Giovanna Casamassima, segretaria cittadina di “Matera nel cuore”, in una nota esprime il suo disappunto a seguito dell’aumento dello stipendio da parte del consiglieri regionali. Di seguito la nota integrale.
È difficile non provare indignazione di fronte alle ultime decisioni del Consiglio Regionale della Basilicata. In un momento in cui la regione affronta una crisi profonda, caratterizzata da disoccupazione, povertà e spopolamento, i nostri rappresentanti politici decidono di aumentare gli stipendi dei consiglieri di circa 2000 euro al mese e di destinare 500mila euro ai collaboratori esterni dell’Ufficio di Presidenza. Queste scelte sono un insulto per le 1800 famiglie lucane che da anni attendono un contratto che garantisca loro i diritti fondamentali come le ferie, le malattie retribuite e i contributi previdenziali.
Tra queste famiglie ci sono tante donne vittime di violenza, che continuano a lottare per la loro dignità in una regione dove il supporto istituzionale è spesso insufficiente. Mi domando se chi approva questi aumenti conosca davvero il numero delle vittime di violenza in Basilicata e quali siano le loro reali necessità. Secondo i dati dell’Osservatorio Regionale sulla Violenza di Genere, il fenomeno è allarmante: solo nel 2022 sono stati registrati numerosi casi di violenza contro le donne. Eppure, per il 2024 sono stati stanziati appena 40mila euro per il sostegno alle vittime, una cifra che, paradossalmente, basterebbe appena per sostenere otto donne.
Mi chiedo: chi decide questi stanziamenti conosce il reale impatto della violenza di genere in Basilicata? O è solo un’altra decisione presa a occhi chiusi, senza considerare il numero crescente di donne che chiedono aiuto ogni anno? Le risorse destinate sono irrisorie e insufficienti rispetto all’entità del problema. Non si può pensare di risolvere il dramma della violenza con cifre così esigue, quando il sostegno psicologico, legale ed economico di queste donne richiede un impegno molto più ampio e mirato.
Mentre si destinano centinaia di migliaia di euro a vantaggio della classe politica, le famiglie lucane restano a lottare per diritti che dovrebbero essere garantiti, e le vittime di violenza non trovano il sostegno di cui hanno disperatamente bisogno. È un quadro vergognoso, che mette in luce le reali priorità di chi ci governa: non la tutela dei più deboli, non il rilancio economico della regione, ma il proprio tornaconto personale.
Non possiamo accettare che, in una terra come la Basilicata, che si sta svuotando dei suoi giovani e vede le sue famiglie sempre più in difficoltà, si continui a parlare di aumenti per la classe politica. Queste risorse dovrebbero essere utilizzate per garantire contratti equi a chi lavora da anni senza alcuna tutela, per finanziare in modo adeguato i centri antiviolenza, per sostenere le donne vittime di abusi, e per creare opportunità di lavoro che impediscano ai nostri giovani di fuggire altrove.
È tempo che chi governa la Basilicata prenda coscienza della realtà in cui viviamo. Le decisioni politiche non possono essere fatte a discapito dei cittadini che rappresentano, né ignorando i problemi che affliggono il nostro territorio. La fiducia nelle istituzioni è già a livelli bassissimi, e scelte come queste non fanno altro che allontanare ancora di più la popolazione da chi dovrebbe tutelarla.
Rinunciare a questi aumenti sarebbe un gesto di responsabilità e di rispetto verso le famiglie che lottano ogni giorno per i loro diritti. Ma, più di tutto, servono azioni concrete per garantire un futuro migliore a chi vive e lavora in questa regione. Politica non significa pensare al proprio stipendio, ma agire per il bene comune. Solo così potremo costruire una Basilicata più giusta e solidale, dove nessuno venga lasciato indietro.