Dopo l’intervento dell’ex assessore regionale Michele Ottati che ha contestato le scelte del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata arrivano le repliche dell’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Braia e del Dipartimento Politiche agricole e forestali. Di seguito le note integrali e la nota di Ottati sulla vicenda.
Luca Braia, Assessore Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata replica all’ex assessore Michele Ottati: “Agricoltura lucana non prende lezioni da professori distanti dal territorio”.
Non sono certo un “Alto Funzionario Europeo” formato nelle stanze dorate in cui la burocrazia impera, ma ho avuto come base dall’educazione familiare il senso del pratico, dell’umiltà e il rispetto dell’altrui persona e pensiero.
Avendo poi, nei 47 anni di vita, fatto l’operaio, l’impiegato e l’imprenditore e, solo negli ultimi 7 anni, l’amministratore pubblico ed impegnato in politica con – credo – una sufficiente legittimazione popolare, ho formato un carattere determinato, ma predisposto all’ascolto ed al confronto. In genere provo a mettermi sempre in discussione e soprattutto prima di parlare penso e mi ripiego a leggere, studiare, conoscere ed analizzare ogni documento, regolamento, normativa e bando destinato ad elevare la qualità del comparto agricolo lucano.
Sono queste le modalità con le quali opero, caro prof. Ottati, sin dall’inizio del mio mandato in Dipartimento Agricoltura (maggio 2015), girando in lungo e in largo il territorio, incontrando migliaia di agricoltori e visitando centinaia di aziende per comprendere, conoscere ed agire.
Negli uffici regionali come nella vita mi piace lavorare tanto e soprattutto di squadra, quotidianamente, non lesinando anche le notti senza limiti di orario, alimentando un confronto costruttivo con tutti, Autorità di Gestione del Feasr, dirigenti e funzionari del Dipartimento e le assistenze tecniche del PSR e colgo l’occasione di ringraziare ognuno per l’immane e competente lavoro giornaliero.
Non è la prima volta che accade, ma le esternazioni di ieri hanno superato il limite. In altre occasioni per garbo istituzionale e rispetto dei giudizi altrui nel merito, non ho replicato, ma ora non posso in nessun modo accettare, che si metta in ridicolo il sistema dell’Agricoltura lucana che cerchiamo di scuotere e sollecitare al miglioramento tutti i giorni, 24 ore su 24 come possono testimoniare i miei collaboratori. E non è tollerabile sia irriso e deriso da nessuno soprattutto da chi ha anche avuto la responsabilità di avere guidato il Dipartimento e le politiche agricole regionali (e non ho mai voluto giudicare concentrandomi da sempre solo sulle cose da fare) per 17 mesi prima del mio arrivo.
Voglio entrare nel merito prendendomi la responsabilità di affermare che le considerazioni dell’ex collega Assessore Ottati peccano, in generale, di frammentarietà perché non calate nel corretto contesto, ma risultano evidentemente strumentali e pretestuose. Il sistema agricoltura di Basilicata non prende lezioni da professori che appaiono alieni dalla realtà e che sono da sempre distanti dal territorio. Le OP, per quanto debbano crescere e maturare nella capacità di erogare servizi collettivi di qualità, sono riconosciute ed operano nel rispetto delle regole e rappresentano una parte importante della nostra realtà agricola che non va certo demonizzata ma controllata, guidata, sostenuta ed accompagnata.
Ho ereditato un Dipartimento con un potenziale disimpegno di circa 100 Meuro a 6 mesi dalla fine della programmazione 2007-2013, senza nessuna guida politica ed in aperto conflitto con tutto il sistema rappresentativo del comparto in balia degli eventi con fratture interne tra gli uffici, poco ascoltati e quasi mai coinvolti nelle azioni di governo legate ad affrontare le emergenze piuttosto che la programmazione.
