Azione provincia di Matera: lettera aperta ai cittadini lucani di Francesco Vespe e Silvio Mostacci. Di seguito la nota integrale.
“Già tempo fa il nostro gruppo di Matera in Azione si era espresso in modo chiaro ed inequivocabile contro le parole non certo lusinghiere volte alla città di Matera da parte del Sindaco di Potenza Mario Guarente e di Armando Tita.
A quelle parole sconce, sconclusionate, irriverenti e divisive abbiamo risposto sempre con messaggi di apertura al dialogo e con proposte serie e concrete a vantaggio di tutti (ogni giorno sempre di meno) i cittadini lucani.
Nelle ultime settimane ci siamo imbattuti, nostro malgrado, prima nella nomina ad assessore regionale di un ultras che nel 2018 ha apostrofato i cittadini materani affermando ‘Sono quattro coglioni… dei trogloditi’ (Fonte Le cronache lucane del 18/11/2018) senza alcun pentimento e senza che questo destasse scalpore nella città di Potenza e poi nelle parole di Gianni Molinari di Basilicata Post che rivendicano con veemenza la centralità assoluta di Potenza nei confronti di tutti i cittadini lucani. A noi, fieri cittadini lucani e materani, tutto questo non può andar bene.” così Silvio Mostacci, Segretario di Azione per la provincia di Matera.
A tal riguardo, Francesco Vespe, Responsabile Università, Ricerca, Sviluppo e Trasferimenti tecnologici di Azione per la provincia di Matera, dichiara: “Nei suoi post su Facebook, Gianni Molinari ha ribadito ancora una volta il mantra che il debito accumulato dal Comune di Potenza (60 Mln€ ripianato ancora una volta da “mamma” Regione Basilicata) sia dovuto esclusivamente al suo ruolo guida di capoluogo di Regione e ai servizi che è “costretta” ad erogare. Pare che questa tesi, a suo dire, sia stata avallata niente poco di meno che dall’ISTAT. Ammesso e non concesso che ciò sia realmente accaduto, trovo davvero improbabile che l’ISTAT sia andata a rovistare fra le pieghe del bilancio comunale del capoluogo. Di Molinari ho grande stima sin da quando ebbe l’idea di ospitare a Potenza per Basilicata Post la prima tribuna elettorale per Matera 2015 di fresca nomina a Capitale Europea della Cultura (CEC 2019). All’epoca l’idea di fondo era dimostrare che la città di Potenza non solo non fosse ‘invidiosa’ del traguardo ottenuto dalla città dei Sassi, ma, al contrario, fosse molto interessata ad essere coinvolta e cooperare nelle celebrazioni di CEC 2019. La domanda implicita di quel confronto fu cosa, secondo i candidati sindaci di Matera, si potesse fare perché questo potesse avvenire. In qualità di candidato consigliai agli amici potentini prima di tutto di liberarsi dal gioco della dipendenza parassitaria delle sovvenzioni pubbliche. Sollecitai piuttosto di ideare, scrivere e realizzare progetti da sottoporre alla neonata fondazione. Consigliai anche di spingere perché la bretella ferroviaria Matera-Ferrandina potesse essere realizzata in modo tale da accorciare le distanze fra i due capoluoghi della Basilicata. Quella bretella, considerata da gran parte dei materani una sterile appendice, poteva avere invece ed ha ancora, un senso perché i benefici di Matera CEC 2019 potessero essere propagati in tutto l’entroterra lucano. Per tutta risposta l’allora Presidente della Regione Pittella liquidò quella tratta come richiesta irricevibile fatta dai materani ‘con il cappello in mano’. Sempre in quell’occasione invitai i presenti a smetterla di proporre ad oltranza il modello di Potenza come città Regione alla quale si deve, per elezione divina, finanziamenti a pioggia senza preoccuparsi dei risultati prodotti dai progetti implementati. Finanziamenti veicolati da una classe politica forgiata per essere straordinariamente efficace nel calamitare risorse pubbliche. Non dimenticherò mai uno stupefacente discorso dell’ineffabile presidente di Sviluppo Basilicata di alcuni anni fa che considerava come competenza primaria e vincente delle imprese lucane quella di saper catturare i finanziamenti pubblici (sic!). È da questa cultura che Potenza e la Basilicata tutta devono liberarsi per poter ripensare un proprio futuro!”
Anche questa volta, il Gruppo di Azione della Provincia di Matera intende superare le solite logiche campanilistiche di mera contrapposizione e lo fa con tre proposte concrete per lo sviluppo della nostra Regione dal punto di vista turistico, commerciale e culturale da realizzare, mettendo a fattor comune le risorse materiali e immateriali che la Basilicata esprime.
