Se gli organizzatori dello spettacolo teatrale fa’Afafine in programmazione a Matera avessero pensato di costruire una strategia di comunicazione per promuoverne la rappresentazione, non avrebbero potuto ottenere risultato migliore. Infatti, le reazioni scatenate in questi giorni alla notizia del coinvolgimento nello spettacolo di bambini e adolescenti delle nostre scuole hanno avuto il merito di squarciare il velo dell’indifferenza su un tema molto importante che coinvolge l’esistenza di tante persone.
Partiamo intanto dal valore dell’opera teatrale che è stata realizzata grazie al sostegno del Ministero dei Beni culturali, della Regione Sicilia e della Citta di Palermo. Nel 2014 ha vinto il Premio “Scenario Infanzia” e ha registrato positivi apprezzamenti e riconoscimenti molto significativi alcuni dei quali ne hanno sottolineato proprio il valore educativo e quindi sollecitato la divulgazione nelle scuole per poter affrontare in modo intelligente un tema ancora misconosciuto, trascurato e considerato un tabù.
Nel progetto di fa’afafine si legge: “… Esiste una parola, nella lingua di Samoa, che definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro. Fa’afafine vengono chiamati: un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto. Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa’afafine”; è un “gender creative child”, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina…”.
Trattare con sensibilità ed intelligenza come fa Giuliano Scarpinato, autore e regista di “fa’afafine”, un argomento complesso della sfera sessuale non collocabile nell’ordine costituito del maschile e femminile, permette la comprensione e la presa di coscienza di una condizione naturale e ci aiuta a maturare il sentimento del rispetto e della considerazione nei confronti di ogni individuo.
Mi sembra, dunque, molto condivisibile l’iniziativa di interessare allo spettacolo le scuole anche per realizzare un percorso “formativo” a vantaggio degli alunni, delle famiglie e della scuola stessa. Tutte componenti che sono certo siano state adeguatamente coinvolte nella consapevolezza che il tema dell’identità di genere, per di più in questo caso proposto ai minori, deve essere affrontato con il concorso di tutte le componenti coinvolte nell’iniziativa in modo da evitare di suscitare risposte scomposte e irrazionali evocando paure e resuscitando mostri mai sopiti. Anche per questo ho trovato imbarazzanti certe prese di posizione finalizzate addirittura a impedire la partecipazione delle scuole ad un’iniziativa di carattere artistico, dal contenuto educativo e culturale in difesa dei diritti umani e civili. Ciascuno di noi deve rispettare le opinioni e le sensibilità dell’altro e proprio per questo ritengo inopportuni e strumentali i richiami ai valori della famiglia e della persona di alcuni esponenti politici che con una certa puntualità si presentano come depositari esclusivi della rappresentanza di tali valori che invece sono comuni a tutti, senza distinzione. Piuttosto mi sembra ancora più importante condividere tutti insieme l’impegno a sviluppare una lotta serrata contro ogni forma di discriminazione, comprese quelle sessuali e di genere evitando risse dal sapore medioevale che finiscono col danneggiare gli individui e la nostra città, simbolo dei diritti umani.
In questo quadro avremmo particolarmente apprezzato una posizione equilibrata e rispettosa delle sensibilità dei bambini da parte della Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Matera che invece si è distinta purtroppo per grossolanità ed approssimazione lanciandosi nella mischia con dichiarazioni burocratiche e in nome del sacrosanto principio del “supremo interesse del minore” ha inutilmente tentato di giustificare posizioni “negazioniste” e retrive. A tal proposito porremo formalmente in Consiglio Comunale il problema del comportamento del Garante che ha violato la prassi basilare di naturale distacco che un istituto di garanzia deve mantenere in casi ad alto rischio di strumentalizzazione, in questo specifico caso di polemica, aggravato dalla considerazione che ad essere strumentalizzati sono proprio i minori che il Garante ha il dovere di tutelare. I bambini sono finiti al centro di una diatriba che non li riguarda, che li usa senza alcun ritegno per affermare principi ideologici allusivi di paure profonde, viscerali della società italiana. Il Garante in questa occasione ha mostrato di non aver riguardo per i bisogni di crescita dei minori, i loro interessi, la loro libertà di formarsi orientamenti in relazione alla propria capacità di valutazione, il loro diritto di essere ascoltati. Il Garante avrebbe dovuto chiedersi se quella rappresentazione teatrale affronta un aspetto della sfera sessuale e di genere in una dimensione corrispondente alla capacità di valutazione del minore in quella fase della sua vita. Considerata la valenza educativa della storia rappresentata e la delicatezza con la quale viene messa in scena e i riconoscimenti ottenuti dalla compagnia teatrale, sembra proprio di si. E’ questo il supremo interesse del minore: mettere al centro dei processi che riguardano la crescita e la formazione di bambini e adolescenti la possibilità che essi possano comprendere, valutare in relazione alla propria maturità evolutiva, gradualmente formarsi degli orientamenti, esprimersi. Non ci sono argomenti da non affrontare con loro, c’è da chiedersi invece come vadano affrontati. A questa convinzione d’altronde si lega il diritto del minore ad essere ascoltato anche nelle decisioni che lo riguardano, come nelle cause di separazione e divorzio, o nelle testimonianze di abusi e maltrattamenti e in ogni altra decisione e circostanza che lo coinvolga.
Facciamo silenzio tutti dunque e diamo la parola a chi lo spettacolo è diretto, i bambini, gli adolescenti, per sentire dalla loro voce le emozioni suscitate per poterle elaborare insieme agli adulti, nel senso civico e civile di una comunità che compie passi in avanti nella tolleranza e nel rispetto reciproco delle persone, quali che siano le loro scelte e orientamenti sessuali e di genere.
Salvatore Adduce