Si terrà a Matera il 3 e 4 ottobre la prima convention Nazionale dei Popolari per l’Italia, appartenenti a pieno titolo nel P.P.E. (Partito Popolare Europeo). A renderlo noto è Fortunato Martoccia, segretario provinciale di Matera.
Alla convention parteciperanno nomi noti nazionali ed internazionali del panorama politico e culturale, tra cui il presidente dei Popolari Per l’Italia Mario Mauro, il Sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, il sottosegretario all’Istruzione Angela D’Onghia, il senatore Tito Di Maggio, l’ Europarlamentare F.I. Raffaele Fitto, il sindaco di Verona Flavio Tosi, Lorenzo Cesa Segretario Nazionale UDC, Giulio Tremonti e ancora, il sindaco di Matera Salvatore Adduce, l’avvocato ed ex sindaco di Matera Nicola Buccico, l’ex sindaco di Matera Saverio Acito e il prseidente della Regione Basilicata Marcello Pittella.
Tra i temi trattati: il ruolo dell’Italia nelle missioni all’estero (Portiamo a casa i Nostri Marò), tavola rotonda dal titolo: Quale Lavoro per quale impresa;
La sfida del futuro; riformite o riforme vere?;
Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
Al dibattito interverranno Presidenti di associazioni e movimenti.
L’evento sul tema “Convention Popolare: Una coscienza inquieta per l’Italia”si terrà presso l’Auditorium del Consevatorio in Piazza del Sedile il 3 e 4 ottobre dalle ore 15.30 di venerdì 3 ottobre e dalle 9.30 alle 18 di sabato 4 ottobre 2014.
DC-LIBERTAS: A MATERA NUOVA TAPPA DELLA “CORSA” AGLI EX DEMOCRISTIANI
Giuseppe Potenza, segretario regionale DC-Libertas
Non ci sfugge la “corsa” agli ex democristiani che fa tappa domani, sempre a Matera, dopo la recente Festa nazionale del Centro Democratico, per l’iniziativa promossa dai Popolari per l’Italia dell’ex ministro della difesa Mario Mauro. Un nuovo appuntamento significativo – che fa seguito al meeting dell’Udc a Chianciano – per verificare la fattibilità della nuova “Costituente Popolare” e fare il nuovo partito dei moderati, di fatto il PPE italiano e quindi la nuova Dc. Insomma, anche qui si tenta di recuperare l’elettorato storico della Dc. Meno male che c’è ancora chi come Pippo Baudo non ha alcuna remora a dichiarare di essere stato e di sentirsi ancora democristiano, a differenza di quanti invece si “vergognano” semplicemente di pronunciare la parola Democrazia Cristiana. La verità è che chiunque voglia fare i conti con Renzi e costruire un’ipotesi di alternativa ha assunto consapevolezza che senza i cattolici moderati non ha alcuna chance. Ma vorrei mettere in guardia su quanti pensano di accaparrarsi l’eredità politica dello Scudo Crociato. Il voto cattolico non è esclusiva di nessuno e va conquistato a partire dai cosiddetti« «valori non negoziabili». Dunque il processo di nuovo protagonismo dei cattolici in politica va avanti, ma è indispensabile per i cattolici individuare il contenitore della buona politica. Più che un atteggiamento, un cattolico con responsabilità nelle istituzioni deve spendersi per un progetto di vita. Per quanto ci riguarda il primo passo decisivo per riprendere “ufficialmente” l’attività della DC , là dove era stata interrotta “formalmente” nel 1994, è stato compiuto con il “Comitato degli iscritti alla DC, 1992-93”. “Nel panorama segnato dalla forte crisi di credibilità dei partiti tra i cittadini, il ritorno “legale” della DC con lo storico “scudo crociato-Libertas” è l’autentica novità perché rappresenta valori che non conoscono crisi. Dopo 18 anni di ricorsi, udienze e processi, finalmente la Magistratura ha posto termine alla querelle tra quanti – sin qui – si sono ritenuti eredi della Democrazia Cristiana o hanno utilizzato il suo simbolo. In sostanza, nel lontano 1994 non avevano il potere di sciogliere il partito fondato da Don Luigi Sturzo, né il Segretario dell’epoca, on. Mino Martinazzoli, né il Consiglio Nazionale. Pensiamo naturalmente di portare a termine prima, in tempi ravvicinati, l’iter procedurale e poi di passare alla fase di ripresa politica per modernizzare la migliore tradizione che in Basilicata è stata rappresentata dal Presidente Colombo, da Verrastro, attraverso programmi e progetti di riscatto sociale e civile, con il contributo di vecchi e nuovi militanti e soprattutto dell’associazionismo cattolico. Insomma, i cattolici possono “contare” sul terreno della politica e nelle istituzioni se innanzitutto riprendono a fare politica in prima persona senza delegare gli altri. Dopodiché, e qui il vuoto da colmare è gigantesco, si tratta di far ripartire una nuova stagione di seria e qualificata preparazione di una nuova classe dirigente di ispirazione cristiana. Ma su questo versante la responsabilità non è di coloro che si impegnano in politica ma, semmai, di quelli che devono fornire strumenti e modalità per formare una classe dirigente che non sia solo riconducibile ad una fresca carta di identità, ad una buona performance televisiva o ad una efficace batteria di battute e barzellette. L’identità cattolica si può definire con il concetto di sentinella. E su questo piano colgo peraltro segnali incoraggianti, anche favoriti dal vento di indubbia novità che proviene da papa Francesco.