Franco Labriola, esponente di Policoro Possibile “Enrico Berlinguer” annuncia in una nota la presenza di 20 delegati lucani agli Stati Generali di Possibile a Napoli. Di seguito la nota integrale.
Gli Stati Generali di Possibile sono la nostra assemblea generale, in cui convochiamo i nostri iscritti da tutta Italia e i delegati da loro eletti nei rispettivi comitati territoriali. Nel corso della giornata voteremo lo Statuto essenziale per la trasformazione di Possibile in soggetto politico – un documento che insieme agli altri in questi giorni è discussione nei comitati -, presenteremo le nostre campagne, gli strumenti e le attività di Possibile, e daremo formalmente il via al nostro primo congresso.
20 i delegati lucani, in rappresentanza dei primi 7 comitati nati in Basilicata. Si tratta dei Comitati di Matera, Potenza, Potenza, Policoro, Tursi, Bernalda e Scanzano Jonico. Una folta delegazione che dopo la giornata di Napoli sarà impegnata a radicare “Possibile” in tutti i comuni della Basilicata.
Coerentemente a quanto contenuto nel Patto repubblicano, il nuovo soggetto si ispira ai valori di democrazia, partecipazione, uguaglianza e alternativa. A Napoli approveremo lo statuto, il regolamento congressuale e tantissimi contributi tematici, fra i quali l’appello per una moratoria sulle ricerche e le estrazioni petrolifere nel mare nostrum, proposto dal comitato Possibile di Policoro.
Chi cercasse nello statuto di Possibile una segreteria o una direzione nazionale, magari sotto mentite spoglie, non la troverebbe.
Sono rituali che appartengono ad altri modelli, dal cui rifiuto nasce Possibile, perché questi hanno fallito costantemente, nonostante le numerose riproposizioni con vari aggiustamenti. Hanno finito per allontanare sempre più i cittadini dai partiti, divenuti – per usare le parole di Enrico Berlinguer (intervista a Eugenio Scalfari, la Repubblica, 28 luglio 1981) – «soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”».
“Possibile” sarà l’esatto contrario dei partiti classici, orientato a nome metodologie di partecipazione attiva e costante degli iscritti e dei cittadini.
Nov 20