Si legge, attraverso le cronache dei giornali locali, che nella serata del 24 luglio u.s. c’è stata, presso il palazzo Lanfranchi, la presentazione del progetto per la istituzione del museo demoetnoantropologico a Matera. Sono stati impegnati già 200.000 euro (dicesi duecentomila euro). Si legge anche che la commissione proponente – commissione di studio e di ricerca – è formata da cinque illustri professori universitari. Un’altra nota di giornale, però – questa volta televisivo -, riferisce che, durante la presentazione, si sono notate troppe sedie vuote. Forse – concludeva il giornale televisivo – i cittadini di Matera e la città di Matera non sentono il problema. Sempre dalle cronache di altri giornali si apprende anche che il vicesindaco Acito ha letto un pensiero di Giuseppe Isnardi, tratto dal volume Matera 55, che, annotato, introdotto e curato dal prof. Giovanni Caserta, fu pubblicato a Matera dalla casa editrice Giannatelli.
Matera 55 – come è noto – raccoglie gli atti della Commissione Friedmann, che tra il 1951 e il 1955, per conto dell’UNRRA CASAS, fece un articolato studio sulla città di Matera, in coincidenza con il dibattito sui Sassi e sul trasferimento dei contadini a La Martella. E’, dunque, un documento importantissimo, la cui novità – segnalata dall’Unitep durante la discussione del progetto “Matera anni Cinquanta, un laboratorio di modernità” – fu l’aver affrontato la questione “Matera” da più angolazioni, l’aver a tal fine coinvolto professori di discipline diverse e, soprattutto, l’aver inserito nella Commissione studiosi locali, quali il dr. Rocco Mazzarone e il prof. Francesco Nitti. Riteniamo, infatti, che questo sia un modo corretto di operare per la valorizzazione delle intelligenze locali e, ove non ce ne fossero, per favorirne almeno la germinazione.
Invece, sta di fatto che a Matera, di questi tempi, si organizza la mostra di pittura nei locali della Madonna delle Virtù e la scelta degli artisti viene calata in modo imprevisto e imprevedibile da Roma, senza che mai si sia pensato a qualche artista locale o lucano (fra l’altro, con notevole riduzione delle spese). Ma, quanto alle spese, si ritiene che il Comune di Matera debba dare il suo contributo e che il pagamento del biglietto d’ingresso (contro una nostra proposta) debba essere richiesto anche ai materani e persino agli studenti all’inizio dell’anno scolastico, che, naturalmente, son felici di perdere una giornata di lezione e alzano il numero delle visite… Intanto si progetta piazza della Visitazione e ci si rivolge a studi esterni; in un passato non molto lontano per il Parlamento si sceglievano gli esterni Sica e Ossicini, contro la cui ricandidatura il CIACP, unico e in modo netto, si schierò pubblicamente.
Ora si è costituita una commissione per la istituzione del museo demoetnoantropologico; ma non c’è posto per un materano, salvo ricordare un morto: il prof. Giovan Battista Bronzini. A Matera bisogna morire per essere ricordati. Tutto questo accade mentre, a spese proprie, studiosi e ricercatori pubblicano dizionari in dialetto, fondano compagnie teatrali che recitano in dialetto, pubblicano libri di proverbi, usi e costumi materani, mettono su un loro museo “contadino”… Per chi lavorano questi volenterosi? Per chi si sacrificano, anche sul piano economico, se poi non arriva il benché minimo riconoscimento? Certo costoro non hanno nomi “nobili” e non sono politicamente sponsorizzati. Ma anche un museo demoetnoantropologico, a Matera, ha bisogno di nomi “nobili” e politicamente sponsorizzati? Qual meraviglia, dunque, se tante sedie del palazzo Lanfranchi restano vuote?
Giovanni Caserta, responsabile culturale del Ciacp