Eppure a dicembre 2015 la Basilicata traguardava il superamento di oltre il 98% della spesa e chiudeva la vecchia programmazione, pronta a cominciare immediatamente con la nuova fase del Psr 2014-2020 che, nel mentre, aveva avuto nella versione “Ottati” quasi 400 osservazioni (quale frutto dell’esperienza e delle relazioni con l’Europa?), ed è stato tempestivamente per quanto possibile rimodulato ed approvato dalla Commissione Europea, sempre in quei soli sei mesi di lavoro ininterrotto e grazie al sacrificio dei funzionari di quasi tutti gli uffici, molti dei quali hanno anche rinunciato a ferie e vacanze natalizie per perseguire i risultati auspicati e non far perdere mesi fondamentali per l’avvio dei Bandi.
Diciamola tutta e senza timore alcuno di essere smentito, dal momento che sono i fatti a parlare. Al mio arrivo il Dipartimento Agricoltura, presentava diversi uffici allo sbando, da riorganizzare. La Basilicata rurale era la regione dalle relazioni inesistenti con il governo nazionale e compromesse sia con l’organismo pagatore AGEA che con la stessa Commissione Europea (nonostante le millantate relazioni e ruoli svolti).
La Basilicata, questo è verificabile da chiunque, non è stata mai presente ai tavoli della Conferenza delle regioni nei due anni precedenti il mio mandato, subendone ogni determinazione. L’ex collega Assessore in quel contesto è risultato essere totalmente assente, le istanze lucane di agricoltura, caccia e pesca, quindi mai proposte e di conseguenza nemmeno mai portate in discussione. La capacità di rappresentare e promuovere il sistema produttivo Basilicata era ridotta ai minimi termini con una partecipazioni ed eventi e fiere che oserei dire “da ultimi della classe” e una presenza istituzionale sul territorio regionale fatta prevalentemente di cene per pochi intimi e non di confronti pubblici finalizzati ad informare, ascoltare, confrontarsi, recepire istanze dal basso.
Non sono sicuramente un “Alto Funzionario Europeo” ma un semplice ma motivato ex imprenditore abituato a lavorare sodo e a conoscere, studiare e approfondire ogni questione e tema nel rispetto del comparto e di tutte le straordinarie persone che a vario titolo vi lavorano e che oggi, dopo oltre 400 incontri in giro nelle piazze, per le realtà agricole, zootecniche ed agroalimentari della nostra straordinaria regione che sono onorato di servire, sino a quando ne avrò la possibilità, con il mio mandato, cercherò di far migliorare sino a renderle competitive sul mercato per avviare un nuovo corso di sviluppo e sostenibilità per il futuro.
Lascio a CIA, Coldiretti e Confagricoltura rispondere per la parte in cui sono chiamate in causa se lo riterranno. Sottolineo solo che in questi due anni le associazioni di categoria si sono rapportate con il Dipartimento come interlocutori collaborativi ma agguerriti e in ogni momento e fase pronti a difendere gli agricoltori lucani, facendo proposte e delineando percorsi sui quali spesso ci siamo incontrati.
Sui presunti danni ecologici causati da Eni e Total o su illazioni legati a clientelismi ed altro invito il prof. Ottati ad uscire dal vago e fare, più che alla stampa, alla magistratura i nomi ed i cognomi con annesse denunce, al contrario farebbe bene a tacere ed evitare magre figure.
Non è alle redazioni dei giornali, ma in altra sede che vanno denunciati, infatti, specifici e circostanziati casi relativi a inadempienze supposte di qualche dirigente (e magari funzionario) che potrebbero, un giorno o l’altro, perdere l’olimpica calma per recarsi dai propri legali a discorrere molto poco amabilmente, rispetto a quanto si può fare in un comunicato stampa, dell’art. 596 c.p.
“Capacità, competenze, trasparenza, obiettività, meritocrazia, efficienza, efficacia” vengono in questo Dipartimento esercitate ogni giorno, per quanto riguarda me e tutte le persone a vario titolo coinvolte, in uno spirito di servizio che, ne sono convinto, porterà ad attuare le strategie poste in essere con la programmazione 2014-2020 e a migliorare quanto già di buono l’agricoltura lucana è in grado di rappresentare per l’intera economia regionale.
Se tale posizione preannuncia un impegno politico, lo aspettiamo alla prova dei fatti. E poiché la gente di Basilicata non è con l’anello al naso come il buon Ottati ci vuole far credere, di conseguenza saprà giudicarlo una volta per sempre. E con sua buona pace, se non andrà come lui spera, che possa ritornare anche a Bruxelles come alto funzionario. In Basilicata abbiamo bisogno di ben altro.
