I segretari regionali Cgil Fernando Mega e Uil Vincenzo Tortorelli al termine dell’audizione promossa dalla Commissione bicamerale per le questioni regionali, presieduta da Francesco Silvestro, hanno consegnato un documento sulla posizione di Cgil e Uil in tema di Autonomia Differenziata.
In sintesi. Le prestazioni relative ai diritti civili e sociali a livello regionale e locale – è scritto nel documento – sono fotografate nella Relazione 2024 Cnel sui servizi pubblici in Basilicata e al Sud, bocciati per qualità e quantità, per numero insufficiente ed inadeguato di addetti, per il crescente disagio sociale ed economico delle famiglie. Le criticità maggiori sono nella sanità, con lunghissime liste di attesa e carenza di personale sanitario, nei trasporti e nella spesa per i rifiuti che grava sulle tasche dei contribuenti. La stessa Corte dei Conti ha lanciato l’allarme sul taglio di servizi e prestazioni nei prossimi anni alla luce del Piano strutturale di Bilancio che, nel quadro di previsioni richiesto dal nuovo Patto di stabilità europeo, porterà a tagliare fondi pubblici e ridurre “le prestazioni e i servizi” che lo Stato, tramite le regioni e gli enti locali, offre ai cittadini. La spesa pubblica pro capite al sud per servizi, sanità, istruzione e trasporti è nettamente più bassa. I cittadini lucani hanno invece diritto ad avere la medesima spesa pro capite dei cittadini del nord. Per questo abbiamo bisogno di un piano di investimenti nazionale, in base al quale un servizio deve costare nella stessa maniera a Potenza come a Milano. È questa la sfida, non l’autonomia delle diseguaglianze, un disegno scellerato che va assolutamente fermato. Peraltro, in Basilicata, il rischio povertà colpisce una famiglia su quattro e coinvolge anche le famiglie dei lavoratori che pagano lo scotto di un lavoro mal pagato, cosi come aumenta la povertà educativa. La Basilicata – unico caso in Italia – con l’anno scolastico 2024-2025 si ritrova con 85 dirigenti scolastici di ruolo su 84 istituzioni scolastiche.
Per Cgil e Uil serve una riforma che introduca i costi standard per restituire al Sud le stesse condizioni del resto del Paese. Asili nido, assistenza sociale, welfare, mobilità. Questi i servizi in cui si evidenzia il divario tra il nord e il sud del paese, dovuto a un riparto delle risorse squilibrato, che non assegna al sud le stesse risorse pro capite dei cittadini dei comuni del nord, in assenza di un fondo di perequazione tra territori ad alta capacità fiscale e quelli a bassa capacità fiscale in grado di assicurare la necessaria coesione nazionale. Quanto ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni) non basta definire cosa siano, peraltro con l’inaccettabile procedura stabilita dalla legge di bilancio che esautora il Parlamento, se non si prevedono interventi straordinari per mettere tutti i territori nelle stesse condizioni di partenza e se non si individuano i fondi aggiuntivi necessari per farli rispettare. E non basta dire che si supera la spesa storica, se si continua a ragionare di misure a risorse invariate – quindi limitate a quanto speso fino a oggi – perché a medesime risorse corrisponderanno gli stessi divari già in essere, a partire da quelli in sanità. Secondo Cgil e Uil il cuore del problema resta la definizione chiara (e con effetti operativi concreti) di quale sia il nucleo essenziale delle prestazioni/diritti da garantire e da non subordinare aprioristicamente ai limiti di spesa.
Per molte prestazioni sociosanitarie, l’offerta reale, ossia la sostanza concreta del diritto che tutela il cittadino, dipende dal fatto che siano previste quantità adeguate di intervento e tempi certi di fruizione. Il DDL Calderoli darà un ulteriore colpo al sistema sanitario pubblico e universale mettendo a repentaglio il diritto costituzionale – ma soprattutto fondamentale per la dignità di ognuno – alla salute per tutte le persone a prescindere dalla loro residenza e dalle possibilità economiche di ciascuno. Inoltre, è forte il rischio di aumentare la frammentazione del sistema di erogazione dei servizi socio-sanitari e per la non autosufficienza. Infatti, lo studio Svimez sull’autonomia differenziata evidenzia come un aumento del divario tra NORD e SUD Italia porterebbe ad una “eutanasia della questione meridionale”.
Sono queste le ragioni per le quali come CGIL e UIL insieme ad altri soggetti sociali ed associativi abbiamo promosso anche in Basilicata la raccolta delle firme a sostegno del referendum abrogativo della Legge sull’Autonomia Differenziata. L’alto numero di adesione dei cittadini conferma il sostegno alla nostra mobilitazione che, come testimoniano gli scioperi generali e le tre manifestazioni nazionali degli ultimi giorni, prosegue insieme a lavoratrici, lavoratori e cittadini. Per CGIL e UIL la salute dei lucani va messa in sicurezza e per farlo c’è bisogno innanzitutto di riprendere il confronto anche con il governo regionale con l’obiettivo prioritario di mettere mano al Piano Regionale Socio-Sanitario e di accelerare gli interventi e i progetti previsti dal Pnrr.
Infine – hanno sottolineato Mega e Tortorelli – siamo preoccupati per quanto accade con la “strage sul lavoro”. Solo qualche giorno fa due lavoratori della Basilicata hanno perso la vita in provincia di Terni dove erano in trasferta per conto della propria impresa. Per prevenire le tragedie che si susseguono quotidianamente con incidenti nei luoghi di lavoro è assurdo pensare di dare potestà legislativa esclusiva alle Regioni anziché mettere in campo una forte strategia nazionale. È sotto gli occhi di tutti cosa ha significato, in questi anni, far gestire il tema della salute e sicurezza alle Regioni: tagli indiscriminati ai servizi di prevenzione e sicurezza del lavoro, pochissimi ispettori e controlli ridotti al lumicino. CGIL e UIL della Basilicata non possono essere indifferenti rispetto agli scenari e al dibattito in corso nel Paese. Siamo impegnati su ogni territorio – hanno affermato Mega e Tortorelli – perché questo processo di disgregazione del Paese e questo tentativo di riforme a colpi di maggioranza venga sconfitto.
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