L’amministrazione Bennardi del Comune di Matera ha esultato troppo presto. Ma anche il presidente dell’Upi Cristian Giordano era all’oscuro di tutto quando ha partecipato alla festa organizzata nella serata di mercoledì 31 luglio nella capitale per festeggiare il riconoscimento Unesco della Via Appia.
La notizia clamorosa è che la candidatura riguarda 19 dei 22 tratti della via Appia candidati. Dei tre tratti esclusi uno comprende i Comuni di Matera per la Basilicata e quelli pugliesi dell’area murgiana: Gravina, Altamura, Santeramo, Laterza e Castellaneta. Gli altri due tratti esclusi sono nel Lazio.
Raggiunto al telefono, Pietro Laureano, consulente Unesco impegnato in prima linea con la giunta comunale guidata dal sindaco Saverio Acito per l’iscrizione di Matera nel patrimonio Unesco avvenuta nel 1993, ha commentato così la notizia dell’esclusione dei tratti di Matera e dell’area murgiana pugliese della via Appia dal riconoscimento Unesco: “Siamo contenti dell’iscrizione della via Appia nel patrimonio Unesco, soprattutto per i suoi valori monumentali e per il grande impegno dell’ambientalista Antonio Cederna, tuttavia siamo rammaricati perché questa iscrizione emargina le aree interne della Basilicata e dell’area murgiana compresa Matera.
La Via Appia nasce come strada militare romana anche se poi nei secoli si è caricata di molti altri significati e teneva ai margini le aree interne della Basilicata, passando solo da Venosa. Queste aree interne erano messe in comunicazione da sistemi di percorso più arcaici, itinerari di crinale, tratturi e grandi direttrici della Magna Grecia, di cui non è stato tenuto conto nel documento di iscrizione. Quindi è stata esclusa completamente Matera per la Basilicata e, beffa ancora maggiore, Gravina in Puglia da cui la Via Appia passava, utilizzando un sistema viario ancora più antico della stessa. Si è preferito inseguire una strada vincente, perseguendo un’idea delle iscrizioni Unesco come una competizione a chi ne ha di più, invece di portare avanti candidature espressioni di comunità, importanti come i Cammini dei popoli lucani al Sacro Monte di Viggiano, che sono invece candidature dal basso e costituiscono una rete di iscrizioni significative che struttura tutta la Basilicata interna. Il messaggio che voglio lanciare è che nessuno ci regala nulla, le candidature si conquistano lavorando, creando dossier e seguendoli di pari passo”.
I tre tratti sono stati esclusi da Icomos, organismo tecnico che per esamina le candidature per conto dell’Unesco. Secondo Icomoso non ci sono “evidenze a sufficienza per rispettare i criteri di autenticità e integrità”. Il Ministero della Cultura ha comunque richiesto la revisione per ottenere il riconoscimento a tutti e 22 i tratti.
Il sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi ha dichiarato: “La proposta di candidatura ha riguardato 22 componenti, di queste 19 sono state ricomprese nella lista, cioè 58 Comuni, e momentaneamente tre sono state rimandate. Ho chiamato tutti i sindaci di questi territori dicendo loro che quelle zone fanno parte dell’Appia e che beneficeranno dei vantaggi turistici. Abbiamo già avviato l’iter per la revisione della decisione per ottenere il reinserimento di queste zone. Inizieremo a lavorare subito dopo la pausa estiva e contiamo di arrivare al più presto al risultato. La gestione di questo sito dovrà trovare un istituto giuridico che ne sappia governare la complessità”.
Michele Capolupo