Autonomia differenziata, Consigliere regionale Cifarelli (PD): “Tenere alta la guardia. Mentre noi ancora raccogliamo le firme per il referendum, Calderoli va avanti imperterrito contro il Sud”. Di seguito la nota integrale.
In questi mesi – nel corso del dibattito sull’autonomia differenziata – di fronte alle evidenti disparità che genera, con annesso rischio di smembrare il ruolo dell’Italia all’estero, il centrodestra a trazione leghista, nella sua narrazione buonista della legge, ci ha detto che per comprendere la reale portata di questa pseudo riforma occorre attendere la definizione dei Lep.
Ebbene, a vedere cosa sta accadendo evitando accuratamente i riflettori, mentre qui al Sud (ma anche al Nord) si continuano a raccogliere le firme per il referendum abrogativo della legge spacca Italia – secessione dei ricchi, definita anche “Legge Calderoli” dal nome del secessionista ministro leghista, il costituzionalista Sabino Cassese, a capo del Clep, ha convocato il Comitato per la definizione dei Livelli Essenziali della Prestazioni per il prossimo 25 settembre per approvare un documento in cui si sostiene che i fabbisogni standard vanno calcolati “in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita e agli aspetti sociodemografici della popolazione residente”.
Dunque, i livelli essenziali delle prestazioni (la sanità, l’istruzione, solo per fare alcuni esempi) che dovrebbero essere garantiti a tutte e tutti senza guardare dove si è nati o dove si risiede, verrebbero differenziati in base al costo della vita di dove si abita: un’evidente approccio che fa mettere giù la maschera di una riforma, che riforma non è.
Un criterio che mira a fare in modo che l’autonomia differenziata presenti il conto più basso possibile alle casse dello Stato. E’ stato stimato in 80 miliardi di euro il fabbisogno finanziario per rendere “essenziali” i livelli di assistenza. Stabilire invece che i livelli cambiano da luogo a luogo significa creare una sorta di “gabbie salariali” estese a tutti i servizi. Il documento del Clep considera (sbagliando di grosso) il diverso costo della vita che, siccome al Sud è più basso, tutto può essere più basso: dagli stipendi al costo dei servizi; e quindi lo Stato potrebbe stanziare meno soldi, che significherebbe di fatto mantenere la spesa storica, quella che ha determinato i divari che viviamo oggi tra Nord e Sud del paese.
Come dice l’economista barese Viesti, “Punto cruciale: più basso è, più resta lo status quo (a danno dei cittadini delle regioni più deboli) e si giustifica la pretesa del governo di non stanziare risorse aggiuntive”.
Il documento del Clep dice anche che i Lep andrebbero differenziati anche in base alle dinamiche demografiche, il che significherebbe che poiché al Sud nascono meno bambini, tanto varrebbe dare meno risorse mantenendo, così, una formulazione del cane che si morde la coda ovvero tutto a scapito dei più deboli. Si, perché alla bassa natalità corrispondono scarsi servizi, quindi si fanno ancora meno figli e la qualità dei servizi scade ancora di più e così via all’infinito.
Quello che si sta appalesando è un’idea di società più ingiusta perché lontana dai principi di solidarietà e sussidiarietà previsti nella costituzione: la nostra visione di società è basata sul principio che i più forti devono aiutare i più deboli, così si progredisce insieme e tutti e per questo non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia; serve mantenere la mobilitazione e fare in modo che la discussione si svolga alla luce del sole e non nelle catacombe romane.