Nicola Stifano, consigliere comunale e presidente della commissione Cultura del Comune di Matera in una nota esprime il proprio sdegno per la scelta dello stato americato dell’Alabama di condannare a morte Kenneth Smith con l’azoto. Di seguito la nota integrale.
Un passo indietro per l’umanità.
L’Alabama ha giustiziato Kenneth Smith con l’azoto, una tecnica controversa che viene utilizzata in pochi paesi al mondo. È la prima volta che questa tecnica viene utilizzata negli Stati Uniti per una condanna a morte da quando è stata introdotta l’iniezione letale nel 1982.
Smith era stato condannato a morte per il suo ruolo in un omicidio su commissione del 1988. Era sopravvissuto a un primo tentativo dell’Alabama di giustiziarlo tramite iniezione letale nel 2022.
L’esecuzione è stata rimandata di alcune ore per attendere l’esito dell’ultimo appello alla Corte suprema americana, che ha respinto la richiesta di Smith.
In una conferenza stampa dopo l’esecuzione, il commissario del Dipartimento penitenziario dell’Alabama, John Hamm, ha detto che l’azoto è rimasto in funzione per circa 15 minuti.
Secondo testimoni dei media, Smith ha rilasciato una lunga dichiarazione prima di morire, dicendo: «Stasera l’Alabama ha fatto sì che l’umanità facesse un passo indietro. Me ne vado con amore, pace e luce, grazie per avermi supportato, vi amo tutti».
L’esecuzione di Smith ha suscitato forti polemiche. I critici della pena di morte hanno affermato che è una forma di tortura e che non è un deterrente efficace al crimine.
«L’esecuzione di Smith è un passo indietro per l’umanità», ha dichiarato Amnesty International. «La pena di morte è un’atrocità che non ha posto nella società civile».
L’esecuzione di Smith è anche un’ulteriore dimostrazione della profonda divisione negli Stati Uniti sulla pena di morte. In 30 stati è ancora in vigore, ma in molti altri è stata abolita.
Come si può ancora oggi, dove gli scenari di guerra incombono in alcuni paesi, continuare a favorire processi di morte e non di pace?
È una domanda difficile a cui rispondere, perché la pena di morte è un argomento controverso che suscita forti emozioni. Tuttavia, credo che sia importante ricordare che la pena di morte è una punizione irreversibile. Se una persona viene giustiziata ingiustamente, non c’è modo di riportarla in vita.
In un mondo in cui la violenza è purtroppo una realtà, è importante che i paesi civili e democratici si impegnino a proteggere la vita umana. La pena di morte non è compatibile con questi principi.
Inoltre, la pena di morte non è un deterrente efficace al crimine. Non ci sono prove scientifiche che dimostrino che la pena di morte sia più efficace di altre forme di punizione, come l’ergastolo, nel prevenire la commissione di crimini.
Infine, la pena di morte può essere applicata in modo iniquo. In alcuni paesi, le persone di colore e di minoranze socioeconomiche sono più propense a essere condannate a morte.
Per tutte queste ragioni, credo che la pena di morte sia una pratica inaccettabile in un mondo civile e democratico.
A volte penso che sia ancora lungo il cammino verso il buon vivere civile e rispettoso dei diritti umani inviolabili. Forse la storia, a cominciare dalla “Giornata internazionale della Memoria” che commemoriamo in questi giorni, non ci ha insegnato nulla! Io continuo a sperare.