“Basilicata 2030: ambiente e lavoro oltre il petrolio”, documento per riconversione del settore oil&gas in Basilicata di Legambiente Basilicata, CGIL Potenza, UIL Basilicata e Rete degli Studenti Medi inviato ai candidati alle elezioni regionali Basilicata 2024. Di seguito la nota integrale.
Il 27 Marzo scorso presso il Centro Sociale di Villa d’Agri si è svolta una affollata e partecipata conferenza promossa da Legambiente Basilicata con la collaborazione della CGIL di Potenza, Uil Basilicata e Rete degli Studenti Medi. All’articolato ed approfondito dibattito, a cui hanno partecipato anche il vice Presidente di Kyoto Club Francesco Ferrante e il Presidente Nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, hanno fornito un contributo anche diversi candidati alle prossime elezioni regionali.
I promotori dell’incontro hanno presentato un documento programmatico, che sarà inviato anche a tutti i candidati alle prossime consultazioni regionali, dal titolo “Basilicata 2030: ambiente e lavoro oltre il petrolio”. Il punto focale del documento verte intorno al tema della riconversione industriale e produttiva del settore oil&gas in Basilicata come prospettiva necessaria e conveniente per superare la stagione petrolifera e fondare la transizione sulla creazione di distretti energetici rinnovabili e di bioeconomia circolare.
Una transizione che ha bisogno di essere governata con equità e solidarietà, con attenzione alle persone che rischiano di perdere il lavoro e ai territori che subiscono inquinamento e impoverimento. Ma che è appunto necessaria perchè l’esperienza petrolifera degli ultimi 25 anni non soltanto ha determinato conseguenze su ambiente e salute ancora non esattamente quantificate, ma ha creato anche una dipendenza tossica dai proventi delle estrazioni petrolifere che ha generato non solo un deterioramento della qualità delle politiche regionali, condizionate fortemente dai meccanismi della royalties e delle compensazioni ambientali, ma nello stesso tempo non ha migliorato le condizioni economiche generali, non ha innescato nuove economie e ha influenzato pesantemente le dinamiche del tessuto sociale nel suo approccio al mondo del lavoro e al concetto di qualità della vita, non funzionando minimamente da argine allo spopolamento, riproponendo un modello classico di sottosviluppo fatto di precarizzazione permanente e dequalificazione del mondo del lavoro locale. È necessario allora cambiare rotta in una fase storica decisiva per la storia petrolifera della Basilicata e del suo rapporto con i grandi player dell’industria fossile operanti sul territorio. Una relazione che continua ad essere inquadrata solo nell’ambito di una logica puramente negoziale, leggasi compensazioni ambientali declinate sotto varie forme (bonus gas compreso), e non sviluppa orizzonti a medio-lungo termine.
Gli atti, i provvedimenti e gli strumenti adottati negli ultimi tre anni a livello nazionale e regionale non vanno certo nella direzione della transizione ecologica della Basilicata fossile. Lo dimostra l’avvio, ad inizio 2021, dell’attività a guida Total del Centro Oli di Tempa Rossa, che ha riproposto gli stessi errori fatti oltre 20 anni prima in Val d’Agri. O ancora il Piano Strategico Regionale e poi il Protocollo d’intenti tra Regione Basilicata, Eni e Shell in cui non si scorgono orizzonti nuovi sui temi della sostenibilità ambientale e delle prospettive future oltre il fossile. Poi è anche ripartita la corsa al fossile in Basilicata. Nell’ambito della concessione Val d’Agri, ENI, titolare con Shell della concessione, ha ripresentato a febbraio 2023 al Ministero per l’Ambiente la procedura di Via per la messa in produzione del pozzo Pergola 1 in territorio di Marsico Nuovo e la realizzazione delle condotte di collegamento con il centro oli COVA di Viggiano per circa 10 km. Il periodo di sfruttamento del Pozzo Pergola 1 è ipotizzato sull’arco di almeno 30 anni e presenta elementi di criticità elevata in relazione ai suoi impatti in particolare sugli ambienti idrici superficiali e sotterranei. Peraltro, l’iter autorizzativo del pozzo è stato fino ad oggi particolarmente tormentato proprio a causa dei rischi ambientali connessi alla sua eventuale messa in produzione, tanto la stessa ENI aveva comunicato la rinuncia al procedimento di VIA nel febbraio 2021. Legambiente Basilicata per questo chiede al Ministero dell’Ambiente di non concedere l’autorizzazione alla messa in produzione del pozzo Pergola 1 e per questo ha organizzato un sit-in di protesta il 27 marzo insieme alla Rete degli Studenti Medi.
Nella concessione “Gorgoglione”, Total ha ripresentato a maggio 2023 presso il Ministero dell’Ambiente istanza di perforazione del pozzo esplorativo denominato Gorgoglione 3. Il progetto era stato bocciato dal MiTE nel 2021 con parere negativo di compatibilità ambientale. Inquietante poi appare, a conferma di quanto sia ancora distante la prospettiva di un territorio de-fossilizzato, l’autorizzazione concessa dalla Regione Basilicata nel 2021 alla Semataf srl per l’ampliamento della piattaforma trattamento rifiuti speciali a Guardia Perticara, destinata anche al trattamento dei rifiuti petroliferi, così come lo stesso si può affermare per il possibile ampliamento della discarica Pantone della Ecobas s.r.l. a Pisticci. Anche il progetto del depuratore Blue Water di Eni appare funzionale ad una logica di continuità con le attività di sfruttamento petrolifero intensivo.
“Alla luce di tutto ciò – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – appare evidente come in assenza di una strategia regionale, condivisa con tutti gli attori economici e sociali coinvolti, che ponga al centro la definizione di investimenti in chiave sostenibile ma che sia, anche e soprattutto, accompagnata da un piano straordinario che affronti, il tema della transizione occupazionale, gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica diventano difficilmente raggiungibili. Ciò di cui abbiamo bisogno è fissare l’indicazione precisa dei tempi e modi di dismissione dei pozzi e ripristino dei luoghi. Le date di scadenza delle concessioni (prima di tutto quella della concessione Val d’Agri del 2029) dovrebbero essere dei punti di riferimento temporali assoluti. E in tale ottica programmare, quindi, strategie di uscita dal fossile basate su investimenti in comparti produttivi puliti e sostenibili. La costruzione di scenari di riconversione produttiva “oltre” il petrolio sono ineludibili. Tali scenari però vanno determinati subito, con una grande iniziativa economica e culturale sotto la regia della Regione Basilicata e il coinvolgimento, oltre che delle compagnie petrolifere, di portatori di interesse locali, sindacati, comuni, imprese, mondo della ricerca e terzo settore”.