Fatta la legge, trovato l’inganno. E sopratutto a danno dei poveri immigrati. La storia è simile a quella che stanno vivendo in questi giorni gli immigrati che sono saliti sulla gru a Genova per protestare contro l’assurda legge della sanatoria che doveva garantire ai lavoratori extracomunitari una “terra promessa” e che invece si è trasformata in una terra d’espulsione. In realtà il governo italiano chiedendo 500 euro per sanare la posizione irregolare di un immigrato non veniva a conoscenza della truffa che avevano messo in piedi imprenditori senza scrupoli. Il caso di Genova non è purtroppo l’unico e la conferma è arrivata con l’operazione “Terra promessa” che si è chiusa tre giorni fa con l’arresto a Verona del latitante Mario Caldarola, originario di Pisticci e residente a Matera. 51 anni e già noto alle forze dell’ordine per una serie di reati contro il patrimonio e spaccio di sostanze stupefacenti, Caldarola in collaborazione con altri dieci persone, incensurate e tutte over 60, ha illuso almeno una quarantina di immigrati attraverso una procedura ormai collaudata che prevede la consegna dei documenti richiesti per la sanatoria in Prefettura. Mentre l’immigrato consegnava all’ufficio postale il kit per ottenere un tagliando che teoricamente garantiva la sanatoria in realtà la procedura non andava a buon fine perchè alla Prefettura è stato scoperto l’inganno. Caldarola e i suoi complici falsificavano i Cud richiesti attraverso l’indicazione di nominativi inesistenti e di importi di reddito che superavano i 20mila euro, cifra richiesta per poter giustificare l’assunzione di un lavoratore extracomunitario. La truffa è stata avviata proprio nel settembre del 2009, periodo in cui è stata avviata la sanatoria per gli immigrati dall’attuale governo. Il dato curioso è quello sottolineato da Luisa Fasano: per la provincia di Matera sono pervenute solo 271 richieste di sanatoria e di queste solo 150 sono andate a buon fine. Le indagini, coordinate dal dirigente della Squadra Mobile Nicola Focarino hanno evidenziato subito che c’era una truffa in corso e sono scattate le indagini. Dagli interrogatori è emerso che alcune persone sono state pregate di contribuire alla truffa attraverso l’indicazione delle proprie generalità per compilare i Cud mentre altre erano del tutto ignare, perchè in effetti erano stati inseriti dei nomi di fantasia. Dopo aver individuato il capo di questa organizzazione la Polizia ha chiesto il contributo della quarta sezione antidroga, guidata dall’ispettore Giampetruzzi e dal sostituto capo Elio Santoro. A distanza di quattro ore dall’identificazione di Mario Caldarola come principale responsabile di questa maxi-truffa l’uomo era già arrivato a Roma. Da qui si sposta prima a Milano e poi a Verona. Ma l’Italia non è un posto sicuro e così Caldarola decide di trasfersi in Germania, raggiungendo prima Monaco e poi Hollfeld, dove trova ospitalità con la complicità di due bernaldesi emigrati in territorio tedesco. E’ il signor Giovanni ad allocare Caldarola presso il signor Antonio, titolare della “pizzeria da Antonio”. Sia Giovanni che Antonio sono stati denunciati a piede libero per aver dato ospitalità ad un latitante, ricercato da un mandato di cattura internazionale. La Polizia comunque riesce ad ottenere i numeri di telefono delle sim tedesce che ha deciso di utilizzare Caldarola per tentare di sfuggire all’arresto. Un’altra scheda telefonica tedesca è stata ceduta alla moglie. La Polizia ha la possibilità di ascoltare tutto il traffico delle telefonate ricevute ed effettuate verso il cellulare utilizzato da Caldarola e quindi conosce tutti i suoi movimenti. Gli agenti sono pronti a partire per la Germania quando Caldarola decide di ritornare