Pietro Simonetti, presidente del Centro studi e ricerche economico-sociali, fa il punto sul risanamento dei territori colpiti dal sisma il 23 novembre 1980 nel giorno in cui ricorre il 37° anniversario. Di seguito la nota integrale.
“In Basilicata dopo il 1980 sono stati investiti dallo Stato oltre 3500 milioni, di cui 3000 per la ricostruzione e infrastrutture e circa 500 per il finanziamento delle aziende industriali anche danneggiate.
L’attuale occupazione nelle aree terremotate lucane è di 1.700 lavoratori diretti e circa 1000 indiretti contro una previsione di 6000, indiretti compresi, di posti di lavoro finanziati con contrbuti pari al 120% delle spese ipotizzate. Delle 107 aziende finanziate ne rimangono una cinquantina.
Ricordiamo che alcune aziende, tra quelle fallite o che non hanno mai aperto (circa 30) sono state riassegnate oppure occupate abusivamente o fittate dai curatori fallimentari,con scarse attivita’ produttive o occupazionali in atto.
Nel 2017 in Basilicata ci sono circa 100 capannoni, o strutture similari, di cui una ventina finanziati da Legge.219/81 ed i restanti con le leggi 488/92 e 64/74,non utilizzate preda dei ladri di rame edi impiantistica.
Scorrendo l’elenco delle aziende emergono situazioni di spreco e di scarsissimo utilizzo.Sono i casi della ex Abl di Balvano, 17.000 mq, ora 0 dipendenti,oppure della ex Ets di tito ,che occupava 250 lavoratori, ora qualche decina ,oppure la Sinoro mai entrata in produzione con tre fallimenti dietro le spalle ,quattro cambi di ragione sociale due condanne per truffa e bancarotta.
Molte aziende sono da anni in gestione fallimentare o sono state svuotate degli impianti che sono tornati alle aziende produttrici in Italia o vendute all’estero: Standartela ,Ets, Etm,Abl.Gli impianti Parmalat sono ora utilizzati in Veneto dalla Vincenzi dopo la chiusura dello stabilimento di Atella e la successiva truffa di reindustrializzazione che ha determinato la disoccupazione di 120 lavoratori.
Si tratta di un enorme patrimonio di immobili e infrastrutture di un valore stimabile di almeno 200 milioni.
Anche la riassegnazione di suoli e strutture e’ fallita assieme ai bandi di reindustrializzazione. L’ultima legge approvata per il risanamento dei consorzi industriali e’ completamente disapplicata: nemmeno uno stabilimento e stato riutilizzato con le nuove norme mentre l’indebitamento dei consorzi viaggia attorno ai 100 milioni. L’Asi di Potenza e’ pronto per il terzo commissariamento in pochi anni
La valutazione sugli esiti delle politiche industriali del post-terremoto e del periodo successivo comporta l’analisi di uno scenario che vede l’industria manifatturiera italiana, in particolare quella del Mezzogiorno, in una fase di ristrutturazione di processo e di prodotto anche in relazione all’iper ammortamento previsto dalle normative sull’industria 4.0.Attualmente la Basilicata ha il piu’ alto tasso manifatturiero nel Mezzogiorno.
In questo scenario,si colloca il processo di ristrutturazione del settore automobilistico, dalla ideazione alla vendita. In Italia circa 1.400.000 persone lavorano nel comparto automobilistico e una parte degli occupati in questo segmento, componentistica compresa, sono allocati in Basilicata e Campania.La ristrutturazione del sito di Melfi ha prevalentemente sostenuto l’aumento del Pil lucano negli ultimi due anni ,con un calo negli ultimi mesi. Alcune delle aziende finanziate con i fondi del post terremoto,come la Ferrero,la Barila e altre mantengono posizioni di rilievo nelle attivita’ manifatturiere lucane.
La proposta di riutilizzo dei capannoni del dopo sisma e del successivo trentennio, rimane di assoluta attualita’ anche in relazione alle ristrutturazione degli apparati produttivi e del rientro di talune produzioni dall’estero.
Occorre elaborare un progetto che ridia senso alla programmazione industriale ma soprattutto ridefinisca il ruolo dei consorzi industriali con un solo Ente guidato da persone competenti di livello internazionale con adeguate strumentazioni e politiche cattura degli investimenti anche esteri.
La situazione economica attuale determina, soprattutto nelle aree interne dell’arco appenninico, che corrispondono in parte alle aree terremotate, una gravissima crisi demografica che, se non affrontata, diventerà la causa prima dell’impossibilità di risolvere la questione della creazione del reddito,dell’occupazione e del mantenimento dei servizi.
