Basilio Gavazzeni (Fondazione Lucana Antiusura Monsignor Vincenzo Cavalla): “Causa slealtà un no in fondazione”. Di seguito la nota integrale.
C’è un cosiddetto primo ascolto nella sede della Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla. Ho difronte una coppia assediata dai debiti. Per capire subito, quali sono le entrate, le uscite, i consumi, i documenti dei due? Fino a quattro anni fa, a loro detta, il problema non c’era. La salute precipitata di uno ha aperto il varco agli assalitori. Ora tardano a corrispondere al mutuo venticinquennale contratto per una casuccia, due cessioni del quinto sventrano l’unico stipendio, incombe una delicatissima e costosa chirurgia, vi sono due figli da crescere. Mi accatastano sul tavolo una dozzina di bollette di luce e gas inevase. C’è da mangiarsi la testa. Posso contare su due collaboratrici esercitate nel discernimento. Seduta stante, convoco il vicepresidente della Fondazione, laborioso esperto della Legge 3/2012 funzionale all’esdebitazione. Metto le mani avanti: l’esorbitanza debitoria e l’esiguità delle entrate impediscono alla Fondazione di soccorrerli con un prestito garantito col Fondo statale ex-articolo 15 della Legge 108/1996. Nessuna Banca allungherebbe un euro perché la loro capacità di restituzione è azzerata. Alternative? Perché a me sembra che urga l’intervento chirurgico, la Fondazione è in grado di finanziarlo con la somma estrema del 5 per mille ricevuto l’anno scorso, integrandolo, fosse necessario, con il residuo denaro che un professionista ci ha messo a disposizione per simili casi. Esigo naturalmente documentazione e fattura da parte del chirurgo. Ai due preme di più la copertura delle rate impagate del mutuo. Si concorda che la Fondazione può supplire con l’una tantum assegnatale per chi è a rischio di usura dalla Legge 21/2015. La liberalità può essere dilatata anche sulle bollette morose di luce e gas. I due rifiatano visibilmente. Si può rimediare qualcosa per le cessioni del quinto? Le detengono due Società finanziarie che, un anno fa, rispettivamente, hanno concesso alla coppia 8.000 e 7.000 euro, per carpire in dieci anni cinque volte i prestiti, prelevando rate mensili di 300 euro da uno stipendio già gramo, immiserito dalla rata mensile di 450 euro per il mutuo. Prestiti che, sia pure con tassi d’interesse attestati sotto la soglia di usura, sarebbero da denunciare come incauti perché fatti a soggetti incapienti. Consiglierei addirittura di non onorarli se non attingessero alla fonte dello stipendio. Con i collaboratori si dibatte se sia possibile fruire di parte del TFR per annullare almeno una cessione, ma è soluzione che pare impraticabile. Il vicepresidente punterebbe invece a ricorrere alla Legge 3/2012 aggiornata. Sono passate tre ore, bisogna soprassedere. La coppia può ritirarsi sicura che la Fondazione è pronta ad assicurarle due risoluzioni parziali e ne soppesa una terza. Ulteriore conforto: si carica loro la macchina di sovrabbondanti derrate alimentari. Congedatili, chiedo alla collaboratrice numero uno se i nomi dei richiedenti compaiano nella lista di coloro che hanno tradito il patto con la Fondazione, non rimborsando dei prestiti garantitigli presso le Banche in convenzione. Qui il cosiddetto “storico” è sempre a portata di consultazione. La verifica è presto fatta. Ahinoi! ecco il nome di uno dei due e, nella cartella dei suoi documenti, toh! ecco anche il nome del secondo. Circa venti anni fa in un momento drammatico della sua giovinezza, rivoltosi alla Fondazione, il primo fu soccorso con un prestito garantito al 100%, prima ne rimborsò qualche rata, e poi, per quanto richiamato più volte, s’imbucò nel silenzio e nella irreperibilità, arte degli insolventi per seminare i creditori. Adesso il bisogno e la sventura li stana e risospinge in Fondazione, a implorare aiuto, pensando che qui imperversi la smemorataggine, tentando di occultare la loro identità, non mostrando nessuna resipiscenza. Per forza, non senza dolore e tormento, il verdetto collegiale ingiunge di cestinare il caso. Nel pomeriggio comunico loro l’esclusione conseguente alla duplice slealtà. Lei chiede perdono, piange che è uno strazio, promette ciò che non è nelle loro possibilità, si dispera. Non da presidente, ma da sacerdote che ha il dovere di “misericordiare”, consiglio un diverso percorso. Mi ascoltino, lo intraprendano immediatamente, impervio che sia. Che cosa motiva questo articolo, veritiero, nonostante la potatura di particolari imposta dal rispetto delle persone. La prima ragione: far comprendere agli ignari quali drammi si trovi ad affrontare e in quale campo minatissimo operi ogni giorno da quasi trent’anni la Fondazione Lucana Antiusura. La seconda: confermare che nessun inganno la distoglierà dallo scopo civile ed ecclesiale di sovvenire ai poveri di credito legale che meritano e sono a rischio di usura, e , quando possibile, ai poveri di specie comune. Altra conclusione? No, perché a discettare approfonditamente sul caso, costerebbe la triste focalizzazione di alcuni rapporti purtroppo inevitabili con persone analoghe, anzi peggiori. Il Signore ci tenga la mano sulla testa, conservi tutti in grazia, fedeli alle regole del giusto vivere.
Matera 27 aprile 2023 Basilio Gavazzeni