I consiglieri comunali Pasquale Stella Brienza e l’Ing. Eustachio Tataranni, hanno presentato nei giorni scorsi un ordine del giorno per il consiglio comunale con lo scopo di discutere della destinazione d’uso dei suoli agricoli “periurbani”, cioè di quella parte del territorio extraurbano prospicente l’abitato.
In queste aree, la norma stabilisce che la quantità minima di terreno necessaria per poter esercitare l’attività agricola da parte del coltivatore diretto è pari ad un ettaro. Chi possiede meno di un ettaro e non è coltivatore diretto non ha nessuna possibilità di poter costruire una casa in campagna o un qualsivoglia manufatto connesso alla conduzione del fondo.
Questa norma è entrata in vigore dodici anni fa per scongiurare quei fenomeni di edificazione incontrollata che si creano nel vuoto normativo a cavallo fra il vecchio e il nuovo piano regolatore. Si tratta più che altro di una Norma di salvaguardia che doveva avere il carattere della provvisorietà e che in quegli anni aveva un senso ed un valore ma che oggi, dodici anni più tardi, va per le ragioni che seguono, modificata perché per alcuni aspetti anacronistica.
La permanenza ha preso il posto della temporaneità e questa norma così restrittiva che voleva impedire la cementificazione, ha ingenerato l’effetto opposto poiché la “tensione abitativa” in quelle aree si è tradotta in una miriade di manufatti realizzati abusivamente e poi condonati. Il risultato finale è l’attuale paesaggio periurbano in forte degrado.
E’ evidente allora che non si può preservare il territorio impedendone la sua fruizione, soprattutto in questi ambiti “periurbani” in cui la frammentazione della proprietà è molto elevata poiché la dimensione media della proprietà terriera si aggira intorno ai 3000 mq. e quindi queste aree tendono all’incolto, al dimesso con il risultato di un territorio fragile soggetto anche al dissesto idrogeologico. Dare la possibilità di utilizzare il fondo di proprietà portando il lotto minimo a 4000 – 5000 mq. stimolerebbe sicuramente l’accorpamento delle aree con l’eliminazione dei piccoli lotti di esigua dimensione.
Siamo sicuri inoltre che la realizzazione di un bene casa in campagna (con abbattimento sensibile dei costi rispetto alle case in città) ma con le caratteristiche della ruralità, rappresenterebbe per molte giovani coppie e famiglie la possibilità di un notevole risparmio economico e aprirebbe un mercato di tipo non speculativo che farebbe da calmiere ai prezzi delle abitazioni attuali.
La realizzazione di annessi agricoli di limitata invasività nei quali poter custodire gli attrezzi necessari per la conduzione del fondo ai “contadini urbani” permetterebbero di utilizzare meglio il fondo stesso presidiandolo efficacemente.
Inoltre molte piccole imprese artigiane ne trarrebbero sicuro giovamento in un momento così delicato per la nostra economia.
Tutto questo si può realizzare nell’ottica della riqualificazione attraverso il rispetto di regole ferree al fine di tutelare il rapporto tra uomo – paesaggio – territorio. Il territorio periurbano materano così come si presenta oggi va recuperato e riqualificato. La norma attuale conserva solo l’immobilismo. E’ ora di cambiare.
Mag 31
Era un’opportunità per piccole imprese e artigiani, ma soprattutto per giovani per giovani che non possono permettersi una casa in centro o in “pericentro” a prezzi assurdi. Prezzi tra l’altro non determinati dalla legge del mercato (data la quantità enorme di case vuote) ma più da giochini dei grandi costruttori edili…peccato non se ne sia più parlato