestione e la conseguente gara per scegliere il gestore e per l’acquisto delle attrezzature per la parte relativa alla casa rifugio.
Si tratta di un intervento urgente visto che il Centro legalità di Matera Sassi,finanziato dalla stessa UE e ‘operativo.
Identica attenzione andrebbe riservata al sito di Potenza destinata a casa alloggio e non ancora riutilizzata.
Notiamo che si allarga il richiamo all’agire, con l’aumento delle violenze e delle tratte, assolutamente non affrontabili con numeri verdi telefonici e casuali attività di strada.
Per garantire la tutela delle persone,a partire dalle donne,contro le violenze e lo sfruttamento occorre garantire l’attuazione dei progetti finanziati e le misure programmate che devono vedere nel protagonismo dello Stato.
Non sembra così per la Regione Basilicata che ultimamente ha rinunciato alla predisposizione di un progetto contro la “tratta “di oltre 400.000 euro,a differenza delle altre regioni,per affidarsi a privati.
Per la lotta alle violenze,alla tratta,allo sfruttamento lavorativo c’è bisogno di cose concrete,come hanno da tempo chiesto le parti sociali e gli organismi di Pari Opportunità e di tutela regionali e nazionali.
Si tratta di completare il sito di Palazzo prima che i ladri di rame entrino in azione per fare bottino.
Lo stesso vale per il Centro della Pace di Scanzano,completato per il 75%,in attesa dell’adozione della delibera Bardi sostenuto dai 2 milioni della UE.”