Alcuni giorni fa c’è stata una conferenza organizzata dai Lions di Matera per presentare un libro sulle luci ed ombre della Resistenza. A trattare il tema sono stati invitati Giovanni Caserta, il Preside Zagaria e l’autore del libro il Prof. Matarazzo. L’operazione di smitizzare la Resistenza e di inchiodarla più rigorosamente in un quadro storiografico più scientifico è iniziata ormai da un ventennio (ovvero dalla caduta del muro di Berlino). Particolarmente rilevanti sono stati i lavori a riguardo di De Felice che sembrò mettere sullo stesso piano le motivazioni di chi rispose all’ultima chiamata del fascismo a partecipare alla repubblica di Salò ed i combattenti della Resistenza. Ambedue in modo diverso erano convinti di servire il proprio paese. All’accusa da parte del pensiero unico di sinistra nostrano di essere un revisionista De Felice rispose da uomo di scienza qual’era che la Storia metodologicamente è per definizione revisionista. Temo però che il dibattito che si è tenuto in Italia sull’argomento è stato poco scientifico o, per lo meno, è rientrata nella solita logica di sempre fra anti-fascismo ed anti-comunismo. Pansa ha parlato di una mano della Resistenza che non si fermò dopo il 25 Aprile ma che continuò la sua azione epurativa ben oltre questa data. Non solo. Per capire come l’impostazione di tale dibattito fu ideologica basti citare l’eccidio di italiani nelle famigerate Foibe ad opera dei resistenti di Tito del quale non si è mai letto nulla sui libri di storia scolastici. Altro episodio, questa volta locale, fu il famoso eccidio del XXI Settembre a Matera. Un episodio che Caserta ed il mio carissimo collega Franco Ambrico hanno ricostruito con documenti alla mano in modo ineccepibile. Si è così scoperto che l’eccidio dei tedeschi fu atto che rasentò la vigliaccheria e i morti della milizia furono eroi per caso (ma sempre eroi !) intruppati e fucilati innocenti e quasi inconsapevoli. Insomma il revisionismo ci ha fatto scoprire tanti fatti ed orrendi delitti che hanno avuto come carnefici i “resistenti” e vittime i sedicenti fascisti. Ma questo rivisitazione degli eventi di quei tempi che nulla toglie ai valori della Resistenza, purtroppo sono stati rivisti facendo scattare la molla contrappositiva fra Comunisti e Fascisti. Un’indagine storica deve però prendere in considerazione tutti i fatti ed i documenti rilevanti che, torno a ripetere, in questo contesto non sono stati considerati. Per esempio non è stato considerato che c’era una Resistenza molto prima della caduta del fascismo avvenuta nel 1943 esercitata in una fase storica in cui il fascismo era al massimo splendore. Una resistenza fatta di esuli, di carcerati per reati ideologici, di confinati, di espulsi dalla vita attiva della nostra nazione. Una resistenza fatta di giovanissimi dell’Azione Cattolica e della FUCI che si riunivano nel convento di Camaldoli per progettare la vita repubblicana dopo il fascismo. Una Resistenza racchiusa e scritta nei suoi quaderni dal carcere da Gramsci (grande vittima del Togliattismo!). Queste sicuramente sono le luci della Resistenza. Ma ci sono altre luci della Resistenza. Nessuno si chiede chi e che cosa disarmò la mano dei resistenti determinati a fare epurazioni spietate. Se qualcuno ancora crede che la resistenza sia stato affare della sinistra marxista italiana contro il fascismo la spirale delle rivendicazioni potrebbe essere senza fine. Non ci sono infatti ragioni forti per considerare il marxismo una dottrina politica “più giusta” rispetto a quella fascista tanto da far ritenere ingiustificato il ri-equilibrio delle colpe nei fatti cruenti della Resistenza. Se invece la Resistenza la si considera come il fronte di scontro della libertà e della democrazia contro le dittature ispirate hegelianamente repressive dei diritti e della libertà della persona ( comunismo compreso anche se in Italia alla fine –ed è cosa non da poco- esso accettò il gioco democratico), allora e solo allora è chiara qual è la parte giusta e quali sono i valori giusti che la Resistenza ha affermato contro il fascismo e dopo, contro il comunismo. Se così è allora non si può nascondere che la forza trainante egemone che traghettò l’Italia fra i paesi democratici fu il Partito Popolare poi tramutatosi in Democrazia Cristiana nel dopoguerra. Un Partito Popolare che continuò a combattere per la Resistenza per lungo tempo anche dopo la fine della II guerra mondiale. Fu una Resistenza che si combattè in modo sia cruento che con gli strumenti democratici anche in Spagna ed in Germania. Paesi che con l’Italia sopportarono dittature fasciste e dure contrapposizioni con il comunismo. E’ un dato di fatto grosso come una casa che i nostri storici non tengono disonestamente in nessun conto!! Non è un caso che proprio in questi paesi si sono affermati i più forti partiti popolari d’Europa. Se i nostri storici o studiosi approfondissero il ruolo equilibratore e pacificatore di questi grandi partiti di ispirazione cristiana nell’Europa martoriata post-bellica forse qualcuno avrebbe meno timori del revisionismo storico e si scoprirebbe che hanno energie che ci potrebbero guidare anche per il futuro. Ma questo è un’altra storia che meriterebbe, almeno in Italia, di essere strappata dalle mani dei “piccoli” uomini che “presidiano” questa ormai ridottissima area.
Francesco Vespe