Il coordinamento regionale del movimento civico Basilicata Positiva in una nota chiede la restituzione del simbolo della lista civica al governatore Bardi e ritira definitivamente la fiducia nei confronti del Governo regionale. Di seguito la nota integrale
Apprendiamo di una nota di dissenso a mezzo stampa di alcuni candidati della lista Bardi nei confronti del coordinamento regionale del movimento civico Basilicata Positiva a seguito della quale, non avendo sortito l’effetto desiderato e nel tentativo di attenuare la brutta figura rimediata, gli è andato in soccorso il portaborse del presidente, Mario Araneo, con una sua discutibile e fuorviante intervista che ci obbliga ad una replica risolutiva e alla pubblica smentita.
In entrambi i casi non hanno suscitato in noi alcuna sorpresa conoscendo i soggetti e consapevoli che, in risposta alla nostra presa di distanza da Vito Bardi e dal suo staff, sarebbe partita la rappresaglia e la campagna acquisti da parte della sua segreteria tra una sfilza di bugie, vane promesse, pressioni e avvertimenti.
Del resto nella vita non tutti hanno la schiena diritta e non tutti si comportano con onore e dignità ma siamo certi che, alla fine, la verità viene sempre a galla e l’opinione pubblica saprà trarne le dovute conclusioni.
L’iniziativa di questi 6 candidati, che appare più come un volgare atto di servilismo espressione di un assoggettamento incondizionato e di una irrefrenabile ossessione per l’appagamento delle proprie aspettative personali, rispetto alle quali ovviamente vigileremo con particolare attenzione e ne verificheremo, all’occorrenza, la relativa legittimità rendendo pubblici gli eventuali vantaggi ingiustificati che ne dovessero derivare, è soltanto un’ulteriore conferma della bontà e dell’autenticità delle nostre posizioni e delle nostre riserve nei confronti della governance regionale, ovvero di un raffazzonato gruppo di potere che non rivela assolutamente nulla di nuovo perché è un film già visto fin troppe volte, tutta roba vecchia e logora per fatiscenti catafalchi della politica: vecchio sistema, vecchi metodi, vecchia politica, vecchie strategie, maldestri tentativi di delegittimazione, insomma non è cambiato nulla e nulla cambierà.
La segreteria del presidente, con quel suo atavico “vizietto” di ordire sempre alle spalle, in questo caso prima con l’ausilio dei pochi candidati inizialmente delusi e furibondi e ora improvvisamente benevoli e disposti a farsi avvicinare e ammorbidire chissà con quali allettanti mezzi di persuasione, e poi con uno dei più incalliti e incorreggibili gregari della politica lucana intervenuto per rianimare la fallita ritorsione, ha sguinzagliato, in prima battuta, il candidato che in campagna elettorale ha avuto, guarda caso, il maggior numero di incontri pubblici e privati con il presidente e con la sua segreteria in abbinamento con l’altra sottoscrittrice Annamaria Pasqualucci, vale a dire l’altamurano Vincenzo Clemente, servizievole fiancheggiatore della politica di lungo corso, nato come socialista passato poi al PD e attualmente in Forza Italia con interessi diretti nella sanità privata lucana, sotto processo per corruzione e la cui notizia è stata accuratamente occultata al fine di non comprometterne la candidatura, salvo poi essere scoperto dalla Commissione Parlamentare Antimafia che lo ha giudicato ufficialmente “impresentabile”, arrecando notevoli danni di immagine e rilevanti ripercussioni ad una intera lista ed al simbolo ad essa associato.
Ma non ancora soddisfatto, Vincenzo Clemente ha continuato a mentire e ad omettere informazioni determinanti anche adesso, occorre infatti precisare che dei 6 candidati in questione almeno 3, se non anche di più, sono passati in Forza Italia subito dopo le elezioni regionali, tra essi certamente Vincenzo Clemente, Umberto Cappiello e Cinzia Boffa, non nuovi a fulminei e ciclici cambi di casacca e quest’ultima candidata con Forza Italia alle ultime elezioni comunali di Potenza, i quali, pur non avendo mai aderito al movimento Basilicata Positiva ma dichiarando mendacemente di farne parte, hanno mostrato la loro vera indole di inaffidabili doppiogiochisti, rinnegando in sostanza Forza Italia ma provando comunque a tenere un piede in più scarpe pensando pure di farla franca.
Tra i 6 candidati vi sono infine Chiara Fanelli e Luisa La Cava, a noi ignote sino all’inserimento in lista da parte dello staff del presidente, la prima infilata nell’ufficio di presidenza immediatamente dopo le elezioni regionali e perciò manifestamente di parte, subordinata e ovviamente interessata, condizione che azzera integralmente il valore e l’attendibilità delle sue dichiarazioni, della seconda invece non abbiamo ancora compreso quale interesse o obbligo possa averla spinta ad assumere una tale posizione, ma senz’altro avremo modo di saperlo.
Queste precisazioni restituiscono un quadro palesemente viziato e compromesso che rende del tutto inefficace e incompatibile qualsivoglia posizione o affermazione formulata da personaggi totalmente disinteressati ed estranei al movimento civico Basilicata Positiva, dunque privi di qualsiasi titolo per poter intervenire o promuovere improvvisate iniziative di contrasto di fatto illegittime e assolutamente infondate e inconsistenti.