in Italia, ripercorrendo a ritroso il tragitto precedente. Dopo dieci giorni di soggiorno tedesco Caldarola riparte da Hollfeld tre giorni fa verso Monaco e da qui raggiunge Verona, dove dovrebbe arrivare, in base ad una intercettazione telefonica, alle ore 15. Caldarola ha annunciato sempre attraverso il telefono ad un suo amico che da qui si sposterà verso La Spezia e il primo treno per la città ligure parte alle 15 e 7. Gli agenti hanno sette minuti di tempo per inviare una foto segnaletica di Mario Caldarola ai colleghi di Verona e tentare l’arresto facendo squillare i cellulari utilizzati da Caldarola. L’uomo è riconosciuto dagli agenti e viene subito identificato anche perchè ha commesso la leggerezza di portare con se la sua carta d’identità. Mario Caldarola e gli altri dieci collaboratori rispondono di concorso continuato per la permanenza illegale in Italia di cittadini extracomunitari e di produzione di atti falsi. Caldarola è stato arrestato, i suoi collaboratori sono stati raggiunti da un avviso di garanzia e denunciati. Durante la perquisizione avvenuta all’interno dell’abitazione di Caldarola, gli agenti hanno ritrovato diversi Cud in bianco pronti per essere falsificati, altri Cud falsi e una serie di documenti di riconoscimenti falsificati. Nel corso della perquisizione il figlio di Caldarola ha tentato di rompere un computer, pensando che con la sua distruzione sarebbero stati cancellati tutti i movimenti illegali commessi da suo padre. In realtà un computer si può facilmente ricostruire perchè all’interno l’hard-disc è sempre recuperabile. Resta l’amarezza per il destino amaro che dovranno ora accettare i poveri immigrati. All’operazione Terra promessa hanno lavorato anche il PM Rosanna Defraia e il Gip Scimitano. Una curiosità: la conferenza stampa è arrivata proprio nel giorno del compleanno di Mario Caldarola. Sarà il primo della sua vita dietro le sbarre.
Michele Capolupo
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Greassano: giovane di 18 anni arrestato dai Carabinieri per detenzione e spaccio di droga.
Proseguono i servizi preventivi della Compagnia Carabinieri di Tricarico rivolti alla prevenzione e repressione dei reati concernenti le sostanze stupefacenti e psicotrope.
Nell’ambito di tali servizi, un’attenzione particolare è stata rivolta anche alle piazze di spaccio “atipiche”: tali sono da considerarsi, infatti, i centri dell’entroterra materano, la collina da sempre ritenuta “tranquilla” in merito a tale fenomenologia criminale, eppure mai sottovalutata dall’analisi investigativa dell’Arma.
Tale proposito operativo, messo sul campo con servizi di pedinamento e osservazione, pattuglie e, all’occorrenza, ausilio delle unità cinofile, ha consentito, ad esempio, di trarre in arresto a Salandra, non più di dieci giorni or sono, un insospettabile spacciatore 22enne trovato in possesso di sostanza stupefacente del tipo “marijuana” per un peso complessivo di circa 50 grammi. Mercoledì 17 novembre un ulteriore responso.
A Grassano, sempre nell’ambito di tali servizi, le maglie dei controlli si sono strette attorno ad un giovane appena 18enne, incensurato, studente e “insospettabile”, che è stato trovato in possesso di 7 grammi circa di hashish, già suddivisi in sette dosi, tutte contenute in cellophane, quindi destinate all’illecito mercato dello spaccio locale.
Il controllo è scattato in pieno centro a Grassano, verso le ore 18.30, quando i militari, insospettiti dall’atteggiamento del giovane, lo hanno fermato e, dopo averlo perquisito, hanno rinvenuto in un risvolto del pantalone, occultati all’interno di un pacco di sigarette, la sostanza, successivamente, poi sequestrata.
L’arrestato è stato accompagnato nel carcere di Matera.