Rocco Caramuscio. esponente di Italia in Comune Basilicata, esprime contrarietà sulla scelta dell’autonomia differenziata che riguarderà tre regioni del nord Italia. Di seguito la nota integrale.
Sta per compiersi l’ennesimo capolavoro della Lega Nord ai danni del Mezzogiorno. Questa volta il compito è agevolato da un Sud che non si oppone, dalle forze politiche tutte che sottovalutano la portata delle conseguenze di un progetto spacca Italia.
Oggi, con l’accordo sull’autonomia differenziata (meglio chiamarla secessione dei ricchi), lo Stato concede ai più forti di gestire le proprie risorse facendo gravare i costi su tutto il Paese.
Bisogna dire però che la Lega non si è mai nascosta. Ha sempre propagandato con fermezza il proprio intento.La sorpresa la offre il consenso che gli attribuisce il popolo meridionale, le forze politiche che hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo e quella che sommessamente si rende complice dell’alleato di Governo.
Tutto questo è oggi possibile grazie alla riforma costituzionale del 2001, realizzata da un Governo di centro sinistra. Con la modifica del Titolo V furono gettate le basi per trasformare l’Italia in una Repubblica federale, diciamolo pure, a due velocità.
Fu tutto ratificato con il referendum affermativo (senza quorum) a cui parteciparono solo il 34,10% degli aventi diritto. Di questi dissero sì il 64,20%. Cioè dieci milioni e mezzo su quasi cinquanta milioni di italiani, decisero le sorti del Sud.
Poi venne lo sblocca Italia del Governo Renzi che, con gli articoli 36, 37 e 38 di fatto sanciva la competenza dello Stato in materia di risorse energetiche. Un decreto, a mio avviso, creato ad arte contro la Basilicata e contro i Lucani.
Altri poi hanno dissodato il terreno.Nel Febbraio 2018,il Governo Gentiloni firmò una prima intesa sul federalismo differenziato senza il coinvolgimento dei cittadini ma attraverso studi tecnici (un po’ come si fanno oggi le analisi costi/benefici).
Di sicuro sarà concesso al Veneto, all’Emilia Romagna e alla Lombardia, la competenza su ventitrè materie e sulle relative risorse. Queste si aggiungeranno alla nutrita schiera di Regioni a statuto speciale e ad autonomia differenziata: Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige/Südtirol. E sono sicuro che altre Regioni seguiranno lo stesso percorso.
Cosa rimarrà? Nulla. Solo alcune Regioni come la Basilicata a cui hanno sottratto la gestione delle proprie risorse naturali, senza infrastrutture, con un tasso di disoccupazione molto più alto rispetto alla media nazionale, con il problema dell’inquinamento che nel nostro caso non è nemmeno sintomo di industrializzazione ma solo evidenza di uno sfruttamento violento.
E intanto siamo già pronti a tifareognuno per i propri beniamini che scenderanno in campo alle prossime elezioni regionali. Non so fare un pronostico. So di certo però che a perdere sarà ancora una volta il popolo Lucano.