Nell’area murgiana (Altamura, Gioia del Colle, Gravina) ci si sta muovendo per rivitalizzare una tratta ferroviaria di Trenitalia abbandonata da alcuni anni, la Gioia del Colle – Rocchetta S. Antonio con l’idea di farne un asse ferroviario turistico. Perché allora non pensare ad un anello ferroviario più ampio? Da Rocchetta S. Antonio si potrebbe arrivare a Melfi e poi a Potenza, scendere dalla Valle del Basento e risalire a Matera passando per Ferrandina e poi allacciarsi ad Altamura – Gioia del Colle (percorso corto) oppure continuare sino al Metapontino e toccare Taranto per chiudere l’anello a Gioia del Colle (percorso lungo). Ciò che proponiamo è creare un’infrastruttura che, connettendo queste aree, consenta di creare e sviluppare un quarto polo turistico-culturale italiano da affiancare a quello Veneziano, Fiorentino e Romano. Un quarto polo che valorizzi il territorio che ha ospitato buona parte della più grande civiltà mai esistita al mondo e che tutti ci invidiano, la Magna Grecia. In questo modo, anche le direttrici strategiche Nord-Sud nazionali avranno maggior interesse a interconnettersi con il territorio.
Altra proposta che condividiamo con chi ci legge è rivolta alla valorizzazione di quella che più di altre portò Potenza a diventare capoluogo di Regione nel 1806 (quando contese, sotto il regno Napoleonico di Murat, il titolo ad Avigliano, strappandolo a Matera – considerata di fede Borbonica). La scelta ricadde su Potenza perché si trovava lungo la Via Appia, ovvero più facilmente raggiungibile da Napoli. Tale posizione strategica fu così vincente che i Borboni, al loro ritorno nel 1815, confermarono il ruolo di Potenza, nonostante la sua “certificata infedeltà”. Partendo proprio dalla via Appia occorre oggi poter ricostruire questo asse con la Campania, prendendo spunto anche dal modello di ciò che si è sviluppato lungo la via Emilia. Un asse viario, che giunge sino ad Otranto, lungo il quale si possano sviluppare attività agro-industriali, artigianali e commerciali e del quale Potenza possa essere, per sua natura, lo snodo nevralgico.
In ultimo, vogliamo porre l’attenzione di chi ci legge sull’Università di Basilicata. È sotto gli occhi di tutti che l’UNIBAS del capoluogo di regione ha prodotto non molto in questi anni. Ci sono tuttavia delle eccellenze straordinarie nel campo delle Osservazioni della Terra con tecniche satellitari che andrebbero supportate e sviluppate. L’UNIBAS con il CNR di Tito rappresenta a tutti gli effetti un polo scientifico di prestigio internazionale. Inoltre, sia a Potenza che a Matera, sono nate nel settore aerospaziale realtà imprenditoriali di grande interesse organizzate in un cluster regionale. Sempre più a livello mondiale si sta parlando di “Space Economy”. Ovvero lo spazio non è più solo una frontiera della conoscenza umana i cui confini attendono di essere sempre più dilatati. Lo spazio invece sta diventando una opportunità economica sempre più promettente. Stime della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea prevedono che le Telecomunicazioni, la Navigazione Satellitare (il GPS+ GALILEO) e le Osservazioni della Terra nel 2030 potranno produrre un fatturato commerciale al livello mondiale di 350 miliardi di euro. Lo Spazio sta diventando una vera opportunità economica per chi saprà investire, come stanno già facendo molti grandi imprenditori (Elon Musk su tutti). A tal proposito la nostra regione ha già delle competenze distintive nella capacità di combinare le tecniche di Navigazione satellitare (GPS americano, GALILEO europeo, GLONASS russo) con quelle di Osservazioni della Terra (programma COSMO-Sky-Med italiano e il programma COPERNICUS Europeo). L’applicazione combinata di tali competenze potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel campo dell’agricoltura di precisione, nel monitoraggio del territorio (es. frane, zonazione sismica, erosione delle coste), nella telemedicina, nello studio del clima e della qualità dell’aria. Ma, per arrivare a tutto ciò, occorre innescare quel circolo virtuoso fra Formazione, Ricerca, Sviluppo tecnologico e Trasferimento alle imprese che ha bisogno di investimenti strategici e mirati, non di finanziamenti elargiti senza un reale monitoraggio del ROI.
Rivolgiamo quindi ai cittadini lucani che come noi hanno a cuore il bene di tutto il territorio (e non solo di parte di esso) l’invito a confrontarci su proposte concrete e a non ricadere nella facile via dell’assistenzialismo parassitario che tanto male ha fatto alla nostra Regione. Se vogliamo che le cose cambino davvero, il primo cambiamento deve partire da noi.