Dopo le celebrazioni per i 60 anni della firma dei Trattati della Comunità Economica Europea a Roma arrivano le riflessioni politiche sul tema del materano Pierluigi Diso. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione
L’Europa vive momenti particolarmente difficili su tutti i fronti della politica, dell’economia e della sicurezza dei suoi cittadini. L’ultimo evento terroristico londinese induce ad un’attenta riflessione, mentre l’anniversario della firma dei Trattati di Roma con la manifestazione di ieri nella capitale ci rende orgogliosi di essere europei e tali vogliamo continuare ad essere. In molti paesi europei presto si tornerà al voto e le destre sono pronte ad occupare seggi parlamentari, se non addirittura il potere governativo. Per contro, l’esempio del Regno Unito che è uscito dall’Euro sta contagiando altri paesi del vecchio continente. E’ ormai in dubbio la sopravvivenza di istituzioni e strumenti comuni costruiti in sessant’anni di vita europea.Ma, a fronte di questo pericolo, accresciuto dall’ascesa dei movimenti di opinione favorevoli ad un ritorno a chiusure nazionali e allo smantellamento dell’Europa, sta maturando anche una maggiore consapevolezza della necessità di rilanciare la costruzione europea sul terreno politico, sia da parte di alcuni governi e forze politiche nazionali, sia nel Parlamento europeo e nella Commissione europea, oltre che nella BCE.Il primo di questi fronti è quello politico-culturale, che ha avuto nuovi sviluppi dopo il rilancio, su scala mediatica ed internazionale, per quanto simbolico finora, degli obiettivi indicati dal Manifesto di Ventotene. A questo hanno senza dubbio contribuito le iniziative promosse dall’Italia, con il vertice Merkel-Hollande-Renzi a Ventotene.Questo è dunque il momento, per chi vuole davvero l’Europa, di far sentire la propria voce, e di mostrare che è ancora maggioranza in questo continente. È il momento di una mobilitazione di tutte le forze ed istituzioni a cui sta a cuore il destino del nostro continente. L’occasione del 60° anniversario del Trattato di Roma, il 25 marzo 2017, a Roma, ormai indicato da molti attori politici come una scadenza spartiacque nella politica europea.E’ in questo scenario che va letto il Libro Bianco a firma Juncker . Il 1° marzo il presidente della Commissione europea ha presentato il Libro bianco sul futuro dell’Europa, un documento sullo stato dell’Unione, che esamina il modo in cui l’Europa cambierà nel prossimo decennio e i possibili scenari che potranno delinearsi per l’Unione europea post Brexit.L’appuntamento romano è stata l’occasione per riflettere sullo stato di avanzamento del progetto europeo, valutandone i successi e i punti di forza come pure gli aspetti da migliorare, e dimostrare la volontà comune di costruire insieme un futuro più solido. Il Libro bianco descrive cinque scenari, ognuno dei quali fornisce uno spaccato di quello che potrebbe essere l’Unione da qui al 2025 a seconda delle scelte che l’UE effettuerà. Gli scenari hanno carattere orientativo, non si escludono a vicenda né sono esaustivi. Per contribuire a questo processo di riflessione, la Commissione europea, insieme al Parlamento europeo e agli Stati membri, ospiterà una serie di dibattiti sul futuro dell’Europa che avranno luogo nelle città e nelle regioni del continente. Anche Matera, Capitale Europea della cultura per il 2019 dovrebbe riflettere sull’argomento ed organizzare un incontro-dibattito. La stessa Commissione, per alimentare e stimolare il dibattito, nei prossimi mesi pubblicherà anche un insieme di “reflectionpaper” che dovranno delineare i contorni di un’Unione Europea rinnovata e riguarderannolo sviluppo della dimensione sociale dell’Europa;la gestione della globalizzazione; l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria sulla base della relazione dei cinque presidenti del giugno 2015; il futuro delle finanze dell’UE; il futuro della difesa europea.Sarà necessario affrontare gli scenari dell’Europa fino al 2025 consapevoli del passato, del pensiero dei padri nobili che unirono commercialmente il vecchio continente, cercando di “…riscoprire, apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi secoli”, come ebbe a dire già Papa Benedetto XVI nel 2009, richiamando il desiderio di Giovanni Paolo II di veder ricordato nel Trattato costituzionale dell’Unione Europea un riferimento alle “radici cristiane”, patrimonio comune dell’Oriente e dell’Occidente.
Pierluigi Diso