Suicidio. E' stata questa la "cruda" sentenza dell'autopsia eseguita in mattinata nell'ospedale Madonna della Grazie sulla giovane studentessa rumena trovata morta nella notte fra domenica 14 e lundì 15 ottobre nell'ex tenuta Gattini, una vecchia cascina in contrada San Francesco, in prossimità di via Montescaglioso. A dare l'allarme dopo la macabra scoperta, era stato il fidanzato materano della diciottenne rumena. Il giovane abita nel quartiere Agna, dunque vicino al luogo del suicidio della giovane rumena, che viveva invece con i genitori nel rione Pini. Sul corpo rinvenuto nei pressi di un cancello che consente l'ingresso alla masseria Gattini non sono stati trovati segni di violenza, ma soltanto alcune tumefazioni provocate dalla sciarpa usata come cappio intorno al collo. Ad eseguire l'esame autoptico e tossicologico, durato circa due ore, sono stati i medici legali Cosimo Di Nunno ed Emanuele Nicoletti ed il tossicologo Roberto Gagliano Candela, tutti dell'Università di Bari, che dovranno illustrare i risultati al pm, Rosanna De Fraia, entro due mesi. La De Fraia ha comunque aperto un fascicolo contro ignoti per l'ipotesi di "istigazione al suicidio". Una pista dettata dal fatto che un muro del casolare dove la ragazza si è tolta la vita era imbrattato con scritte di matrice satanista. Inequivocabile la croce capovolta con il numero sei ripetuto tre volte (simbolo del diavolo) presente sul muro vicino al cancello dove la rumena si è impiccata. Ipotesi subito rilanciata dall'Assotutor di Potenza, associazione contro il plagio ed il disagio, secondo la quale ''il suicidio avvenuto a Matera e l'inequivocabile presenza di simboli satanici porta alla luce un'altra forma di disagio sociale e giovanile di cui non c'e' ancora piena consapevolezza'' e per cui ''il drammatico caso di Matera rappresenta un campanello d'allarme che dev'essere ascoltato e trattato con la giusta attenzione. E voi giovani materani cosa ne pensate? Aspettiamo i vostri commenti per comprendere meglio perchè anche Matera non è immune da casi del genere.
Michele Capolupo