La Madonna della Bruna, la festa popolare materana in onore della protettrice della città, è ammantata di un fascino straordinario che riguarda tutta la nostra storia culturale. Per ogni materano la festa della Bruna è l’espressione massimo di qualcosa di divino ,che ha ragione di esistere per dare alla gente materana la continuità dell’esercizio spirituale nella devozione verso la Beata Vergine della Bruna. Il 2 luglio è l’essenza della materanità e quando la festa arriva rende felici gli animi della gente. Il 2 luglio è il giorno della partecipazione verso l’alto, verso la dimensione di una cristianità autentica che coinvolge il popolo a rendere omaggio alla Madonna della Bruna. Tutta la festa, il sacro e il profano della nostra festa è racchiusa in una silloge scritta da Carlo Abbatino.
La composizione poetica ha una spiegazione regolare, semplice e profonda nello stesso tempo e può essere compresa anche da coloro che non vivono nella città dei Sassi.
La Madonna della Bruna (il 2 luglio)
I pastori senza le greggi
Si levan ben presto
E davanti al sagrato
In comitive s’adunano.
L’icona vien presa
E la processione
Al suon della banda
Riempie le strade dei vari rioni.
Si sparano botti
Fischiano le girandole
C’è tanto frastuono.
Da finestre e balconi
s’affacciano i dormienti pigroni,
La sera s’attende
Lo scender del carro
Costruito da mani artigiane
Avente un tema
Ispirato a pagine Sacre
Le luci colorate
Illuminano il percorso
I cavalli bardati
E i cavalieri in costume
Scortano la Madonna
Che sul carro sta
Mentre il popolo fa ala
E impaziente si fa.
Dopo i tre giri
Sul piazzale della Chiesa Madre
La Vergine viene deposta
Ora il carro
Può essere assaltato
In Piazza Vittorio
Frusta i muli
L’esperto auriga
Mentre le mani del volgo
Son pronte a strappare
i pupi inanimati
Gli angeli e i Santi
D’improvviso tanti giovani
Col petto scoperto
E la fronte sudata
Rompono, strappano
Agitano i Santi
Di cartapesta formati
E in mezzo alla folla
Plaudente e gioiosa
Si fan largo a strattoni
E portano a casa
Anche frammenti
Del carro benedetto.
La festa si chiude
Col botto della chiamata
Ed i fuochi dalla Murgia Timone
Vengono sparati nel cielo stellato
Che illuminano a tratti
Uno scorcio dei Sassi
In questa città
La più antica del mondo
Dove la gente
Ancora una volta ripete:
“siamo rimasti come il due di luglio” e
A meglio a meglio l’anno venturo
(“sm r’mes como o dii di lighj”
I ammogj ammogghj all’onn c ven”)