La politica? Cosa loro…
Negli scorsi giorni ho avuto modo di partecipare a due interessanti incontri, organizzati, rispettivamente, dal PD e da Italia dei Valori, interessanti perché mi hanno portato a riflettere profondamente sul tema del coinvolgimento, della condivisione e del confronto, argomenti che, sempre più, sembrano non appartenere alla sfera della politica (con la p minuscola, quella dei partiti).
Nel primo caso si trattava della presentazione alla cosiddetta “società civile” (nello specifico quella maggiormente rappresentativa del mondo economico locale) del Decreto regionale sulla competitività, il primo degli strumenti approvati nel 2009 nel tentativo di soccorrere l’agonizzante economia lucana.
È stata una occasione alla quale sono stati invitati i rappresentanti di tutte le associazioni di categoria ed i sindacati nel presunto tentativo di condividere pensieri e azioni circa la crisi e le sue possibili soluzioni.
Presunto tentativo perché, non ho vergogna ad ammetterlo, mi sono sentito un “ignorante” al cospetto dei nostri amministratori; ignorante perché, appunto, ignoravo i contenuti di quel decreto, non ne avevo mai sentito parlare, non avevo mai condiviso con alcuno nessun articolo di quel decreto.
Io ignoravo perché nessuno aveva mai provato a coinvolgere la mia associazione, perché nessuno aveva mai pensato a confrontarsi con me, di provare ad ascoltare quali erano le esigenze della “strada”, di quelle centinaia e centinaia di operatori invisibili alla politica e che, invece, saranno poi costrette a subire le “scelte”, giuste o sbagliate, che la politica imporrà loro.
Eppure, stranamente, le parole più ricorrenti, nel corso del convegno, sono state “coinvolgimento, confronto, ascolto, apertura, trasparenza”, e mi sembrava così stridente il contrasto fra quello che avevo sentito e quello che era accaduto nei mesi precedenti che ho preferito non intervenire, per non tediare la platea con i “soliti richiami” alla mancata condivisione.
Dopo circa una settimana, ecco arrivare un’altra iniziativa, questa volta a cura dell’IDV, su un tema fondamentale e attuale quale è quello del federalismo.
In questo caso ad essere ufficialmente invitate sono state solo le associazioni della grande industria, quasi che il tema sia di loro stretta competenza, dimenticando che la microimpresa rappresenta, ancora oggi, nonostante la crisi, la vera spina dorsale dell’economia italiana.
Ho comunque scelto di partecipare perché, trattandosi di “importante dibattito”, come enfaticamente veniva indicato su alcuni manifesti, non ho ritenuto opportuno far mancare, appunto, la voce forte e propositiva della microimpresa che, sul tema, ha molto da dire e alcune proposte, operative e concrete, da fare.
L’incontro è iniziato con circa un’ora di ritardo (e questo è un aspetto importante) perché dopo aver assistito ad un “confronto” fra i vari relatori non è stata data la possibilità ad alcuno (con la scusa dell’orario) di portare un contributo importante alla discussione, che così è diventata una “opera teatrale” con il resto della sala relegato al ruolo di “pubblico”, con l’unico vantaggio di non aver pagato il biglietto!
Non credevo ai miei occhi ed alle mie orecchie, ma anche in questo incontro le parole più usate (o abusate, visto il contesto) oltre a federalismo, sono state “coinvolgimento, ascolto, confronto”.
Ho avuto così la cosiddetta prova decisiva: la politica sa parlare di confronto, ma non sa applicarlo.
Ho anche avuto un’altra prova: si parla di confronto sempre prima di un appuntamento elettorale, ed in questi casi diventa davvero facile trovare un politico disposto a confrontarsi, salvo poi scoprire che, essendo sotto elezioni, è stato già deciso qualcosa, è stata già individuata una soluzione e che, purtroppo, l’impellenza della scadenza elettorale non ha favorito alcun tipo di coinvolgimento della società civile, ossia di chi, quelle scelte, deve subirle.
In questi giorni un altro argomento assilla i cittadini più sensibili, a dimostrazione di come il problema dell’assenza di confronto sia trasversale e non riguardi solo un aparte politica: approda in consiglio comunale il nuovo bilancio, ossia lo strumento che assomma le scelte e gli indirizzi politici di questa amministrazione.
Qualcuno ha saputo qualcosa? Ci sono stati incontri pubblici, il confronto con uno straccio di cittadino, con uno dei mille “presidenti” di associazioni sindacali, di categoria, culturali, sportive, di condominio che vivono, operano, animano e rianimano questa bellissima città?
Nessuno ha detto nulla, nessuno ha comunicato, nessuno ha condiviso, nessuno a coinvolto, nessuno ha ascoltato.
È evidente: per questi politici, che poi sono amministratori delle cose nostre, vale il pensiero unico, trasversale e dominante, la “politica è cosa loro”!
A noi non resta che sperare nella fortuna, ossia in quella amara convinzione che, alla fine, prova che riprova, tenta che ritenta, qualcosa di buono la azzeccheranno….
Il Presidente Confesercenti
Giovanni Schiuma