Marcel Vulpis, economista e fondatore del movimento politico – “Noi Siamo l’Italia”/Obiettivo Italia ha inviato alla nostra redazione una nota relativa all’approvazione del Governo regionale di 29 milioni di euro di fondi per l’occupazione. Di seguito la nota integrale
A pochi mesi dalle elezioni delle amministrative la giunta regionale del “dimissionario” presidente Vito De Filippo (PD) lancia la carta a sorpresa (che sa tanto di “spottone” elettorale – anche se i diretti interessati giurano l’esatto contrario) dei fondi per nuove politiche attive sul lavoro. Fondi, per la cronaca, pari ad un totale di 29 milioni di euro (rimodulando le risorse residue del Po FSE).
Una pioggia di denaro che potrebbe alleviare il grave stato di disoccupazione in cui versano molti giovani lucani, alla ricerca della prima occupazione o di un nuovo lavoro. “Strumenti per affrontare il futuro”, così li ha definiti, o meglio ancora ribattezzati, la giunta della regione Basilicata.
Certo è che questi “strumenti” non arrivano nel 2009 o nel 2010, cioè nel secondo o terzo anno del mandato dell’attuale giunta di centro-sinistra, ma al termine della “corsa” e ad appena 5 mesi dalla nuova tornata elettorale, che determinerà la composizione politica di questo importante ente locale.
La tradizionale mancanza di programmazione della politica italiana, trova conferma, chiaramente, anche a livello territoriale (come in questo caso), dove la giunta di De Filippo, secondo noi, non si è distinta per la capacità di mettere in campo, nei tempi giusti (come invece avrebbe dovuto), le azioni più idonee a seconda del settore di intervento.
Circa 16 milioni di euro, si legge in un interessante articolo del “Quotidiano della Basilicata” sono destinati alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e per chi ha perso il lavoro in questi anni, 5 milioni andranno allo scorrimento della graduatoria della “sperimentazione per l’apprendistato professionalizzante” e 1,5 milioni per gli “Incentivi fiscali per l’assunzione di lavoratori svantaggiati in Basilicata”.
Il “pacchetto” di iniziative è stato presentato, nello scorso mese di giugno, dagli assessori regionali alla Formazione e alle Attività produttive, Roberto Falotico e Marcello Pittella.
Spettacolari, poi, le parole dello stesso assessore Falotico. «Il tempo che viviamo – ha dichiarato il politico locale – non è più lo stesso di Verrastro, a cui quest’aula è intitolata. Allora si veniva fuori da una grande povertà, ma c’era un grande potenziale di crescita. Ora attorno si avverte una grande depressione. E non crediate che per noi amministratori sia diverso: anche noi siamo padri di famiglia, abbiamo figli che vivono i problemi di tutti i giovani, dalla disoccupazione al precariato. Ed è anche per questo che sentiamo fino all’ultimo il dovere di fare qualcosa. E badate che non è per questioni elettorali: non sappiamo ancora neppure chi tra noi si candiderà».
Come se la candidatura di questo o quel politico del centro-sinistra, non si capisce poi perché, dovrebbe mutare la decisione, in un senso o nell’altro, dello sblocco dei fondi per il rilancio dell’occupazione e dell’economia. Anche questo aspetto rimarrà un enigma di difficile risoluzione o forse è un messaggio “cifrato” per i potenziali elettori.
Comunque, a leggere l’articolo del “Quotidiano della Basilicata”, questo intervento dovrebbe portare una ventata di positività, in un momento di grande depressione economica, sull’intero territorio lucano. L’idea, in linea di principio, sarebbe anche buona, ma risulta tardiva nei tempi di attivazione e, soprattutto, non si capisce chi controllerà che vada in porto. C’è tra l’altro da tutelare il valore di questo tesoretto, in modo che questo enorme fiume di denaro non venga saccheggiato da persone (eventualmente) prive di scrupoli. Già in altre regioni, infatti, i fondi per l’occupazione e/o la formazione (come per esempio nel Lazio) sono sotto la lente di ingrandimento delle procure.
