Eroina e hashis sul treno. Due persone denunciate dalla Polfer di Metaponto.
Continua senza sosta l’attività di contrasto del fenomeno dello spaccio e del consumo di droga attraverso servizi assiduamente svolti dalla Polizia di Stato.
Nei due giorni appena trascorsi, personale del Posto di Polizia Ferroviaria di Metaponto ha denunciato all’A.G. due persone, entrambe residenti in provincia di Cosenza, perché trovate in possesso di eroina ed hashish.
Nel pomeriggio di lunedì 7 settembre, durante un controllo degli agenti in servizio di scorta viaggiatori sul treno regionale Taranto – Metaponto, è stata la volta di un uomo di 43 anni di Amendolara indosso al quale sono stati rinvenuti due pezzi di hashish del peso complessivo di gr. 12,8 ed un involucro in cellophane, comunemente definito “cipollina”, contenente eroina del peso di gr. 0,4.
Poi, ieri mattina 8 settembre, gli agenti del Posto di Polizia Ferroviaria di Metaponto, durante la sosta in quello scalo del treno IC 786 Milano – Crotone, hanno sorpreso a bordo del convoglio un giovane di 22 anni di Montegiordano in possesso di un pezzo di hashish del peso di gr. 20,8.
Martedì 8 settembre a Irsina , nella tarda serata, i militari della locale Stazione hanno tratto in arresto un 26 enne, originario di Melfi ma residente a Terranova sul Pollino.
L’uomo, un pregiudicato sottoposto al regime degli arresti domiciliari presso una comunità di recupero di Santa Maria d’Irsi, è stato riconosciuto colpevole di violazioni degli obblighi della misura cautelare a cui era sottoposto e, pertanto, l’A.G., concordando con le risultanze investigative e l’esito dei controlli svolti dagli uomini dell’Arma, ha ritenuto di dover sostituire la misura cautelare meno attuale degli arresti domiciliari con quella, più severa, della detenzione in carcere.
Non è infatti sfuggito ai carabinieri del posto come lo stesso, in più circostanze e con più azioni criminose, si fosse sottratto agli obblighi di legge, derivanti dal suo status.
Dopo l’arresto, è stato accompagnato presso la casa circondariale di Matera.
Ad una svolta positiva, le indagini dei carabinieri, avviate a seguito della rapina, perpetrata al titolare di un distributore di carburante di Bernalda (MT), il 4 agosto del 2008.
I carabinieri della Stazione di Bernalda e i colleghi della Compagnia di Pisticci l’avevano assicurato e, così, al termine di accurate e serrate indagini, coordinate, sempre, dalla Procura della Repubblica di Matera (dottoressa Cazzetta), sono riusciti a dare un volto ed un nome ai tre autori della rapina, messa a segno, la sera dell’8 agosto di un anno fa, a Bernalda e, a seguito della quale, vi fu il decesso del titolare dell’impianto, Favale Mario di 67 anni, stroncato, dopo qualche giorno dall’aggressione, da un infarto.
Ripercorriamo le tappe di quel tragico evento: sono le prime ore della mattina dell’8 agosto 2008, quando due individui, con il volto coperto e nascosto da una maschera di plastica carnevalesca, si appostano sotto l’abitazione dell’anziano titolare, sicuri che lo stesso, da lì a poco, sarebbe uscito con in mano l’incasso del giorno precedente.
Infatti, alla vista della vittima, i due, senza esitazione, gli sono addosso e lo bloccano violentemente, strattonandolo e colpendolo, fino a sottrargli, con forza, una busta con all’interno circa 6.000 euro.
Messo a segno il colpo, fuggono a piedi, facendo perdere le loro tracce.
Nell’immediatezza dell’evento, i carabinieri hanno iniziato a seguire ogni possibile e utile traccia, setacciando, pazientemente e meticolosamente, tutti gli ambienti malavitosi, non solo del comune in questione, ma anche di altri centri contermini, convinti che i rapinatori potessero essere solo del posto.
Non agevole il lavoro degli investigatori, che, di fatto, fin dall’avvio delle indagini, non hanno potuto beneficiare di testimonianze o altri elementi immediatamente utili alle indagini stesse.
Tuttavia, irriducibili e risoluti, i militari hanno vagliato ed analizzato alcuni piccoli indizi, apparentemente non rilevanti, che, poi, hanno consentito di identificare non solo i due autori materiali della rapina, ma anche un terzo componente, che aveva avuto il ruolo di basista.
In particolare, essenziali, nell’identificazione dei tre soggetti, sono risultate alcune testimonianze indirette rese sui tre soggetti, la descrizione del loro abbigliamento, risultato “singolare e sospetto” per il periodo (maglioni pesanti con maniche lunghe) e alcune loro incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate agli stessi carabinieri.
Gli elementi, così, faticosamente acquisiti, sono stati quindi rapportati presso la procura con la conseguente denuncia, quali autori della rapina, delle tre persone in questione.