Coldiretti replica a dichiarazione Ottati: invitiamo il professore Ottati a conoscere meglio la Basilicata
Indignazione e sgomento da parte di Coldiretti Basilicata per le espressioni utilizzate dal professor Michele Ottati, ex assessore regionale alle politiche agricole e forestali, che ha definito l’agricoltura “vergogna della Basilicata”. Dichiarazioni che offendono non solo il maggior settore produttivo della Basilicata, ma anche tutte le imprese agricole che giornalmente producono beni alimentari. Per questo Coldiretti Basilicata sta valutando la possibilità di avviare azioni legali per tutelare le proprie imprese agricole, giovani e meno giovani, che da anni stanno migliorando l’immagine, produttiva, ambientale e turistica del territorio. Probabilmente – continua Coldiretti Basilicata– il professor Ottati, in questi anni che è stato fuori dalla sua terra, ha perso la cognizione produttiva dell’agroalimentare. Certamente, nonostante tutte le difficoltà, il lavoro portato avanti quest’anno, frutto di una grande concertazione tra gli uffici del Dipartimento regionale delle politiche agricole e forestali, l’autorità di gestione, l’assessore Braia e il direttore generale, ha permesso di essere molto più avanti di regioni limitrofe, come la Puglia, che non ha ancora emesso bandi nè di primo insediamento, nè di Gal, tantomeno di filiera e investimenti. Ma, ancor più grave ci è parso di capire la mancanza di conoscenza da parte dell’ex assessore regionale delle filiere messe in piedi da Coldiretti Basilicata nel frattempo della sua assenza. A tal proposito ricordiamo la nascita di una filiera sul grano tenero con l’azienda Di Leo, grazie al quale circa 20 produttori cerealicoli del materano, in tempo di crisi di mercato, si sono visti pagare il loro prodotto ben 8 euro in più del valore normale per circa 10 mila quintali. E poi l’accordo sottoscritto con l’azienda “Amaro lucano” per mezzo del quale sono nati 15 primi insediamenti che garantiranno la fornitura di 15 erbe officinali coltivate in Basilicata. E poi ancora l’accordo di filiera seguito da Coldiretti tra De Sortis e Alica con i nostri produttori cerealicoli del potentino per tracciare la pasta fatta da grano interamente lucano. E infine la filiera latte e della carne che sta già interessando la grande distribuzione, vedasi Coop Italia e Di Carlo. Alla luce di tutto ciò, consigliamo al professor Ottati di girare di girare di più e meglio la Basilicata o di prodigarsi a risolvere qualche ritardo sul Psr in qualche altra regione. Quanto all’assessore Braia – conclude Coldiretti Basilicata – possiamo ora solo dire che il suo impegno encomiabile sta rispettando i termini di pubblicazione e finanziamento delle misure del Psr. Alla fine del mandato, daremo un giudizio, che ci auguriamo sia positivo, così come lo è già ora.
Dipartimento Politiche agricole e forestali risponde a Ottati
Al fine di spiegare quanto le considerazioni dell’ex Assessore Ottati peccano, in generale, di frammentarietà e superficialità in quanto non calate nel corretto contesto, ma pretestuose e tecnicamente imprecise l’ufficio dell’Autorità di Gestione e gli uffici dipartimentali precisano quanto segue.
Solo per entrare nel merito di alcune questioni poste da Ottati, va detto che le Organizzazioni di Produttori, che peraltro non si creano per decreto, ma sono frutto di un percorso di accompagnamento e presa di coscienza degli operatori agricoli, veri protagonisti, afferiscono al Reg. (UE) 1308/2013 sull’OCM, cosa diversa dalle filiere regionali afferenti al PSR, che la Regione Basilicata, come altri, ha inquadrato nel contesto della cooperazione ex art. 35 del Reg. (UE) 1305/2013.
