Il giornalista lucano Marco Fasulo lancia un appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinchè si mettano in campo tutte le azioni politiche per fermare il conflitto in Ucraina.
Signor Presidente del Consiglio,
Le scrivo perché La stimo e sono convinto che potrà fornire un contributo importante all’Italia nel ruolo delicato che ricopre e che la maggioranza degli italiani ha voluto affidarLe.
La gestione non facile dell’emergenza sanitaria e di quella relativa a quanto sta accadendo in Ucraina, ritengo abbia appalesato criticità e differenze sostanziali nella capacità di affrontare scenari estremi, mai verificatisi, tra l’altro contemporaneamente fino a oggi.
Il clima illiberale, persecutorio, vessatorio, per me scientemente voluto da chi l’ha preceduta, ha contribuito non poco ad accrescere il malessere di un popolo, già duramente provato da politiche che negli ultimi decenni hanno determinato, unico caso tra i Paesi occidentali, una contrazione del reddito dei lavoratori.
Nel mare magnum di problemi che chi guida un Paese di quasi 60 milioni di persone è chiamato ad affrontare, la politica estera rappresenta un capitolo di estrema importanza, e proporre ricette, ancor più se generiche e populiste, non offre soluzioni, ma perdite di tempo.
E nella vicenda Ucraina di tempo non ce n’è.
Ogni giorno muoiono persone, ormai da 9 anni, ogni giorno vanno in fumo milioni di euro, ogni giorno di più la guerra ci viene presentata come ineludibile.
Lei ha una figlia e da mamma vorrà riservarle il futuro migliore possibile.
La giovane età nel suo caso non è sinonimo di inesperienza, anzi, i traguardi raggiunti dimostrano quante e quali siano le sue capacità.
Mi permetto però di richiamare la sua attenzione su un aspetto dell’informazione, ambito nel quale lavoro da decine di anni.
Purtroppo, progressivamente, al moltiplicarsi delle fonti, della velocità, del numero di notizie che quotidianamente, costantemente, ininterrottamente ci arrivano, corrisponde un incremento esponenziale della difficoltà di ricevere quelle corrette e, uno scenario di guerra, già complicato da questo punto di vista, oggi diventa di lettura estremamente ostica.
Due riflessioni mi piacerebbe quindi proporle.
La prima: ha ricevuto il consenso elettorale della maggioranza degli italiani e, dunque, non deve sottostare ai diktat di nessuno, soprattutto a quelli di opposizione (che gli italiani hanno sonoramente bocciato) e Paesi occidentali, che in ripetute occasioni hanno dimostrato la volontà di guardare quasi esclusivamente ai propri interessi.
La seconda: il conflitto che si sta svolgendo nella parte Orientale del continente europeo vede un racconto univoco e urlato dei fatti, dopo che gli stessi media hanno per anni ignorato le vicende che hanno anticipato la situazione attuale.
Lei non è obbligata a proseguire lungo il crinale bellico che chi l’ha preceduta ha voluto intraprendere.
Le sue scelte saranno comunque sue e nessuno potrà accusarla di aver sposato tesi che parte dell’opposizione oggi assume solo per facciata, constatato come mentre era al governo operava in senso diametralmente opposto.
La sua libertà nel decidere come e in che misura intervenire nello scenario ucraino non comporterà alcun tipo di risvolto per l’Italia, constatato come persino Paesi che si sono mostrati meno proni alle politiche belliciste, a oggi proseguono ad avere rapporti lineari con le principali istituzioni europee e della Nato.
Un’ultima suggestione: se i miei due figli si picchiassero, io farei di tutto per separarli e non per armare il più debole.
Se si continuano a inviare armi, oltre all’apocalisse economico finanziaria, che una realtà come la nostra vive in maniera drammaticamente amplificata, si conteranno altri morti, altra distruzione, altra miseria, si aumenterà il rischio di coinvolgere sempre più persone, si alimenteranno gli interessi economici di pochi ricchi (a cominciare dai produttori di armi), si affameranno intere generazioni (a cominciare da quella dei nostri figli).
Se deciderà di porre fine a questa corsa al massacro sono certo che tanti italiani come me saranno con lei, continuando a credere di aver affidato nelle mani migliori il futuro di sua figlia, dei miei figli e dei figli di tutti.