Lo ha detto il presidente della Basilicata, nell’annunciare l’apertura di un dibattito su nuove forme di regionalismo nella Conferenza Stato-Regioni
“Ha ragione Stefano Caldoro: le Regioni meridionali non devono avere paura dell’Autonomia e per questo mi sono fatto carico insieme ad altri presidenti del Mezzogiorno di aprire un dibattito anche in seno alla conferenza Stato-Regioni su nuove forme di regionalismo differenziato. Il Sud vuole essere protagonista di questa Battaglia e sono sicuro che vinceremo questa sfida”.
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi
Autonomia differenziata, Angelo Summa, Segretario generale Cgil Basilicata: “Bardi sottovaluta effetti al sud e in Basilicata
Sarà la secessione dei diritti”. Di seguito la nota integrale.
Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi continua a sottovalutare gli effetti che l’autonomia differenziata produrrebbe al sud e alla Basilicata. Si continua a dare una rappresentazione falsata degli effetti che tale disegno avrà nella nostra regione. L’autonomia differenziata metterà a rischio l’unità del Paese e a pagarne saranno i cittadini del sud, a partire dalla Basilicata. Sarà la secessione dei diritti, altro che benefici.
Diritti fondamentali quali istruzione e sanità non possono essere legati al territorio in cui un cittadino vive. Si tratta di diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e legati al diritto di cittadinanza e come tali da assicurare a prescindere dalla territorialità. Qualora il gettito fiscale legato al trasferimento dello Stato alle regioni non dovesse più dipendere da un criterio proporzionale, ci saranno cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Anche i fabbisogni standard, se dovessero essere definiti da meccanismi legati al gettito dei tributi erariali, spaccherebbero il Paese in due; un paese in cui la parte più forte diventa cannibale a spese della parte più debole.
Il nord deve almeno l’80% del suo sviluppo alla domanda che indirettamente viene dal Mezzogiorno. Come non capire, dunque che il principio dell’autonomia differenziata rispecchia una visione regressiva, che spacca e divide il Paese, e i cui effetti saranno deleteri per la Basilicata? È questo il disegno che anche il governo regionale vuole consapevolmente perseguire e di cui dovrà dare conto ai cittadini lucani?
Con l’autonomia differenziata si andrebbe verso una forma di regionalismo spinto che romperebbe l’unità nazionale trasformando le regioni in tanti piccoli feudi, con l’unico risultato di aumentare il potere gestionale degli amministratori locali modificando anche le regole democratiche di formazione del consenso. Il Comune di Viggiano ne è un esempio concreto.
La Basilicata, nel Mezzogiorno, rischia di più. Pensiamo alla sanità.
Se la Basilicata per la sanità ha avuto fino a questo momento un trasferimento pari a 1 miliardo e 40 milioni di euro, per il principio della fiscalità e del Pil, della capacità differenziale della regione, questo non sarebbe garantito in una cornice istituzionale di autonomia differenziata nella quale la nostra regione avrebbe molti milioni in meno e non sarebbe in grado neanche di assicurare l’attuale articolazione del sistema sanitario regionale. Sfatiamo allora un altro mito: la spesa pubblica pro capite al sud per servizi, sanità, istruzione e trasporti è nettamente più bassa. I cittadini lucani hanno invece diritto ad avere la medesima spesa pro capite dei cittadini del nord.
Per questo abbiamo bisogno di piano di investimenti nazionale, nell’applicazione dell’art. 119 del federalismo e della legge 42 sui costi standard in base alla quale un servizio deve costare nella stessa maniera a Potenza come a Milano. La risposta è una: un coordinamento delle regioni del sud attraverso una visione comune e un patto di investimenti condiviso. È questa la sfida, non l’autonomia delle diseguaglianze.