Verso l’Autonomia differenziata, intervento di Franco Vespe. Di seguito la nota integrale.
Si sta discutendo in questi giorni dell’autonomia differenziata e della sua attuazione in parlamento. Ovvero si sta cercando di attuare quelle variazioni al titolo V della Costituzione proposte dal centro sinistra di D’Alema ed approvate con referendum nel 2001. La discussione che si sta sviluppando, non da adesso, è il frutto di un variazione costituzionale pasticciata, confusa ed ambigua dovuta più a motivazioni di tattica politica (strappare la Lega di Bossi dal Centro Destra) che per una sistemazione strategica e più funzionale dell’architettura dello Stato per le quali vengono appunto scritte le costituzioni. Non è vero, come qualche asino del Nord va dicendo, che prima di quella data la Costituzione non garantisse le autonomie. Al contrario, fin dalla sua nascita la costituzione le ha ampiamente previste. Un’autonomia simmetrica, sana, pacificatrice perché uguale per tutte le regioni a statuto ordinario. Chi ha riscritto quel titolo V sapeva benissimo che quell’autonomia su ben 23 materie vitali e decisive per la tenuta unitaria del paese da concedere alle regioni “on demand”, poteva creare grosse sperequazioni nel paese ed allargare la forbice delle differenze fra le regioni. Sapeva benissimo che le regioni più forti (manco a dirlo dove sono collocate!) l’avrebbero richiesta per tutte le materie previste. Sapeva benissimo che ciò avrebbe comportato che i territori avrebbero di fatto sottratto parte del loro gettito fiscale alle casse dello stato italiano. Il principio della fiscalità da tributare allo stato è quello fra l’altro di promuovere perequazione solidale in una nazione che si sente partecipe di un destino comune. Per questo, per non deragliare rispetto a questo principio, ha creduto di porre riparo a questo vulnus invocando la “favola” dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Non è che fissare i LEP sia un affare inessenziale. Anzi! Avrebbero dovuto già definirli al momento della istituzione delle regioni. E’ solo che la definizione dei LEP per giustificare il regime di autonomia differenziata è impresa praticamente impossibile se non proprio una contraddizione in termini. Perchè questo ? Il livello ed il grado di autonomia differenziata che una regione potrà chiedere dipenderà da livello di gettito fiscale capace di generare. Ora il gettito fiscale di una regione ricca è maggiore, sempre per quel patto di solidarietà sul quale si fonda uno stato che ha deciso di crescere insieme e di ripianare le differenze territoriali. Se alle regioni invece si restituisce buona parte del suo gettito fiscale attraverso l’autonomia differenziata, allo stato quali risorse rimarranno per poter soddisfare i LEP e promuovere la perequazione ? Si arriverà all’assurdo che si restituiranno alle regioni ricche denari per far mangiare caviale agli asili nido; mentre per quelle povere non ci saranno fondi nemmeno per aprirli! Nel suo libro,” 0 al Sud”, Marco Esposito ricostruisce il tormentato dibattito parlamentare per la definizione dei LEP. Da quel dibattito durato almeno 20 anni a partire dal fatidico anno della riforma costituzionale e non ancora terminato oggi, è emersa una cosa chiarissima: per promuovere i LEP in modo uniforme, occorre dirottare molte più risorse al Sud di quanto si faccia adesso! Per questo nel corso del dibattito, si cacciò dal cilindro della discussione il coniglio della spesa storica. Ovvero se Reggio Calabria non ha speso ad oggi nessuna risorsa per gli asili nido vuol dire che fino ad ora non ne ha avuto bisogno e, quindi, è inutile pensare di stanziare risorse per quella voce di bilancio. Così dai fogli excel dei LEP per il sud, apparverò tanti “0” dettati proprio dal principio della spesa storica. Sempre Marco Esposito sfata la leggenda della inefficacia della spesa al Sud. Fa l’esempio di due città gemelle: Imola e Altamura di 70.000 abitanti ciascuno circa. Ad Imola si accordano trasferimenti per 48 milioni di Euro; mentre per Altamura ci sono solo 34 milioni di Euro. Imola alla fine spende 44 milioni; mentre Altamura ne spende 38 milioni facendo debito! Così Imola assume le stimmate di città virtuosa, mentre Altamura diventa città destinata al dissesto! Sempre Marco Esposito grazie alle sue scientifiche ed implacabili indagini contabili, in Fake Sud smaschera la falsità delle cifre che si danno sulla spesa della sanità. Lo fa attraverso l’analisi dei conti pubblici territoriali (i cosiddetti CPT) . I CPT li volle Ciampi perché voleva comprendere dove andasse veramente a finire la spesa pubblica. Così la volle disaggregare su scala regionale. Da un’indagine fatta sulla sanità basandosi sui CPT si vede che il finanziamento pro-capite in Lombardia è di 2.400 Euro; mentre in Campania è di 1600! Per un po’ ha girato per i canali della RAI un servizio di Sergio Zavoli girato agli inizi degli anni 90 in cui si metteva in evidenza come al Sud non ci sono i presidi ospedalieri dello stesso livello che si hanno al Nord per il semplice fatto che non si hanno gli stessi livelli di finanziamento! Servizio chissà perché scomparso dalla circolazione!
Io capisco benissimo che chi è stato ottimo amministratore come Tonio Boccia o Saverio Acito possa essere sensibile alle sirene dell’autonomia differenziata. La vedono certamente come una opportunità per forgiare una nuova classe di amministratori più dinamica, efficiente e responsabile! Ma così non è! E’ un gigantesco ennesimo trappolone teso dal partito del Nord a quello del Sud. Se qualcuno ha visto il Gladiatore sa che il film finisce con il duello fra il cattivo imperatore Commodo ed il gladiatore Massimo Decimo Meridio …”comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio….!” Il Gladiatore entra in duello già fortemente indebolito dalle ripetute ferite infertegli precedentemente da Commodo. Un amministratore del Sud entrerebbe in duello nelle stesse condizioni del Gladiatore. Poi nel film accade che, nonostante le ferite, il gladiatore uccide quella sega di Commodo ma, appunto, questo succede solo nel film! Fuor di metafora seguendo la filosofia dell’autonomia differenziata, con essa si darebbero meno risorse a regioni più deboli, si renderebbe impossibile per mancanze di risorse disponibili, la definizione ed il conseguimento per tutti dei LEP e la spirale che conduce ad una forbice sempre più ampia del divario Nord Sud diventerebbe strutturalmente inesorabile. Con l’Autonomia Differenziata, senza aver prima non solo definito, ma anche attuato i LEP -nel ddl Calderoli avverrà questo- non rimarrà altro al Sud che chiedere ed esigere la secessione! Che senso ha rimanere in uno Stato che per Costituzione si sottrae ai suoi compiti di promozione della solidarietà e dell’uguaglianza fra i suoi cittadini?