Basilicata post covid 2022-2030 è il tema che il presidente Marcello Pittella, ospite del Centro Studi Leone XIII a Rionero questa sera, anche diretta Fb, svilupperà in conversazione con Luigi De Trana, anestesista, Antonio Romano, socioeconomista, Pasquale Tucciariello, giornalista. Vi sono temi nella nostra regione che vanno affrontati con rigore e con determinazione per fare della Basilicata un modello virtuoso e non l’ultima della classe. Si può combattere e vincere lo spopolamento soprattutto delle fasce giovanili ed intellettuali? Pensiamo di sì. Le condizioni territoriali e ambientali lo consentono? Pensiamo di sì. C’è una classe politica regionale capace di recepire istanze di cambiamento e di inversione di rotta? Forse e senza forse il punto di partenza potrebbe essere proprio questo. Dice il presidente Pittella in un suo recente intervento in Consiglio regionale (stralciamo solo alcune affermazioni, ma il suo intervento va ascoltato per intero ai fini della sua più corretta comprensione): “La Regione non ha una leadership, vive un vuoto politico, programmatico ed amministrativo”; “In merito allo spopolamento non riusciremo a risolvere il problema e nessuno sarebbe stato o sarebbe in grado di risolverlo”; “Il presidente Bardi deve assumere la funzione di leader della regione e voi, maggioranza di centrodestra, avete il dovere di riconoscerglielo (…) e in ciò si misurerà la vittoria o il fallimento del centrodestra”; “La sinistra e il centrosinistra debbono dotarsi di un abito etico ed estetico”; “C’è bisogno ora di un salto di qualità, c’è bisogno di consapevolezza di mezzogiorno e di meridionalismo”; “Ho il sospetto che la mia vicenda giudiziaria e il mio arresto abbiano determinato la vittoria elettorale del centrodestra”. Sappiamo che il presidente Pittella è stato assolto e liberato da ogni accusa. E accoglie con favore oggi, anche perché le sue condizioni di salute lo permettono (in verità lo corteggiamo da mesi) di incontrare alcuni esponenti del centro studi in una conversazione garbata e di stile ma incalzante e incisiva. Abbiamo il diritto di non soccombere perché non c’è scritto da nessuna parte che il collasso della società lucana sia un processo irreversibile. E noi, volontariato cristiano, facciamo la nostra parte.