Consiglieri comunali materani Pasquale Doria, Cinzia Scarciolla, Filomena Tosti, Marina Susi, Liborio Nicoletti, Immacolata Parisi e Adriana Violetto: “Che errore quella stangata sulla refezione scolastica”. Di seguito la nota integrale.
Momento tristissimo per i cittadini materani. Costa tutto di più e le tegole non finiscono mai di cadere sulle loro finanze sempre più magre. L’ultima, ad opera del Comune, ovvero non imposta dalla ditta che ha vinto l’appalto, è precipitata sulla testa delle famiglie che, di colpo, si sono viste aumentare la retta della refezione scolastica. L’amarezza è tanta, per la ragione che con la lievitazione delle tariffe non sono state anticipatamente fornite all’utenza utili spiegazioni, la scomoda realtà è stata seccamente imposta senza confronto e con un inatteso aggravio di spesa, dovuto presumibilmente a causa di un errato calcolo sul numero dei pasti da erogare.
Il servizio mensa, dopo un periodo d’interruzione, è ripartito. Non si sono fermate, però, le proteste che hanno investito, a livello di appello anche sette consiglieri comunali dell’opposizione, disponibili a dare pubblicamente voce alle ragioni dei cittadini mal disposti a subire passivamente gli aumenti decisi ai tempi supplementari (a febbraio ripartono le preiscrizioni). Dalle loro proteste si evince che solo nei confronti di quanti superano 17 mila euro d’Isee non è previsto alcun aumento. Il costo unitario del pasto rimane di 4.65 euro, per quanto non c’è possibilità di alcuna forma di sgravio a favore del secondo figlio. La verità è che, relativamente a questa fascia, i genitori si sono rassegnati già da tempo e non chiedono più nulla all’ente locale. Le domande le rivolgono invece direttamente agli amministratori comunali, ovvero si chiedono se di questi tempi è il caso di considerare chissà quanto ricca una famiglia che deve campare con redditi così bassi.
Ma c’è chi sta peggio e davvero non si rassegna agli aumenti. Per la ragione che i calcoli puramente aritmetici comportano un aggravio concreto a carico delle loro già provate economie da sopravvivenza. Si lamenta una sproporzione rispetto all’Isee, nel senso che più è bassa e con maggiore forza si manifesta l’incidenza del costo dei pasti. Così, chi può vantare, si fa per dire, l’Isee tra zero e 4 mila euro passa dal costo unitario del pasto di 0,85 centesimi a 2,40 euro. L’aumento è di 1,55 euro, cioè, il triplo rispetto all’anno scorso. Gli aumenti più cospicui, tuttavia, risultano a carico di quanti hanno un reddito compreso tra 4 e 6 mila euro, perché il pasto passa da 1,55 a 3 euro, e per i redditi tra 6 e 11 mila euro da 2,65 a 4,10 euro, cioè, non molto lontano da quanti superano i 17 mila euro. Il tutto con le bocce in movimento, come si usa dire, nel senso che l’anno scolastico era già in corso, e rivedere al volo il budget familiare è diventato un esercizio acrobatico. Si salvano, eufemisticamente parlando, solamente le famiglie esenti in quanto certificate dagli accertamenti svolti dagli addetti dei servizi sociali del Comune.
Di quale messaggio, in definitiva, si fanno portatori i genitori di famiglie che non navigano certamente nell’oro? Della constatazione che il cosiddetto redditometro, così come è stato astrattamente applicato da chi guida il Comune di Matera, disconosce i parametri di equità sociale, suscitando prevedibili reazioni di protesta in un momento di crisi acuta per tutte le famiglie. Ma i genitori fanno sapere anche che non hanno discusso unicamente del tema riguardante gli aumenti delle rette (applicati nonostante l’eliminazione della bottiglietta d’acqua) e annunciano che vigileranno costantemente sulla qualità del servizio offerto. Sperano vivamente in un miglioramento, per quanto, già alcuni dubbi non mancano in proposito e sarà loro interesse comunicare e rendere di dominio pubblico i giudizi sulla qualità del cibo somministrato ai propri figli.