L’avviso pubblico “Un ponte per l’occupazione”, per esempio, ha una dotazione finanziaria di 4,1 milioni di euro; un milione è stato stanziato per la “valorizzazione e il recupero degli antichi mestieri”, quattro milioni per i sussidi all’occupazione, 1,7 milioni per interventi a sostegno dei disabili, due milioni per la ricerca e l’alta formazione e 4,3 per i tirocini curricolari per i precari della scuola.
E i risultati si dovrebbero vedere subito: le misure, hanno spiegato i due assessori, «sono destinate a creare posti di lavoro già dal 2014, perchè la crisi in atto ha bisogno di interventi immediati in grado di favorire la ripresa».
Dai diversi interventi è previsto un incremento di posti di lavoro di almeno un migliaio di unità (tra assunzioni, inserimenti lavorativi, formazione e scorrimenti di graduatoria), si legge sul Quotidiano della Basilicata.
A conti fatti per generare un posto di lavoro “nuovo” o una opportunità di occupazione l’ente locale lucano deve spendere circa 29 mila euro a testa.
Una spesa pubblica devastante come peso per l’intera collettività, ma a pochi mesi dalle amministrative la giunta di centro-sinistra non ha dubbi: i 29 milioni di euro devono arrivare sul territorio, ma, come al solito, chi controllerà che questi soldi “pubblici” non finiscano nelle mani sbagliate o creino soprattutto posti di lavoro destinati a durare nel tempo e meglio ancora non a morire magari dopo pochi mesi o al massimo dopo un anno? Ci auguriamo che non ci si trovi di fronte a nuove disillusioni, ma è un film già visto: la Regione (quale essa sia) eroga, aziende e persone fisiche partecipano e poi di questi fondi strutturati non si sa più nulla.
Ovvero, non si sa mai se hanno creato occupazione o meno. E’ già successo in altre parti d’Italia in altri tempi. Per interderci meglio, se questo denaro crea 1.000 nuovi posti di lavoro stabili non c’è nulla da eccepire, ma se, invece, nel giro di poco tempo questi nuovi occupati “escono” dal mercato del lavoro, a cosa è servito spendere questo denaro pubblico?
Chi controllerà che ciò avvenga, visto che nel PD lucano non sanno neppure chi verrà candidato, a riprendere le loro esatte parole? Quasi un funesto presagio di ciò che potrebbe, in linea di principio, avvenire.
E in tutto questo il centro-destra lucano, ancora alla ricerca di una sua identità e di possibili alleanze per le amministrative (con Scelta Civica che un giorno va a destra e l’altro a sinistra), è chiuso in un inspiegabile silenzio, visto che fare l’opposizione (è bene ricordarlo) è un lavoro altrettanto importante quanto quello del governo del territorio.
Questo editoriale è il debutto ufficiale del movimento politico “Noi Siamo l’Italia”, che, vuole posizionarsi anche in Basilicata nell’area dei moderati liberali, con la volontà di intercettare, proprio a partire dalle prossime regionali, quell’elettorato lucano ormai stanco delle innumerevoli promesse (spesso mai mantenute) dell’attuale classe politica dirigente.
“Noi siamo l’Italia” si posiziona in questa prima fase come “controllore” (e i dubbi sull’impatto concreto dei 29 milioni di euro di fondi regionali per l’occupazione fanno parte proprio di questa “funzione”), per evitare che il denaro dei cittadini possa finire mal investito in azioni di dubbio ritorno economico, nel settore dell’occupazione, come in altri strategici per l’economia locale.
Un ruolo che spetta abitualmente all’opposizione, ma che, evidentemente, da molto tempo, in Basilicata non viene, in alcun modo, portato avanti, dalle forze politiche alternative al centro-sinistra. Perché è bene ricordare che anche fare opposizione è un ruolo strategico quanto quello di governo, ma è chiaro che in Basilicata sia il primo che il secondo ruolo spesso si mescolano, con buona pace dei “poveri” elettori lucani, ormai cloroformizzati da 20 anni di promesse elettorali (spesso mai concretizzatesi) da una parte e dall’altra. E’ quindi giunto il tempo di una proposta politica che sappia dare risposte concrete/soluzioni ai cittadini, piuttosto che vane promesse.
Marcel Vulpis – economista e fondatore del movimento politico – “Noi Siamo l’Italia”/Obiettivo Italia
“MEGLIO TARDI CHE MAI” MA!!!!!!!