L’8 maggio 2023 ricorre il 75° anniversario della prima seduta del Senato della Repubblica. Di seguito l’intervento di Enzo Scasciamaccha.
L’8 maggio 1948 rappresenta una data storica per il nostro Paese, e in particolar modo per il Senato della Repubblica. Quel giorno, infatti, prende finalmente vita il nuovo Parlamento disegnato dai Padri costituenti e l’Aula di Palazzo Madama ospita la prima seduta del nuovo Senato repubblicano, il quale, a differenza del precedente Senato del Regno, è diretta espressione e rappresentanza della sovranità popolare, così come previsto dall’articolo 1, secondo comma, della nostra Costituzione.
Celebrare oggi la nascita del Senato della Repubblica significa conservare la memoria delle nostre radici e del ruolo che questa Istituzione continua a svolgere a presidio della rappresentanza e dei diritti di libertà.
Non a caso, la lapide bronzea (immagine sopra) che si trova sulla parete frontale dell’Aula reca la scritta: «Per suffragio di popolo a presidio di pubbliche libertà», e proprio quella scritta è stata scelta per commemorare non solo la prima seduta, ma anche per ricordare a tutti i cittadini – in modo molto tangibile e quotidiano grazie a una moneta e a un francobollo – l’impegno che il Senato ha assunto quel giorno nei confronti dell’intera Nazione.
La moneta da 5 euro che l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha dedicato all’anniversario riporta su un verso la raffigurazione dell’Aula legislativa di Palazzo Madama, con le date fondamentali «8 maggio 1948» e «8 maggio 2023», mentre sul retro è raffigurato il «Carro del Sole» di Giovanni Paolo Pannini (immagine di seguito), affresco realizzato tra il 1725 e il 1726 che decora attualmente il soffitto della Sala Pannini.
Evento in Aula
La celebrazione ufficiale dell’anniversario, alla presenza del Presidente della Repubblica, si terrà l’8 maggio. Per l’occasione l’Aula verrà addobbata con il Tricolore, così da riprodurre esattamente l’allestimento della prima seduta.
Dopo il saluto del Presidente La Russa, interverranno Anna Finocchiaro, Stefano Folli, Giuseppe Parlato ed Ernesto Galli della Loggia a illustrare il contributo del Senato alla vita della nostra Repubblica da quel 1948 a oggi.
Uno dei cantanti più amati dagli italiani, Gianni Morandi, aprirà l’evento con l’inno di Mameli, e lo chiuderà con un recital in cui proporrà molti dei brani che hanno accompagnato la vita della Repubblica in questi 75 anni.
Mostra a Palazzo Giustiniani
Carro del Sole in Sala Pannini
Il 6 maggio il Senato ah aperto ai cittadini le porte di Palazzo Giustiniani e delle sale in cui, il 27 dicembre 1947, la Costituzione fu promulgata dal Capo provvisorio dello Stato e controfirmata dal Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi, dal Guardasigilli Giuseppe Grassi e dal Presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini.
È l’occasione per vedere dal vivo i documenti che rappresentano le grandi tappe del cammino costituzionale degli italiani dal tardo Settecento all’età contemporanea. L’accento è, ovviamente, sui documenti fondanti dell’Italia repubblicana, primo fra tutti l’originale della Costituzione italiana, conservato all’Archivio Centrale dello Stato e concesso in prestito per l’occasione; sarà eccezionalmente esposto nella Sala della Costituzione, proprio a pochi passi dalla scrivania su cui la firma ha avuto luogo.
Dall’Archivio di Stato di Torino arriverà invece lo Statuto Albertino nelle due versioni promulgate all’epoca, italiana e francese.
Altro materiale proverrà dalle raccolte librarie e documentarie della Biblioteca e dell’Archivio storico del Senato.
Ulteriori documenti forniti dall’Archivio Centrale dello Stato illustreranno la nascita della Repubblica, il lavoro dell’Assemblea Costituente, l’approvazione e la promulgazione della Costituzione della Repubblica italiana.
La mostra sarà aperta dal 6 maggio all’11 giugno, tutti i fine settimana, e nella giornata del 2 giugno, Festa della Repubblica, dalle ore 10 alle 18. Palazzo Giustiniani sarà eccezionalmente aperto anche il 13 maggio, per la Notte dei musei, dalle ore 20 all’una.
S come Senato, mostra a Palazzo Madama
Il simbolo del Senato nel 1848
Due parole anche sul simbolo del Senato. Ogni istituzione ne ha uno. E il Senato, grazie a una scelta compiuta nella prima legislatura della Repubblica, ha un simbolo di grande efficacia visiva: una “S” istoriata.
Dall’8 maggio gli allievi delle scuole in visita a Palazzo Madama potranno scoprirne la storia grazie a una mostra in Sala Garibaldi. L’Archivio storico del Senato ha ricostruito i passaggi che hanno portato dall’originario emblema del Senato del Regno (immagine sopra) a quello del Senato repubblicano oggi in uso. Si potrà seguirne l’evoluzione a partire dai registri solenni dell’Ottocento, come il Registro del Giuramento dei re o il Registro dello stato civile della famiglia reale, passando per documenti più quotidiani come libri mastri e contabili, ordinativi di stoviglie, galloni delle livree degli impiegati, decorazioni architettoniche e finimenti delle carrozze.
Infine, un documento del 1848 testimonia come l’iniziale maiuscola del Senato dovesse contrassegnare persino gli asciugamani.
Il contributo della Camera della Moda
Proposta grafica Laura Biagiotti
Anche la Camera Nazionale della Moda Italiana ha dato il suo contributo alle celebrazioni del Senato, invitando i propri associati a elaborare un logo speciale per l’occasione. È stata selezionata una delle due proposte grafiche presentate da Laura Biagiotti (immagine sopra), uno dei più grandi marchi della moda italiana: la classica S di Senato è qui circondata da una corona di alloro, considerata in antichità la pianta della metamorfosi e dell’illuminazione, oltre che il simbolo della sapienza.
Tra gli altri loghi proposti, una menzione particolare va all’elaborato dai creativi di Breeze, la società che ha rilevato il marchio Giuliano Fujiwara fondato da YoshiakiFujiwara; il padre della moda minimalista era giapponese di nascita ma italiano d’adozione, tanto da essere tra i primi associati alla nostra Camera Nazionale della Moda. Autori del logo sono due giovani italiani allievi dell’Accademia del lusso.
Enzo Scasciamacchia