Nello straordinario scenario della Sala del Trono dell’Imperatore dell’imponente Castello di Melfi nel pomeriggio di sabato 3 novembre si è svolto un convegno per fare il punto sullo stato dell’arte in vista di Matera 2019.
Organizzato in maniera magistrale dal vulcanico Michele Cornacchia, Presidente della Associazione di Promozione Sociale S.S.S.A Onlus, il convegno si poneva come scopo principale quello di verificare quanto le comunità locale interne della Basilicata fossero state coinvolte nella programmazione e nella fruizione delle opportunità turistico-culturali che l’evento dovrebbe generare.
Primo di una serie di eventi simili che dovrebbero a breve distanza l’uno dagli altri nelle diverse aree geografiche della Basilicata, il Convegno di Melfi mirava a stabilire quanto il territorio e le comunità locali del Vulture-Melfese fossero pronte a partecipare in maniera attiva all’importante appuntamento.
Promotore del convegno e coordinatore dei lavori è stato Michele Cornacchia, che ha presentato finalità e obiettivi del convegno; il ruolo di padrone di casa è stato svolto da Luigi Branchini che pur non essendo un melfitano doc ma di adozione, da decenni vive nella città federiciana conoscendone e condividendone le alterne fortune. Branchini ha evidenziato come la città di Melfi, ma tutta l’area che va da Venosa a Rionero, è ricca di storia e di cultura millenaria e che non coinvolgerla (ma anche non lasciarsi coinvolgere) nel meraviglioso progetto di “Matera 2019” sarebbe un grave delitto per cui ha sollecitato sia gli amministratori locali (colpevolmente assenti) che i responsabili del progetto a impegnarsi e prodigarsi in tal senso.
Lo scrittore Vincenzo Labanca, noto ai più per le sue ricerche e per le numerose pubblicazioni sul brigantaggio post-unitario, ha insistito molto sul fatto che il fenomeno reazionario del decennio 1860-1870 che ebbe come epicentro proprio il vulture-melfese, non può essere trascurato in una manifestazione del genere proprio per contribuire a far emergere quegli eventi dall’oblio in cui è stata volutamente collocata in questi ultimi 150 anni e a ridiscuterne “culturalmente” le origini, il decorso e gli epiloghi di triste pagina di storia italiana. E quale miglior palcoscenico dell’evento “Matera 2019” per i discendenti di quei “martiri” per rivendicare le nostre ragioni e chiedere con forza una revisione storica ufficiale di quel triste martirio.
In sintonia con quanto affermato dal prof. Vincenzo Labanca la relazione della senisese Silvana Arbia, già presidente della Corte Internazionale dei Crimini di guerra di Strasburgo che si è occupata, nella sua lunga carriera di Magistrato degli efferati eccidi in Ruanda tra Uti e Tuzi e, molto più recentemente, dei crimini del massacratore serbo Slobodan Milosevik, processato e condannato all’ergastolo proprio dalla Corte presieduta dalla dottoressa Arbia per le migliaia e migliaia di massacri compiuti nella ex Jugoslavia nel recente periodo della cosiddetta “Guerra dei Balcani”.
“Sarebbe di ridiscutere quei sbrigativi processi operati a danno dei briganti da parte di generali quali Cialdini e consimili” è stato il senso dell’intervento della dottoressa Arbia e l’evento di Matera 2019 si presta sicuramente ad aprire questa discussione. Senza contare, secondo la Arbia che la Basilicata, o Lucania che dir si voglia, ha tanta storia da raccontare, tanta cultura da divulgare e tante bellezze da far
Michele Cornacchia, Silvana Arbia, Luigi Branchini e Vincenzo Labanca – conoscere ai (speriamo) numerosi turisti che vorranno partecipare all’evento materano del prossimo anno.
Si aspettava, è vero, la presenza degli amministratori locali e degli operatori turistici e e culturali del territorio per documentare sullo stato del loro impegno ma le aspettative degli organizzatori sono andate deluse. Si spera però di essere più fortunati al prossimo incontro del genere che, salvo impedimenti, dovrebbe tenersi tra una quindicina di giorni nella Sede Vescovile di Venosa con gli stessi, ed anche con altri qualificati relatori.