Le OP sono strutture organizzate che possono interpretare al meglio il concetto di filiera produttiva inquadrata nel contesto della cooperazione, al punto che ad esse è dedicata specifica attenzione e riconosciuta priorità nei criteri di selezione previsti nei bandi. “L’azione di promozione dell’aggregazione in forma di OP, ha portato al riconoscimento nel 2017 di altre 2 OP del comparto ortofrutticolo lucano; sempre nel 2017 sono state riconosciute anche 2 OP operanti nella filiera latte e in quella cerealicola. Esistono inoltre OP relative al comparto olivicoltura e cerealicoltura.”
Per quanto concerne i Gruppi Operativi (Go) per i Partenariati europei per l’innovazione, peraltro citati in modo poco pertinente, questi sono stati già oggetto di attenzione attraverso la attivazione della specifica misura del PSR Basilicata 2014-2020 (la Misura 16.1), che si è chiusa il 31 luglio scorso con una interessante partecipazione da parte di soggetti collettivi e con proposte che saranno istruite prossimamente. In ogni caso, le filiere sono ortogonali ai GO: non sono certo, questi ultimi, soggetti indispensabili per la filiera.
Ancora, i bandi richiedono un approccio all’integrazione orizzontale e verticale che garantisca rapporti contrattuali equi e trasparenti all’interno della filiera di approvvigionamento, proprio come auspicato dalla citata dichiarazione di Cork 2.0.
Il finanziamento di giovani primi insediati in agricoltura, come noto, non rientra nell’approccio di filiera, né si comprende perché venga citato a tal proposito.
Tanto basta per evidenziare le tante inesattezze tecniche di Ottati e l’infondatezza delle affermazioni inerenti il mancato rispetto di regolamenti e norme.
Per quanto attiene le lezioni tratte dall’esperienza dei PIF 2007-2013, si è partito proprio da queste nella impostazione dei nuovi bandi, assumendo l’impegno a superare le ombre ed evidenziare le luci che pur ci sono state. Che il tasso di aggregazione in agricoltura in Basilicata sia del 3% è sicuramente un dato, ma se l’indice non fosse così basso, non vi sarebbe alcuna necessità di sostenere e finanziare i nuovi progetti di valorizzazione delle filiere produttive.
In merito ai risultati conseguiti con la programmazione 2007-2013, al numero dei posti di lavoro creati, all’efficacia delle azioni poste in essere, si tratta di valutazioni di impatto che vanno fatte sul medio periodo, atteso che la precedente programmazione si è chiusa il 30 giugno scorso; e comunque la valutazione ex post del PSR 2007-2013 è stata prodotta ed i relativi risultati sono disponibili su basilicatapsr.it.
Rispetto agli esempi di “fiaschi” della programmazione 2007-2013 citati da Ottati, quindi Gal, primo insediamento, promozione di prodotti di nicchia e perdita dei riconoscimenti Igp e Dop europei, numero dei posti di lavoro creati con i 640 milioni di euro del 2007 – 2013 e ogni altro tema da lui riportato, riteniamo solamente opportuno ricordare che era proprio Ottati l’Assessore in carica nel momento in cui la programmazione 2007-2013 era ancora in atto. Sul tema dei controlli, la copia dei rapporti arrivava puntualmente anche sul tavolo dell’Assessore Ottati come oggi viene consegnata all’Assessore Braia.
Avendo le evidenze, sia dell’effettuazione delle valutazioni che dei controlli, non rimane che concludere che l’ex assessore abbia semplicemente dimenticato di averli letti e controfirmati.
Non entriamo per ora nel merito delle affermazioni su presunti “vari castelli chiusi, di 30 frantoi non funzionanti, di un villaggio turistico abbandonato, di piattaforme logistiche ortofrutticole mai utilizzate, di caseifici chiusi, di aziende agricole chiuse per colpa del petrolio”, ma ci riserviamo di fornire risposte puntuali non appena conosceremo il merito delle questioni accennate, senza però che siano citati i casi concreti.
Di seguito l’intervento dell’ex assessore regionale Michele Ottati che spara a zero sulle scelte del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata nell’intervista riportata da Basilica24.it .
Ottati, ex assessore regionale: “La Giunta Regionale continua a mentire sapendo di mentire”.
