Pasquale Di Lorenzo in una nota ricorda Pinuccio Tatarella, storico esponente del Movimento Sociale Italiano a venti anni dalla sua scomparsa. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Di Lorenzo: “Perchè ricordiamo e rimpiangiamo Pinuccio”.
“1999 -2019 “Pinuccio Tatarella a 20 anni dalla sua scomparsa noi lo ricordiamo così.
Con le parole dette, tra le tante dei tanti, del di Lui avversario di sempre, Massimo D’Alema, che quel giorno di 20 anni disse alla Camera dei Deputati :….un Uomo che aveva grande passione politica, una passione politica che si forma in chi sale l’edificio anche del potere degli onori, partendo dallo scantinato; ad ogni piano che sale sa che domani potrebbe ridiscendere quelle scale, ma questo non spezzerebbe la sua passione …”Ecco delle tante qualità, delle tante battaglie politiche di cui egli ne fu il precursore o coideatore ( l’ elezione diretta dei Sindaci e dei presidenti delle Regioni, la Repubblica Presidenziale e federale il Suo sogno incompiuto); delle sue tante ideazioni politiche (la nascita di una destra di governo, protagonista e normale come fu Alleanza Nazionale) su cui tanti autorevoli commentatori ne hanno scritto ,io credo che sono quelle parole di 20 anni fa nel commiato fatto dalla parte politica a lui lontana ed avversaci sia quel il senso autentico della personalità e della lezione umana e politica di Pinuccio Tatarella. Egli non fu mai casta. Non lo fu quando la casta era inossidabile ed inaffondabile. Non fu mai supino a poteri che egli per primo denominò come i “Poteri Forti” in una lettera alla Repubblica di Eugenio Scalfari. Soprattutto non fu mai uomo di odio ma di armonia, mai di parte :provava un fastidio intellettuale verso i faziosi. Fu soprattutto un uomo innamorato della sua Terra che non può essere circoscritta alla sua contrada digli o del ciabattino di Cerignola. Era un uomo di Sud e dei tanti Sud… un mediterraneo, amava la Puglia, la Campania, la Calabria, la Sicilia, la Lucania e amava la nostra Matera. La mia Matera, la Matera di Mimmo di cui volle fare il compare di nozze, di Nicolino a cui lo legava un amicizia di gioventù dai tempi dell Università e della Caravella, dei tanti dei tanti umili e semplici militanti del Msi che ebbero modo di conoscerne non senza esserne stupiti ed attratti dal suo antesignano modo di porsi già 20 anni come un politico che oggi si definirebbe “anticasta” …Non pochi trovavano quel modo sui generis di approcciarsi. Il Presidente Scalfaro era tra questi. Un giorno, allorquando ,da Vice presidente del consiglio dei Ministri trovandosi a Matera per un incontro nel Partito nella storica sede di Vico XX Settembre senza scorta ed autoblindata (era stato da pochi giorni sventato la costruzione di una attentato che la NCU aveva in mente di mettere a segno contro di lui che doveva essere compiuto ad Altamura) chiese ai vecchi militante Francesco e Benito di prendere un mazzo di carte per sedersi con loro e giocare a tressette prima che cominciasse la riunione. Ecco fu sempre consapevole che “quelle scale del Potere le potesse discendere” senza perdere mia i legami e le passioni. Oggi ci viene da chiederci se quello spirito, quel modo di intendere la politica non alimentatrice di odio e fazioni, se il Suo allora atipico modo informale di servire le istituzioni fosse stato seguito dai più avrebbe reso non necessario e non ineluttabile questa nuova stagione di antipolitica.
Una cosa di certo avrebbe amato più di ogni altra cosa: battere a tresette Beppe Grillo, seduto ad un tavolino di una tipica trattoria del Sud …forse la politica avrebbe intrapreso un altro percorso.