NO AGLI OGM, SI AI PRODOTTI LUCANI.
Giudichiamo con grande apprezzamento la posizione dell’Assessore regionale all’agricoltura Vilma Mazzocco, che ha ribadito una posizione di contrarietà agli OGM nella nostra regione.
Da mesi SLOW FOOD denuncia, a livello nazionale e locale, il grave danno alla biodiversità che le coltivazioni OGM provocano laddove sono permesse.
È inutile aggiungere altre parole a quanto detto, a ragione, da parte dell’Assessore ed ai commenti delle associazioni degli agricoltori che hanno accolto positivamente le dichiarazioni e la presa di posizione, della Regione Basilicata.
Occorre, ora, immaginare un passo ulteriore, a difesa di quell’agricoltura che sta lentamente scomparendo dai nostri territori: i Progetti Integrati di Filiera sono una opportunità per rilanciare le produzioni lucane, ma vanno calibrati nella direzione del mercato,non solo degli agricoltori, che pure sono consapevoli di questo.
Se i P.I.F. si trasformeranno solo in una occasione per rinnovare il proprio “parco auto-trattore” o costruire l’ennesimo capannone, avremo buttato al vento l’ennesima occasione.
La Basilicata è terra verde, di grande qualità agricola, e l’operato silenzioso di tantissimi produttori che si distinguono, con premi e riconoscimenti all’interno di fiere e manifestazioni nazionali di settore, dimostra che la base, sulla quale lavorare, esiste ed è molto solida.
Alla Regione tocca saper cogliere questi segnali, promuovendo sempre più questo connubio fra territorio, qualità ambientale, qualità delle produzioni e turismo; occorre elaborare una strategia che rilanci il ruolo dei produttori agricoli, ne valorizzi le competenze, in simbiosi con quanti si adoperano per promuovere prodotti di qualità che portano in se il nome del territorio di origine e, pertanto, diventano grandi ambasciatori della nostra regione.
Mi riferisco, ad esempio, al Pane di Matera, all’Aglianico del Vulture, al Fagiolo di Sarconi ed al Canestrato di Moliterno, solo per citarne alcuni.
Abbiamo prodotti che sono in grado di raggiungere un mercato vastissimo, che non è solo quello degli “appassionati” o foodies, come si chiamano in gergo.
L’obiettivo, però, deve sempre camminare di pari passo con il giusto reddito per le imprese agricole: non potrà esserci sviluppo se chi commercializza o trasforma prodotti agricoli sarà messo nelle condizioni di approfittare di situazioni di bisogno dei nostri agricoltori.
Per questo la Regione deve trovare il modo di sostenere le nostre imprese, soprattutto economicamente, per ridare dignità ed un futuro ad un comparto, quello agricolo, che rappresenta una delle risorse principali di questa terra.
Slow Food Matera, da parte sua, lavorerà per accrescere la competenza dei consumatori lucani, che devono essere messi in grado di saper scegliere il meglio delle produzioni locali.
Questo perché un consumatore consapevole e informato non può far altro che far bene all’agricoltura lucana, attraverso la scelta di un prodotto che sia buono, pulito e giusto, come è nello slogan della nostra associazione.
Il Fiduciario Slow Food Matera
Giovanni Schiuma
La netta contrarietà della Regione Basilicata alle linee guida su coesistenza tra coltivazioni tradizionali, biologiche e geneticamente modificate viene rimarcata dall’assessore Vilma Mazzocco che ricorda come nel “disciplinare di produzioni agricole” la Regione Basilicata ha voluto introdurre la identificazione di “regione Ogm free” per rafforzare la propria posizione di netta contrarietà all’introduzione degli Ogm.
Nel ricordare che la Commissione europea ha approvato lo scorso 13 luglio un pacchetto legislativo per permettere agli Stati membri di limitare o proibire coltivazioni Ogm sul principio dell’autodeterminazione, con modifiche che investono anche il principio della coesistenza, l’assessore Mazzocco sottolinea “l’esigenza che da parte delle Regioni ci sia in sede di Conferenza Stato-Regioni un primo atto di sostegno alla battaglia ingaggiata dagli agricoltori e dai consumatori italiani che è soprattutto una battaglia in difesa del ”made in Italy” e della sicurezza alimentare. Purtroppo i segnali che continuano ad arrivare dal Ministro all’Agricoltura Giancarlo Galan sono di “sfida” alla Regioni, attraverso la minaccia che se le Regioni italiane non daranno via libera alla coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e geneticamente modificate sarà lui stesso a farlo. Il Ministro, sulla scia dell’iniziativa avviata dal commissario europeo per la Salute e alle politiche dei consumatori John Dalli, il quale nei giorni scorsi ha ribadito la volontà di “utilizzare unilateralmente il suo potere” per autorizzare delle tipologie di coltivazioni e di importazioni laddove i governi locali non riescano a prendere decisioni di merito, vorrebbe imporre la sua visione che a differenza dei suoi ultimi predecessori sia di centrodestra che di centrosinistra alla guida del ministero, non è contrario all’uso degli Organismi geneticamente modificati.
Sono convinta – prosegue l’assessore – che le Regioni non cederanno specie dopo il via libera della Commissione agricoltura della Camera alle norme che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per impedire di “spacciare” come Made in Italy il prodotto proveniente dall’estero, con un costo stimato in 4,2 miliardi di euro, per la vendita di prodotti pagati come italiani senza esserlo. L’iniziativa della Regione Basilicata – continua l’assessore – non è solo su una posizione “difensiva” degli interessi di agricoltori e consumatori, ma a partire da una rivisitazione della LR 26 del 2008, (Tutela delle risorse genetiche autoctone vegetali ed animali di interesse agrario) che prevede l’istituzione di un Repertorio Regionale, commissioni tecnico-scientifiche, banche del germoplasma autoctono vegetale regionale, intende attuare programmi settoriali di intervento, anche con il supporto scientifico di strutture, centri ed istituti di ricerca, università di cui disponiamo.
Le battaglie sulla sicurezza alimentare, contro la diffusione degli Ogm in agricoltura, per la difesa della biodiversità agricola e per la tutela delle colture locali – conclude Mazzocco – sono un punto di riferimento del lavoro del Governo Regionale, intorno ad un modello di agricoltura che non può prescindere dalla difesa dell’agrobiodiversità, una risorsa sempre più minacciata, nonostante da essa dipenda il futuro alimentare del Pianeta, un modello di produzione agricola e di consumo alimentare ecosostenibile e socialmente condiviso”.