Peraltro, al fine di dimostrare la loro illimitata devozione e nella foga di obbedire agli ordini, confondono una semplice lista con il nostro movimento, che è tutt’altra cosa e non ha padroni rispetto ai quali doversi piegare, eppure non avrebbe dovuto essere difficile comprenderne la differenza.
Parliamo infatti di una lista realizzata in occasione delle elezioni regionali ed il cui contrassegno è stato concesso in uso temporaneo esclusivamente per la competizione elettorale ed è implicito che, qualora l’immagine del nostro simbolo rischiasse di essere danneggiata o screditata a causa di politiche distruttive e non in linea con i principi ed i programmi originali ad esso riconducibili, come nel caso in questione, ne andrebbe della nostra rispettabilità e della nostra credibilità e abbiamo quindi tutto il diritto di tutelarne l’integrità e di impedirne l’utilizzo.
In merito all’intervento di Mario Araneo dobbiamo tuttavia riconoscere che è stato decisamente istruttivo e rassicurante ma, soprattutto, abbiamo finalmente preso coscienza del fatto che, per tutto questo tempo, siamo stati erroneamente convinti di aver sostenuto il presidente Vito Bardi e invece a dettare la linea ci siamo ritrovati il suo portaborse.
Certo ad alcune persone andrebbe inibito il diritto alla parola per eccesso di sfacciataggine e insolenza, ma tra le tante menzogne e millanterie pronunciate da Araneo, l’unica cosa vera è che lui agisce furtivamente dietro le quinte, e gli riesce così bene al punto che di lui non si fida veramente nessuno, nemmeno lui.
Probabilmente non tutti sanno che Araneo, navigato trasformista e impareggiabile opportunista dal curriculum ignoto, è stato anche il portaborse dell’ex presidente PD della Regione Basilicata De Filippo proprio quando la giunta regionale cadde prima del termine della sua scadenza naturale a causa dei brogli e degli scandali che vennero alla luce, ne consegue che le allusioni e le accuse sottese da parte di un subalterno erettosi a “delegato” istituzionale del presidente, che ha sempre sfruttato la politica a proprio vantaggio e al quale è stato nuovamente e inspiegabilmente affidato un ruolo di fiducia all’interno della pubblica amministrazione malgrado sulla sua testa pendesse una condanna per peculato e danni all’immagine della Regione Basilicata, sono a dir poco inverosimili ridicole e pretestuose.
Araneo dimentica che le azioni e i comportamenti di questo governo regionale sono ormai sotto gli occhi di tutti, ingurgitano tutto quello che possono consci del fatto che un’opportunità del genere non gli si ripresenterà mai più, basti pensare che solo nell’ufficio di presidenza ci sono 57 collaboratori, e avere addirittura l’impudenza di asserire “si al dialogo, no ai poltronisti” dopo aver divorato ogni cosa, dopo aver distribuito in maniera arbitraria e ingiustificata ruoli e posizioni a destra e a manca, dopo aver sistemato amici parenti e cognati e nonostante questo azzardare impunemente un grottesco e improbabile espediente per provare a screditarci e ribaltare la realtà, è una condotta deplorevole e un atto scriteriato e oltremodo ignobile e meschino persino per lui.
E’ sbalorditivo infine il livello di indecenza della sua ipocrisia, il suo falso e ingannevole ringraziamento di facciata e questa improvvisa disponibilità nei nostri confronti a quasi due anni di distanza dall’elezione del presidente, dopo essersi defilati per mesi, dopo i lunghissimi e ininterrotti periodi di silenzio e indifferenza e dopo le persistenti e irrispettose prese per i fondelli, ci domandiamo inoltre con quale autorità e per cosa esattamente Araneo si dovrebbe rendere disponibile e peraltro, a suo dire, anche in nome e per conto del presidente che non risponderebbe personalmente perché è molto riservato, talmente riservato che dopo la sua elezione è completamente scomparso.
Mario Araneo, primo fra tutti i poltronisti, deve sapere che noi non gli riconosciamo alcun ruolo, politico e ancor meno di pacificatore, che il tempo per il dialogo è finito da un pezzo e che da questo presidente non ci aspettiamo nulla avendo pienamente compreso lo sbaglio commesso nell’averlo supportato, l’unica cosa di cui deve preoccuparsi è di trasmettere la nostra richiesta di scioglimento del gruppo consiliare di Basilicata Positiva provvedendo altresì alla restituzione del nostro simbolo sebbene potrebbe comportare una serie di adempimenti e di pubbliche rendicontazioni piuttosto rigorose e la necessità di trovare nuove sistemazioni per i suoi dipendenti, ma pazienza, dovranno farsene una ragione atteso che per quanto ci riguarda le porte potranno continuare a rimanere chiuse esattamente come lo sono state sino ad oggi, e informi pure il presidente che anche noi “lo ringraziamo calorosamente, specialmente per l’inequivocabile correttezza e gratitudine che ha mostrato nei nostri confronti e nei confronti dei lucani”, ma che Basilicata Positiva non è più disponibile e pertanto non potrà più godere della nostra fiducia, della nostra buona fede e del nostro sostegno.