In occasione della pubblicazione prossima dei 7 bandi nel settore agricolo e di quelli in atto pubblicati precedentemente, desidero fare chiarezza sulla politica di spreco di 680 milioni di euro (2014 -2020) in agricoltura portata avanti dalla giunta regionale, in particolare dall’assessore Braia e le sue pecorelle lucane Coldiretti, Cia, e Confagricoltura.
Si è deciso di buttare dalla finestra, con questi sette, bandi 107 milioni di euro per fare le filiere produttive: di lavorazione, di trasformazione, soldi per i giovani in agricoltura e per le macchine agricole. In tutta questa messa in scena dell’assessore non vi è mai un rispetto dei regolamenti comunitari dell’accordo di partenariato Italia – Commissione, della dichiarazione Cork 2.0 di settembre 2016.
I regolamenti comunitari 1305 e 1308/2013 prevedono che le filiere nel campo agricolo si debbano basare sulle organizzazioni di produttori (Op), oggi in Basilicata nessuna Op e’ stata riconosciuta in conformità con i regolamenti comunitari, la stessa cosa dicasi per i partenariati europei per l’innovazione (Pei)senza la creazione preventiva di gruppi operativi (Go). In Basilicata non esiste oggi alcun gruppo operativo.
In pratica la Giunta Regionale preferisce distribuire soldi a pioggia e a modi di clientelismo per gli elettori dei partiti della maggioranza.
Quale lezione hanno tratto il presidente, l’assessore ed i dirigenti competenti ed indipendenti (si fa per dire) sull’esperienza delle filiere settoriali e regionali della programmazione 2017 – 2019? Che io sappia sono state un vero fiasco, cosi come i Gal, il premio primo insediamento con 12 milioni di euro mai recuperati, la promozione dei prodotti di nicchia talmente di nicchia che non sono sul mercato, addirittura stanno perdendo il riconoscimento Dop ed Igp europei.
Nonostante tutto si vuole ripetere il fiasco del 2007 – 2013, continuando a non creare nessun investimento che produca posti di lavoro in agricoltura e sul settore agro-alimentare.
Sarebbe opportuno conoscere il numero dei nuovi posti di lavoro creati con i 640 milioni di euro del 2007 – 2013.
Cosa dire dei vari castelli chiusi, di 30 frantoi non funzionanti, di un villaggio turistico abbandonato, di piattaforme logistiche ortofrutticole mai utilizzate, di caseifici chiusi, di aziende agricole chiuse per colpa del petrolio.
Soldi pubblici europei buttati.
Mai nessuna valutazione, né controllo.
Come si può fare filiera agro-alimentare se il tasso di aggregazione in agricoltura in Basilicata è del 3% ?
Come si fa filiera agricola se gli impianti Eni e Total hanno provocato un danno ecologico con conseguenze disastrose per l’agricoltura lucana?
Bisogna evitare che questa giunta regionale continui a mentire sapendo di mentire al popolo lucano in materia agricola,ambientale,di acqua e siccità senza parlare degli altri settori economici.
L’assessore all’Agricoltura deve leggersi i regolamenti comunitari, studiarseli e chiedere ai dirigenti del suo dipartimento di applicarli.
La politica agricola comune richiede da parte dei politici lucani, da parte delle organizzazioni professionali agricole, da parte dell’Alsia, dell’Arpa,del Consorzio di bonifica, dei Gal, più capacità più competenze, più trasparenza, più obiettività, più meritocrazia, più efficienza ed efficacia.
Di fronte alla carenza dei presupposti per creare sviluppo ed in presenza di questo andazzo clientelare c’e’ soltanto da vergognarsi di questa “classe dirigente”.
Michele Ottati, già assessore alle politiche agricole della Regione Basilicata (2013-2015), già alto funzionario Commissione Europea
ciò posto e dato per assolto l’assessore Braia che ha ereditato una barca che faceva acqua, la prima cosa da fare era far fuori il Direttore generale che invece è stato riconfermato come tutti gli altri e poi via le altre spighe vuote. E’ da dire che la politica di gestione del personale di Pittella è stata in larga parte sbagliata. La nota del Dipartimento assomiglia alle vuote auto-assoluzioni del Comune di Matera cioè del NULLLA!