Con l’approvazione in Giunta del “Piano di Sviluppo Strategico Zes Basilicata” finalizzato allo sviluppo della istituzione di una Zes Jonica interregionale di concerto con la Regione Puglia, dopo non pochi ritardi, non ci sono più alibi per avviare una svolta in direzione di una nuova programmazione di interventi ed iniziative in ValBasento, sempre che anche la Regione Puglia acceleri i propri adempimenti e sempre che il Governo Lega-M5S non metta nuovi ostacoli. E’ il commento del consigliere regionale Paolo Castelluccio.
Nel ricordare che la ZES Jonica si estenderà per un totale di 2811 ettari, di cui 1750 per la Puglia (area tarantina) e 1061 per la Basilicata – un’area estesa che partirà da Melfi verso Taranto allungandosi a Grottaglie, Martina Franca e Castellaneta fino ad arrivare al centro intermodale di Francavilla Fontana – Castelluccio insiste nell’individuazione di priorità e soprattutto di un metodo di programmazione, altrimenti ogni proposito di industrializzazione e nuova occupazione risulterà vanificato. Per questo va rafforzata la cooperazione con i Comuni interessati, le associazioni e confederazioni imprenditoriali e sindacali, trovando un modo per coinvolgere Basilicata Sviluppo e rilancio il Consorzio Asi Matera, fino a quando non sarà portato a termine l’iter del Consorzio industriale unico.
E’ il caso di evidenziare che la Zes Taranto-ValBasento è stata individuata originariamente allo scopo di operare su un doppio versante: da un lato quello Adriatico che comprende un territorio vasto dal Salento al Gargano e due grandi porti come quello di Bari e quello di Brindisi; dall’altro quello ionico che dovrebbe farsi carico dell’area del tarantino-metapontino attigua al Porto di Taranto. Lo schema di Dpcm individua come criteri la superficie territoriale e la densità demografica regionale, senza tener conto di ulteriori fattori. Tali criteri non misurano, evidentemente, né la condizione di svantaggio competitivo della Regione interessata, né le sue potenzialità di sviluppo da associare alla istituzione di una ZES. Non si tiene conto del dato infrastrutturale complessivo in cui la Regione versa – centrale in ordine alla possibilità di connettere la Zes con gli sbocchi di mercato- né del tessuto economico locale, né, ancora, del livello di benessere, misurabile banalmente con gli stessi criteri adottati dalla UE (Pilprocapite).
“Le opportunità di sviluppo – prosegue Castelluccio – devono riguardare, a mio parere, i comparti agro-alimentare del Metapontino e manufatturiero in generale, con attenzione particolare alle piccole e medie imprese e del settore artigiano. Dubito che sia sufficiente disegnare su una carta geografica i confini allargati della Zes per determinare, attraverso la matita magica, tutte quelle condizioni di crescita imprenditoriale, occupazionale, di esportazioni che sinora, senza la Zes, sono mancate. Una zona di vantaggio per le imprese deve essere tale in tutti i suoi aspetti, conservando caratteristiche di omogeneità territoriale e dando risposte efficaci ed efficienti alle esigenze delle piccole e medie imprese a partire dal ‘nodo viabilità’ ed infrastrutture. E’ evidente – continua Castelluccio – che su questi temi così delicati non c’è più alcuna autorevolezza per il confronto con Puglia e Ministero”.
La questione va inserita nella strategia più complessiva Matera 2019 che prevede oltre alla deroga di alcuni vincoli che impediscono i necessari investimenti nella città anche il finanziamento di progetti strategici per innalzare i livelli di accoglienza, di qualità della vita, di sostenibilità urbana e di coesione sociale, perché Matera diventi realmente città europea. Oltre alle infrastrutture materiali necessarie e a quelle immateriali obbligatorie devono trovare adeguata copertura finanziaria i provvedimenti legati al rifinanziamento della Legge 771 sui Sassi, alla realizzazione dei parchi tematici della perennità della storia dell’uomo (dalla selce al silicio), all’attrattività delle aree produttive con il loro riconoscimento di zone economiche speciali beneficiarie della fiscalità di vantaggio per investimenti di alta tecnologia e a presidi di creatività culturale affidati alle Officine del suono, della parola, del movimento, del segno, dell’immagine.
Adesso – conclude Castelluccio – attendiamo che il Governo Nazionale raccolga positivamente tutto il lavoro svolto, agevolando quanto più possibile la chiusura dell’iter burocratico.