Dopo la presentazione delle candidature in Basilicata di Liberi e Uguali si registra la nota di Basilicata Possibile che riportiamo di seguito.
Basilicata Possibile: Per il momento, in Basilicata, LeU non è “Possibile”.
Proviamo a chiarire direttamente la posizione di Basilicata Possibile rispetto alla prossima campagna elettorale e, in particolare, rispetto alle liste presentate in Basilicata da Liberi e Uguali, dopo essere stati chiamati in causa dal comunicato stampa di Sinistra Italiana del 30 Gennaio.
Va premesso che i primi passi concreti per la formazione di una lista unica della sinistra sono stati fatti e promossi proprio da Possibile con un paziente e faticoso lavoro di sollecitazione rivolto a forze politiche, associazioni e realtà civiche che comunque si richiamano ai valori della sinistra. Un lavoro di confronto e tessitura, sempre incentrato sul merito delle questioni, volto a superare appartenenze presenti o passate, per costruire insieme un progetto di governo che, nella sua costruzione, fosse il più possibile aperto, trasparente e inclusivo.
Nella pratica, anche nel nostro territorio, come in altre regioni italiane, la nostra assenza di pregiudiziali politiche si è rivelata un’ingenuità. Un rischio di cui eravamo consapevoli, ma che abbiamo ritenuto di dover correre data l’importanza cruciale dell’obbiettivo che ci ponevamo: (ri)costruire un soggetto politico di sinistra che fosse forte e credibile innanzitutto per la sua gente, gli ultimi, gli sfruttati, i giovani cui si nega oggi anche la speranza.
La interlocuzione con Possibile, infatti, si è rivelata evidentemente superflua per una dirigenza politica di MDP, interamente concentrata sulla conservazione e prenotazione di postazioni e posizioni, che ha gestito unilateralmente ogni decisione.
LeU ha così rinunciato, come era invece possibile e necessario fare soprattutto in Basilicata, all’ambizione di costruire un soggetto davvero nuovo, capace di andare oltre i confini dell’ex-PD e in grado di coinvolgere e rappresentare davvero quei “pezzi” di società che hanno sempre guardato alla sinistra ma che, da tempo, demotivati dalle esperienze di governo locale e nazionale degli ultimi decenni, hanno smesso di votarla e, spesso, anche semplicemente di votare.
Questo è avvenuto nell’assenza di una qualunque discussione programmatica o strategica che fosse in grado di legare i contenuti alle rappresentanze in modo da (almeno) puntare a un risultato e a una partecipazione elettorale che andasse al di là di una semplice conta tra PD ed ex-PD.
Tutto ciò è accaduto anche senza che Possibile ponesse mai come pregiudiziale la presenza di propri candidati all’interno delle liste.
Questo è accaduto anche perché, senza voler recriminare sul passato ma puntando a ottenere il miglior risultato per LeU, non si è avuto il coraggio di affrontare il tema del danno che avrebbe portato la sovraesposizione in campagna elettorale di esponenti di spicco di MDP che in Parlamento hanno condiviso e votato, a volte addirittura promosso, norme e provvedimenti di governo di segno del tutto opposto a quelli che LeU oggi sostiene nel suo programma.
Ad oggi, non essendo mai stato avviato su questo alcun serio processo di revisione (auto)critica, ancora non capiamo con quali argomenti difendere un candidato LeU che è stato fino all’ultimo il vice di uno dei ministri dell’interno più ferocemente di destra che l’Italia abbia mai avuto e al quale, non risulta alle cronache, egli abbia mai posto obiezioni su provvedimenti (a dir poco discutibili e su temi centrali nel programma di LeU) come quello del contrasto alle partenze degli immigrati dal territorio libico. Dispiace notare che i lager libici non sono stati considerati una ragione sufficiente per delle dimissioni, rassegnate invece sulla legge di bilancio e per “ragioni di appartenenza politica” solo a poche settimane dalla scadenza del mandato.
Come spiegare che candidiamo in Basilicata il coordinatore del partito che si schiera in difesa dei lavoratori, dei meno abbienti e contro la precarietà, dopo che per anni ha guidato il gruppo parlamentare di maggioranza relativa che ha promosso e fatto approvare le peggiori norme contro il lavoro e i lavoratori? Beh, lo ammettiamo, tutto questo ci avrebbe imbarazzato!
Questo chiarimento sarebbe servito a corroborare il prestigio (e la decisione di confermare) i candidati “uscenti” di LeU per la Basilicata e, forse, avrebbe aiutato a meglio valutare la candidatura dell’unico degli uscenti dal Parlamento, che con la sua storia, rappresentava davvero il mondo del lavoro cui LeU fa riferimento.
È stato a dir poco spiacevole che, persino quando si è trattato di individuare una candidatura “fuori dai partiti” (per l’uninominale al Senato), MDP abbia rinunciato a condividerne la decisione con Possibile, assumendola e trasformandola in fatto compiuto con una immediata comunicazione alla Stampa già durante l’ultima assemblea pubblica di LeU.
La questione oggi non è, quindi, se Possibile abbia deciso o meno di sostenere la lista di LeU in Basilicata ma – più semplicemente – che MDP non appare interessato al sostegno di altri, piccoli o grandi che siano, al di fuori di MDP e dell’elettorato degli ex-PD che intende contendere alla casa madre. Semplicemente…“se ne fotte!”
Sia chiaro che, mentre non intendiamo spenderci per una campagna che in Basilicata MdP interpreta ogni giorno di più come una rivincita delle primarie del PD, soprattutto in vista delle elezioni Regionali, non rinunciamo all’idea di una sinistra unita, inclusiva, aperta, autonoma, per la Repubblica e per la realizzazione della sua Costituzione, che costruisca attorno alla discussione politica i sui contenuti programmatici e le sue rappresentanze. Un raggruppamento che selezioni i suoi rappresentanti sulla base di una vera contendibilità politica e non su un pregresso consenso derivante più da molteplici interessi particolari che sulla reale capacità di rappresentare ragioni comuni a tutti gli italiani (lucani, nel nostro caso). Discussioni di merito con la gente, tra la gente, piuttosto che in assemblee addomesticate per dissimulare conferenze stampa cui si comunicano, senza preventive discussioni e accordi, scelte unilaterali e prevaricanti. Non rinunciamo neanche all’idea che possa far parte di questo raggruppamento chi sostiene LeU: ci sarà del buono – anche se sinora non l’abbiamo visto – e riteniamo tutti capaci di “ravvedimenti operosi”.
Duole constatare che, qui ed ora, non siamo in questo scenario e non è colpa nostra.