I lucani non ci stanno.
Appare sempre più evidente che coloro che si identificano con il coordinamento regionale di Basilicata e che si batte affinché l’acqua resti pubblica e che in Regione raccoglie oltre 150 tra associazioni ed organismi, tra cui Città Plurale di Matera, non ci stanno ad essere presi in giro.
C’è un movimento sempre più incalzante e puntuale sulla rete e non, perché quello che era un sospetto è ormai realtà. La classe politica lucana impegnata com’è a costruirsi poltrone dove potersi accomodare con adeguate prebende non ne disdegna anche a discapito dei cittadini.
Che si stia trasformando la Basilicata in una pattumiera, che si vogliano moltiplicare gli inceneritori, riverniciando anche i vecchi, per poter vendere il tutto a buon prezzo a multinazionali è un conto e sull’argomento abbiamo già dichiarato la nostra contrarietà e indicato soluzioni diverse. Che si voglia fare la stessa cosa con l’acqua, la risposta è NO!.
L’acqua è pubblica e la gestione deve restare tale.
Si capisce benissimo cosa si nasconde dietro le Multiutility proposte dal presidente De Filippo senza minimamente preoccuparsi e tenere conto della grande mobilitazione regionale e nazionale. Le Multiutility sono società di capitale per le quali la legge 133/2008 , la normativa approvata dal Governo Berlusconi, stabilisce con modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara e la società affidataria potrà essere a capitale misto pubblico-privato.
Tali società sempre più spesso vengono chiamate Multiutility e servono a rimpinguare , un poco, le casse esangui dei Comuni, delle Provincie e delle Regione ed a gonfiare i portafogli dei privati che spesso sono delle multinazionali
Esperienze similari si sono visti negli anni addietro con governi di centro-sinistra e le vendite sono state fatte a credito e lo Stato non vide un bel niente ma il risultato e che oggi si cercano acquirenti per quelle società che sono divenute dei rottami.
Definiamola come vogliamo ma, stante all’articolo di legge del quale si chiede l’abrogazione attraverso referendum popolare, l’acqua viene privatizzata attraverso il servizio idrico integrato e viene considerata una merce dalla quale fare utili..
Senza molto impegno, il coordinamento regionale raggiungerà ben presto 10.000 firme e oltre per l’abrogazione di quelle norme che prevedono la privatizzazione dell’acqua e d il referendum sarà un fatto nazionale.
Migliaia di cittadini in questi giorni sono impegnati ad aprire banchetti e le firme piovono con una semplicità insperata.
Segno che il messaggio è stato veicolato bene e senza bisogno dei grossi media , anzi i cittadini dimostrano di essere attenti a queste cose.
Molti Consigli Comunali della nostra regione hanno votato mozioni perché l’acqua sia riconosciuta un bene pubblico non mercificabile ed anche i due Consigli Provinciali di Matera e di Potenza.
Molti sindaci hanno sottoscritto i quesiti referendari promossi. Crediamo proprio che nessuno sia disposto a fare un passo indietro e ad aspettare il “Boccia” di turno per vedere l’acqua di Basilicata privatizzata.
La linea da seguire è quella del Governatore Vendola che istituisce un Ente pubblico per la gestione dell’acqua ed è una struttura che ha tante linee di solidarietà sia interne, garantendo a ciascun individuo il minimo vitale giornaliero e viene, quindi, istituito un fondo regionale per garantire il dritto all’acqua. A livello internazionale viene istituito un fondo regionale di solidarietà.
Il disegno di legge è stato votato dalla giunta pugliese , forse con qualche malumore da parte dagli esponenti del PD rimasti orfani di Boccia.
Anche l’episcopato pugliese ha preso parte attiva in tutte quelle iniziative utili a mantenere pubblico il bene acqua, forse da quelle parti hanno letto le parole del Papa che nella recente lettera enciclica Caritas in Veritate richiama la necessità di una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”.
La sensibilità che il coordinamento ha riscontrato in questa campagna ancora in corso e con un riscontro positivo in tutto il territorio regionale, non permetterà manovre di basso profilo e se continueremo a riscontrare la latitanza degli organismi regionali e il Governatore insisterà sulla sua proposta si procederà alla raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che dichiari con certezza che l’acqua anche attraverso la sua gestione resti un bene comune, di proprietà collettiva, essenziale e insostituibile per la vita. Ci aspettiamo un atto di grande responsabilità.
Associazione Città Plurale – Matera