Mentre nelle altre aree italiane, in particolare del centro-nord, la caduta demografica , la mobilita’ sono compensate dai flussi migratori in entrata, anche con il contributo di una quota di giovani provenienti dal Mezzogiorno, nelle zone interne i flussi migratori dall’estero sono di passaggio e sostanzialmente legati per un terzo ai lavori di cura degli assistenti domestici.
In Basilicata, su 44.000 lavoratori migranti occupati nel 2017 nei diversi comparti, la quota delle assistenti domiciliari corrisponde quasi al 40% del totale di forza lavoro.
Tale situazione reclama con forza un piano di ripopolamento, anche per riutilizzare le case sfitte dei centri storici dei piccoli comuni ,in particolare quelli ricostruiti bene con i fondi della legge 219.
Occorre creare un una agenzia di scopo che gestisca l’organizzazione dei flussi di mobilita’ in entrata.
In questo momento in Italia ci sono oltre 200 mila profughi richiedenti asilo, in Basilicata sono ospitati circa 3000 persone . Circa 23.000 stranieri sono residenti, 2800 bambini e giovani sono inclusi nel sistema scolastico. Bisognerebbe lavorare anche per il rientro dei giovani lucani che studiano in Italia e all’estero.
La centralizzazione dell’intervento, attraverso la mano pubblica, le associazioni e le parti sociali diventa essenziale per l’attuazione di un tale progetto che dovrebbe anche provvedere alla formazione professionale e misure per il riutilizzo, la manutenzione delle case sfitte .
In Basilicata ci sono circa 4000 lavoratori espulsi del sistema produttivo , attualmente in cassa integrazione oppure inseritivi nella platea del reddito di inserimento .
Circa 6.000 lavoratori utilizzano i fondi regionali e quelli del petrolio per le attività di forestazione e manutenzione ambientale.
Solo in questi segmenti abbiamo quindi oltre 8000 lavoratori che, a fronte di una proposta di riuso dei siti manifatturieri inutilizzati, una diversa ed efficace manutenzione e la salvaguardia ambientale, le attività di ricerca e di sviluppo, la qualificazione del sistema formativo e scolastico possono, insieme ai disoccupati, ai neo-laureati e ai diplomati, ai migranti, diventare il motore per sostenere una piattaforma programmatica per un modello di sviluppo diverso. Il quadro di riferimento finanziario e’ il programma operativo regionale 2013-20 ,il bilancio regionale e gli stanziamenti statali
l’architrave di un simile progetto, che ha bisogno del piano di ripopolamento, si fonda sui cicli agro-alimentari e turistici, su quello manifatturiero , dell’energia e della tutela del territorio.
L’industria pulita dei polimeri solidi e liquidi,che sostiene l’industria estera che quella italiana nella componentistica auto, nel ciclo della plastica, nella sanità e nella farmaceutica, e’ una prospettiva importante.
.Strategica può essere la ricerca e l’utilizzo dell’idrogeno.Quindi un vero e proprio distretto per la lavorazione polimeri e delle nuove energie.
L’utilizzo dei polimeri nelle nostre aree potrebbe cambiare il paesaggio produttivo e occupazionale trattandosi di attivita’ non inquinanti per rifornire i distretti industriali che utilizzano i prodotti realizzati in Basilicata che diventerebbe un polo molto importate oltre alla verticalizzazione della produzione.
Accanto, in stretta connessione a tale ipotesi, avanza con forza l’uso della risorsa idrica, delle energie alternative.
Un ruolo particolare potrà svolgere la riconversione del sistema formativo e scolastico, non solo sul piano occupazionale, ma anche la riforma della pubblica amministrazione, della gestione delle aree di disagio e delle poverta’, l’ innovazione nell’organizzazione del lavoro, anche a livello di processo e di prodotto, inclusi il comparto artigianale e dei prodotti tipici e degli antichi mestieri, quindi nuove pratiche formative partire da quella continua.
Il tema della logistica e della mobilità non potra’ essere affrontata secondo i canoni delle politiche della Cassa del Mezzogiorno. Diventa essenziale, nelle aree interne, la manutenzione stradale, urbana e abitativa .
La rivendicazione di opere pubbliche faraoniche, di assi stradali frequentati da pochi, di aree artigianali senza artigiani, di aeroporti senza aerei e così via, deve lasciare il passo all’aggregazione dei servizi comunali e alla loro gestione, al rafforzamento del trasporto pubblico con il nuovo piano in gestazione
La priorita’ strategica di questa progettualità non può che essere rappresentata dal superamento del digital divide per l’accesso veloce alla rete
E’ possibile a 37 anni dal sisma utilizzare le risorse del passato, valutare i risultati positivi e negativi, preparando in il futuro.
Per fare questo occorre superare la lotta fratricida senza quartiere in corso nell’ambito dei gruppi dirigenti a tutti i livelli. Ritrovare la spinta unitaria propositiva del movimento sindacale recuperando l’esperienza della Vertenza Basilicata”.