Franco Vespe commenta l’arresto del boss mafioso e la discussione sull’orientamento politico di Dante evidenziando la povertà intellettuale della politica italiana. Di seguito la nota integrale.
Un mio “follower” (sono pochi ma coraggiosi!) mi ha suggerito di trattare come prossimo tema o la cattura di Matteo Messina-Denaro o il commento all’improvvida esternazione del Ministro della Cultura Sangiuliano che ha definito Dante il fondatore della destra. Così ho deciso di accontentarlo! Anzi farò di più: li tratto insieme! Si ma come possono essere associabili i due eventi ? Sono associabili perché eventi, gli ennesimi, che la politica sciocca e priva di idee, quindi retorica, strumentalizza stupidamente per alimentare la solita propaganda. Iniziamo con la cattura di Matteo Messina-Denaro. E’ stato un successo di un intero paese e dell’impegno indefesso, instancabile delle forze dell’ordine che hanno lavorato per anni sul pezzo. Un vigliacco, feroce, disumano criminale che non ha esitato a sciogliere nell’acido un ragazzo di 12 anni. Vigliacchi e miserabili coloro che hanno voluto strumentalizzare politicamente questo successo sia da destra che da sinistra. Non è stato il successo dell’attuale nostro governo, come non è stato demerito dei governi precedenti il fatto che non fosse stato catturato prima. Insomma una vittoria di un paese intero per la quale tutti i cittadini italiani, aldilà delle appartenenze politiche, avrebbero dovuto gioire ed inorgoglirsi in coro. Non meno miserabili le interpretazioni dietrologiche, complottistiche o scettico-sarcastiche che hanno sminuito l’operazione per il troppo tempo impiegato per catturarlo, o per l’indebolimento del personaggio fiaccato nel fisico da una terribile malattia. Su questo la fanno da padrone i “coraggiosi” leoni da tastiera che popolano facebook, credendo di poter vivere momenti leggendari di riscatto sociale, misto a livore. Poi si ricostruirà cosa sia accaduto in questi ultimi trent’anni, però la festa, almeno per un giorno, del nostro paese, rilassato ed inorgoglito per questo successo, avrebbe meritato di non essere turbato da questo vociare sguaiato da pollaio e da questi brutali strattonamenti di parte.
La questione di Dante poi tirato in ballo dall’ineffabile ministro Sangiuliano (mi è sempre parso di intelligenza poco guizzante anche quando era a dirigere il TG2) è sicuramente argomento più faceto ma emblematico. In questo caso si strattona Dante per tirarselo dalla propria parte politica. I due eventi ci insegnano che non sempre e non tutto si può abbassare al livello della mera contesa politica. Nel 68 si gridava che tutto è politica. Slogan assolutamente incauto che ha causato guasti anche tragici e sanguinosi. Il buon Kant trattò con particolare acume la questione del limite delle discipline umane inquadrandole rigorosamente in categorie logiche ben chiare e definite. La politica è una di quelle discipline che ha un confine rispetto al quale non si deve tracimare.Ci sono attività umane più sublimi e più unitive che devono superare lo steccato della politica perché occupano piani più alti delle incombenze umane. Il codice etico, culturale, artistico, storico e religioso che si dà una comunità che vuole percepirsi come nazione ed organizzarsi come stato, ha un valore supremo che va riconosciuto universalmente da tutti. Se così non fosse non ci sarebbe convivenza civile ed avremmo solo conflitto sociale. Questi principi, sono stati scritti con lettere di fuoco nella nostra costituzione ma, soprattutto nel patrimonio culturale, artistico, storico, scientifico del nostro paese. In virtù di questo non è consentito a nessuno di appropriarsi di un solo frammento di questo patrimonio per usarlo a mo’ di clava (o di fioretto a seconda dell’arma che si predilige!) nella contesa politica.
In questi giorni ho ascoltato due diversi monologhi sulla politica che, nei fatti hanno preconizzato il suo malessere odierno. Il primo è un monologo di Giorgio Gaber che parla della qualità che è nemica della democrazia e non viceversa. Vi inserisco il link di questo straordinario monologo:
https://www.facebook.com/watch/?v=462265125927928
Rappresenta in modo terribilmente realistico cosa sta accadendo alle nostre democrazie, i cui partiti, pur di conseguire il consenso, abbassano sempre più il livello e la qualità della proposta politica. Lo diceva almeno 20 anni fa!
Dall’altra c’è uno straordinario intervento del filosofo Galimberti ( non è fra i miei preferiti però devo ammettere che stavolta ci ha preso!) il quale ci parla in un suo video,anche lui dell’abbassamento degli orizzonti della democrazia ormai preda della retorica che sta umiliando la competenza. Tuttavia Galimberti suggerisce una soluzione: quella di accompagnare la democrazia con la “Paideia”Platonica. La paideia si traduce come formazione od educazione. E’ qualcosa in più della mera istruzione scolastica perché provvedeva anche allo sviluppo etico e spirituale dei ragazzi utile a renderli cittadini “perfetti” per la democrazia. Insomma una forma elevata di cultura in grado di guidare il loro inserimento armonico nella società. Per Platone sostanzialmente l’educazione consisteva nell’insegnare a pensare. Dante è parte di questa “Paideia”, così come tutte le forme culturali, artistiche che sono servite a costruire l’identità di una nazione. Non è consentito a nessuno strattonarlo e risucchiarlo nella lavatrice della retorica politica. Stesso trattamento va riservato al successo dello Stato conseguito con l’arresto di Messina-Denaro.Ma la “paideia” va estesa anche e soprattutto agli adulti che hanno estremo bisogno di essere ri-educati in questo paese. Non ne parliamo di quelli che sproloquiano su facebook!